Lo scorso 29 maggio in Siberia, si era verificato un grave incidente in una centrale elettrica nella regione di Krasnojarsk. Una cisterna dell’impianto, gestito sale società NTEK, aveva infatti rilasciato circa 20mila tonnellate di gasolio che sono finite nel fiume Ambarnaya. Numerose foto hanno documentato come le acque del fiume si sono colorate di rosso per ben 12 chilometri partire dal luogo dell’incidente per un totale di 350 chilometri quadrati di contaminazione. Il presidente russo Vladimir Putin ha immediatamente ordinato lo stato d’emergenza.

L’incidente è avvenuto a causa del cedimento di alcuni pilastri su cui poggiava la cisterna. Presumibilmente la causa è da ricercarsi nel fatto che l’intera struttura è stata costruita sul permafrost che ora si sta sciogliendo. Putin ha sollevato diversi interrogativi e si è lamentato della mancata tempestività dell’azienda nel comunicare il problema. Il governatore della regione Alexander Usa ha infatti dichiarato di essere stato informato dell’incidente soltanto il 31 maggio, quando la notizia ormai ha cominciato a circolare sui social network.

Negli ultimi giorni sono stati fatti numerosi sforzi per cercare di contenere il disastro ma l’agenzia russa per la tutela dell’ambiente ha dichiarato che il livello di sostanze inquinanti nelle acque di Ambarnaya è di decine di migliaia di volte superiore alla soglia consentita. Il problema maggiore al momento è rappresentato dal fatto che il gasolio è arrivato fino al lago Pyasino, che al momento è ancora parzialmente ghiacciato. Tuttavia se il ghiaccio dovesse sciogliersi a breve le sostanze inquinanti arriverebbero prima nel fiume Pyasina per poi giungere fino al Mar Glaciale Artico causando un disastro ambientale di dimensioni notevoli.

Le conseguenze dell’incidente sono gravi già adesso. Migliaia di metri cubi di terreno contaminato sono stati rimossi ma stando a quanto riporta il Post, secondo Greenpeace ci vorranno decenni prima che la situazione ritorni alla normalità. Un’indagine dovrà fare luce sull’accaduto ma intanto tre dirigenti della NTEK sono già stati arrestati per non aver ristrutturato l’impianto quando era evidente che dei lavori erano necessari.