di Tullio Righinetti

Dopo che la Confederazione ha riservato miliardi per la nostra economia con interventi generalizzati e mirati in tanti settori dell’attività economica, il Canton Ticino, in stretta collaborazione con BancaStato e Agenzia turistica ticinese (ATT), ha annunciato la messa a disposizione di 6,2 milioni per dare una stampella alla prossima stagione estiva. Non sarà né scontato né facile fare le vacanze all’estero, anche se è vero che qualche confine verrà aperto, ma le regole rigide e il timore COVID-19 ci accompagneranno come un’ombra per mesi. Anche sforzandosi di essere ottimisti, continueranno a influenzare le decisioni dei vacanzieri chissà per quanto ancora.

E allora perché non restare a casa nostra, a patto che sia una scelta libera e liberale, non un’imposizione che, per fortuna, sembra essere scongiurata? La Svizzera e, non da ultimo (forse per primo), il Ticino sono in grado di dare soddisfazione anche ai palati più difficili. Le possibilità sono numerose, dai laghi alle montagne, passando per la cultura che pure non è avara di offerte di alto livello. Il tutto in un paesaggio invidiabile e sano. L’operazione «Vivi il tuo Ticino» darà contributi individuali semplici da ottenere, con «Soggiorna in Ticino» per i pernottamenti e «Gusta il Ticino» per la ristorazione. Ecco servite soluzioni a chilometro zero, ricche di invidiabili contenuti e (speriamo) economicamente sostenibili. Tuttavia non si può non fare qualche riflessione sulla politica svizzera, europea e mondiale.

La dichiarata tendenza dell’UE è quella di eliminare i confini per un’Europa senza nazionalismi, libera circolazione e quant’altro. La pandemia da coronavirus ha dimostrato una grande collaborazione scientifica che, quella per fortuna, resta universale. Per contro lo spirito atavico dell’attaccamento al proprio territorio e al suo benessere è esploso automaticamente. Le chiusure delle frontiere dei Paesi dell’UE si sono susseguite a ripetizione e le riaperture richiedono un processo più complicato. Questo dimostra, senza ombra di dubbio, che il sovranismo, posizione politica che propugna la difesa e la sovranità nazionale da parte di un popolo, in antitesi alla globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione, è vivo e vegeto. Esso fa parte della natura umana portata alla difesa di quanto le appartiene. Anche se contrastato, avversato e addirittura vietato, non muore mai e resta latente, manifestandosi quando le cose si fanno difficili. Una posizione vicina, e comunque collegata, è quella del primanostrismo. Il popolo ticinese lo aveva votato qualche anno fa. Poi la politica parlamentare lo ha annacquato e di fatto sotterrato. Ora il Consiglio di Stato e i suoi partner lo stanno applicandolo alla grande. E questo non può che rallegrarci.

La spada di Damocle del commissariamento da parte dell’Italia dei frontalieri attivi nelle nostre strutture sanitarie ci ha messo in ansia per qualche settimana. Questa esperienza ha dato lezioni per il futuro in molteplici campi e pure per oggetti: mascherine e respiratori per citarne due, per i quali dipendiamo quasi totalmente dall’estero. Ma questa è tutta un’altra storia. Evviva il primanostrismo vacanziero, opportuno e necessario. Rimane il rimpianto che il voto del popolo sovrano sia rimasto lettera morta. Certo che la coerenza sembra proprio essere un optional.

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata