In questa rassegna, suddivisa per epoche e tematiche, vedremo in breve personaggi dell’alto medioevo dimenticati dalla Storia, che però alla Storia contribuirono. Monaci, condottieri ed eremiti che scrissero di riforme, politica e filosofia.

Mentre l’Impero volge al termine

Sinesio di Cirene, il vescovo ammogliato appartenente alla famiglia greca di latifondisti, formatosi tra i neoplatonici di Alessandria, nel 410 (lo stesso anno del primo sacco di Roma), fu fatto vescovo di Tolemaide, nonostante fosse sposato e fosse riluttante a lasciare la moglie per l’altare. Era tuttavia stato giudicato idoneo dai suoi concittadini a ricoprire l’ufficio episcopale, nonostante esitasse ad abbandonare la dottrina della metempsicosi platonica: Sinesio diviene così emblema della fusione tra paganesimo e cristianesimo nelle élites culturali di fine impero.

Ulfila il traduttore vescovo goto, tradusse la Bibbia in goto, convertendo i feroci invasori di Roma al cristianesimo: ci fu un solo problema: egli e i suoi connazionali, erano ariani: non molto meglio che i pagani, nell’ottica cattolica romana.

Pacomio il cenobita. nel IV secolo, nell’ Egitto cristiano si diramarono gruppi di penitenti – asceti in forma collettiva: li organizzò e li guidò Pacomio, l’asceta che “inventò” l’eremitismo cristiano, che sarebbe sfociato poi nei ben più noti Basilio di Cesarea, il di lui fratello  Gregorio di Nissa e il loro amico Gregorio di Nazianzo, questi ultimi tre passati sotto il nome di “padri cappadoci” per l’ineguagliabile contributo che essi diedero al cristianesimo.

Giovanni Cassiano  rimanendo sempre in Egitto, nel medesimo secolo di Pacomio, Giovanni Casiano fu un asceta d’Oriente a stretto contatto coi “padri del deserto”, studiò a Costantinopoli la dottrina di Origene e passò poi in Provenza, ove contribuì alla fondazione di eremi e raduni di cenobiti, influenzando, nei primi decenni del V secolo, anche la fondazione del cenobio di Lerins (oggi Cannes), ove si rifugiarono molti membri dell’aristocrazia Gallica, in fuga dalle invasioni barbariche del nord.

Cassiodoro Senatore ministro fedelissimo del goto Teoderico, sotto il quale morirono il senatore Simmaco e il filosofo Severino Boezio, calunniati e condannati a morte, Cassiodoro spalancò le porte di Ravenna alla reazione antiromana e filogota che, alla morte di Teoderico, eliminò la di lui successora Amalasunta e il di lei figlio Atalarico. Cassiodoro si oppose invano all’invasione bizantina, che strappò, dopo diciott’anni di dominazione gota, l’Italia ai barbari riponendola in mano greca.

Tulliano nel medesimo ambito della feroce guerra greco – gotica, fu un nobile dell’Italia meridionale che non esitò a scendere in campo a fianco dei greci, arruolando i proprio contadini, per sconfiggere i goti capeggiati da Totila (e sconfitti prima dal bizantino Belisario, poi da Narsete).

Eraclio il condottiero bizantino che sconfisse gli Arabi. Tanto quanto è noto Giustiniano, tanto poco è noto Eraclio: imperatore un secolo dopo Giustiano, nel 610 sconfisse gli arabi che attanagliavano le coste bizantine.

Nell’Italia Longobarda

Alboino il re condottiero: fu lui a guidare, nel 569 i Longobardi in Italia. Essi penetrarono in un’Italia devastata dalla precedente guerra greco – gotica, dopo aver combattuto contro i Gepidi, appena un anno prima, per poi però staccarsi dai propri alleati, gli Avari, e cercare così una nuova terra da conquistare: la trovarono, era l’Italia, ma avrebbero dovuto spartirsela coi Bizantini.

