India Horror: ieri un’elefantessa incinta fatta esplodere, oggi una bambina trucidata

Forse perché la brutalità si scaglia egualmente contro i più deboli, senza distinzione di specie 

Ieri la notizia della morte preceduta da atroci sofferenze di un’elefantessa incinta, in India, aveva fatto il giro del mondo, indignando l’opinione pubblica. Si è trattato di un gesto atroce, quello di un uomo che ha intenzionalmente messo degli ordigni nella frutta, per uccidere gli animali che si fossero avvicinati alle sue piantagioni di gomma, ovviamente essendo consapevole del grave danno che avrebbe provocato alla fauna, qualora questa avesse ingerito i frutti pieni di esplosivo.

Una foto (screenshot da tg internazionale) dell’elefantessa sofferente, con la mandibola lacerata dall’esplosione, e del suo cucciolo mai nato

E’ successo, infatti, a un’elefantessa incinta di 20 mesi (la gravidanza dei pachidermi dura 22 mesi), che ha ingerito ananas pieni di esplosivo, che le sono esplosi nel ventre, lacerandole la mandibola e l’utero, nel quale era in gestazione il cucciolo, ormai prossimo alla nascita e alla vita. La giovane elefantessa è andata a morire in un lago, da cui il suo corpo senza vita è poi stato recuperato dagli uomini della forestale indiana. «L’uomo ha ammesso di aver usato noci di cocco piene di esplosivo per colpire gli animali selvatici», ha detto a Afp Surendra Kumar, capo guardiano della fauna selvatica del Kerala. La crudeltà di un tale orrido gesto ha indignato il mondo; molti artisti hanno reso omaggio all’elefantessa tragicamente morta e al suo cucciolo mai nato, esprimendo solidarietà e sensibilità animalista.

La piccola Zohra a soli otto anni era già una domestica, vessata che subiva soprusi

Poco più a nord del luogo ove è avvenuto il delitto colposo contro la giovane elefantessa, stamane, un altro tragico e orrido fatto è accaduto: Zohra, una bambina di soli otto anni, è arrivata in ospedale a Rawalpindi, in Pakistan, ormai in fin di vita: è deceduta poche ore dopo il suo arrivo. Aveva lividi al volto e su tutto il piccolo corpo. Non si esclude nemmeno una violenza sessuale, per le lesioni che la piccola riportava sulle cosce. Ad ucciderla i suoi “datori” di lavoro, che l’avevano prelevata dalla sua originaria e poverissima famiglia del Punjab, promettendole falsamente di fornirle istruzione, in cambio di qualche aiuto domestico. Per Zohra, una volta arrivata in Pakistan, il lavoro, invece, si era da subito rivelato massacrante: la piccola era divenuta una domestica e doveva badare a un bambino di pochi mesi. Poi, stamane, la tragedia: la piccola, forse per sensibilità, forse per accidentalità, ha liberato dei pappagallini, che sono volati via: il pretesto, per gli uomini della casa, per pestarla a morte, forse violentarla, poi abbandonarla, ormai morente, in ospedale.

Sono più di 8,5 milioni, in Pakistran, i bambini al servizio di padroni, e, anche se la legge prevede che sia impossibile assumere minori di 15 anni, la segretaria federale presso il ministero dei diritti umani, Rabiya Javeru Agha, ha parlato di oscurità sulla legalità dell’assunzione di bambini. “Chi è coinvolto in questa violenza” ha detto il capo della polizia distrettuale Muhammad Ahsan Younus “ne pagherà le conseguenze”. C’è solo da sperarlo.

Gandhi disse “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali.”

Molti artisti di tutto il mondo hanno reso omaggio alla bambina e all’elefantessa, uccise dalla crudeltà umana