Colombano il santo “filologo” natio d’Irlanda fondò un monastero a Luxeuil in Borgogna e un altro a Bobbio, (vicino a Piacenza), sotto l’egida della regina Teodolinda e del re Agiulfo. Fu proprio a Bobbio che vennero custodite alcune tra le più rare opere classiche latine: senza Colombano, oggi non leggeremmo molti scrittori romani.

Nei Franchi di Clodoveo

Gregorio di Tours autore della Historia Francourm nella Gallia post romana ormai merovingia, in onore del nuovo re Clodoveo, fu lo storico cui dobbiamo la narrazione di merovingi e capetingi.

Avito il poeta figlio del vescovo di Vienne, discepolo di Sidonio Apollinare, strenuo combattente contro l’arianesimo, scrisse un raffinato poema sul paradiso perduto e fu in stretto contatto epistolare col re dei Burgundi.

Tra i Sassoni

Gregorio Magno fu il pontefice che mandò nel 596 il più noto Sant’Agostino di Canterbury a convertire i sassoni nel Wessex.

Teodoro di Canterbuy fu un altro missionario che, dopo Sant’Agostino, diede l’impronta definitiva alla conversione dei sassoni in Britannia. Dal 669 in poi, anno della venuta in Inghilterra di Teodoro, si dipartirono molti pellegrini per Roma: erano gli anni delle peregrinatio, che videro tra i più celebri cultori di questa difficile pratica anche uno die massimi filosofi dell’epoca: Beda il Venerabile.

Wynfrith era un nobile del Wessex dell’VIII secolo, datosi il nome di Bonifacio divenne vescovo in Germania e morì martire tra i Frisoni nel 754.

Alla corte di Carlo Magno

Alcuino il consigliere di Carlo Magno era stato discepolo di Beda il Venerabile: proveniente dalla Northumbria, da York, trovò alla corte Franca il luogo ideale per propugnare la sua rinascita della schola. Fu grazie a lui che si ebbe la rinascita carolingia.

Paolo Diacono nella medesima corte, fu lo scrittore della celebre Historia Langobardorum, che ripercorreva le origini dei Longobardi. Da Pavia si trasferì a Montecassino e dovette chiedere il perdono di Carlo Magno per la ribellione di un suo fratello al dominio franco.

Paolino di Aquileia teologo molto apprezzato da Carlo Magno fu da lui nominato patriarca di Aquileia.

Teodulfo d’Orleans poeta visigoto, fu da Carlo Magno nominato vescovo di Orleans.

Alla corte di Carlo il Calvo, figlio di Ludovico il Pio e nipote di Carlo Magno

Benedetto di Aniane membro dell’aristocrazia visigota della Settimania, fu moncano alla corte carolingia di Ludovico il Pio e propugnò la regola benedettina.

Valafrido Strabone, alamanno, fu colui che istruì Carlo il Calvo. Aveva studiato a Reichenau e a Fulda, la più grande e prestigiosa abbazia dell’Austrasia Francone (la stessa zona da cui nacquero i Pipinidi).

Lupo di Ferrières fu uno dei primi “umanisti” antelitteram: ricercatore latino con gusto classico, fu preposto dal re Carlo all’abbazia di Ferrières.

Giovanni Scoto Eriugena irlandese, perfetto conoscitore del greco, fu uno dei massimi esponenti della filosofia medioevale.

I cluniacensi

Bernone l’abate fondatore, assieme al duca Guglielmo d’Aquitania, dell’abbazia di Cluny, a occidente della Saona, prestigioso e devotissimo centro monastico. A Bernone successe Oddone, che individuò nel conte Geraldo d’Aurillac, un modello di santità… laica. Assieme al suo successore Maiòlo, Oddone fu venerato come santo; con il successore di Maiòlo, Odilone, il monastero di Cluny raggiunse il suo massimo splendore. Odilone strinse una salda amicizia con Guglielmo di Volpiano, monaco di Vercelli e discepolo di Maiòlo.

Gli eremiti

Romualdo di Ravenna ispirandosi a Giovanni Cassiano e prosecutore di Benedetto di Aniane, fu colui che, tra i secoli X e XI aprì l’eremitismo non più ai monaci che prima avevano fatto pratica, ma a tute le anime forti che volevano temprarsi direttamente nella solitudine. Suo adeptofu Pietro Orseolo, g9ià doge di Venezia, seguito dall’amico Giovanni Gradenigo e da Bruno di Querfurt, giovane asceta, parente e cappellano dell’imperatore Ottone III.

Il futuro Papa

Gerberto d’Aurillac ovvero Papa Silvestro II. giovane brillantissimo, dell’Aquitania, maestro di dialettica a Reims, sostenne una disputa pubblica sulle opere di Severino Boezio a Ravenna, in presenza dell’imperatore Ottone II. il figlio dell’imperatore, futuro Ottone III, lo nominò Papa col nome di Silvestro II, il pontefice che era stato già di Costantino il Grande: la speranza di Ottone III era, infatti, la Renovatio Imperiis.

I filosofi

Fulberto di Chartes magister e vescovo della scuola cattedrale di Chartes, nell’XI secolo stimolò vivaci e accalorate discussioni teologiche, come la disputa riguardo il realismo o l’allegoria dell’Eucarestia.

Berengario di Tours fu tra gli scolari di Fulberto che detestò scandalo per la sua interpretazione allegorica e agostiniana del significato dell’eucarestia.

Lanfranco di Pavia fu tra gli avversari di Berengario di Tours. Dalla Francia ove insegnava (al monastero di Bec) si spostò poi in Inghilterra, ove divenne arcivescovo di Canterbury. Suo discepolo fu nientemeno che Anselmo d’Aosta.

Anselmo d’Aosta, chiamato anche Anselmo di Canterbury, argomentò, nell’XI secolo, l’esistenza di Dio con ispirazione platonico-agostiniana. Quella di Lanfranco e del suo discepolo Anselmo fu la via per permettere alla filosofia di imporsi nelle scuole dell’ulteriore medioevo.

Rosvita, la canonichessa poetessa è un personaggio interessante per aver composto, nel cenobio di Gandersheim in Sassonia, al tempo di Ottone I, delle commedie in latino a imitazione della dulcedo sermonis di Terenzio, per sottrarre il “peccaminoso” Terenzio alle consorelle, in cambio delle di lei più moralistiche commedie.

I cronisti

Viduchindo il monaco storico scrisse le Res gestae Saxonicae per commemorare le imprese militari del suo popolo.

Liutprando, vescovo di Cremona, scrisse l’Antapòdosis, cronaca celebrativa di Ottone I, intrisa di spirito germanico ma dal titolo greco (lingua che, cosa rara, Liutprando conosceva bene).

Anonimo è invece il Chronicon Novaliciense, scritto verso la metà del secolo XI, che racconta la strenuta lotta tra gli abitanti della val di Susa contro gli invasori saraceni.

I politici

Raitierio di Liegi vescovo di Verona, fu invece, nel pieno secolo X, uno scrittore politico, coinvolto nei tempi delle lotte per la corona d’Italia, vinta, infine, da Otone I, strenuo sostenitore della dignità episcopale. Letterato e ambizioso, combatté strenuamente la simonia, anticipando la riforma che, da lì a poco, si sarebbe attuata.

Pietro Cassio fu invece il giurista ravennate difensore di Enrico IV contro Gregorio VII, durante la lotta per le investiture, che scrisse la Defencio Heinrici IV, per sostenere il diritto dell’imperatore in nome del privilegium Othonis e ponendo in parallelo le due leges, religiosa e civile, destinate a governare gli uomini, contro l’unilaterale “aggressione” del papato.

Chantal Fantuzzi