Il nuovo epicentro dell’epidemia da coronavirus non è in Cina, ma nella vicina Germania e più in particolare in un mattatoio di Gütersloh, il più grande d’Europa. Durante la sua frenetica attività il mattatoio trattava 20mila maiali spedendo prodotti derivati dalla loro carne ovunque nel mondo. Ora è fermo, a causa dei 1’533 contagi di coronavirus avvenuti tra gli operai e nelle zone circostanti. Circa 7’000 lavoratori e loro famigliari sono in quarantena, chiusi nelle loro case dormitorio. Il presidente della Renania Settentrionale, il land che ospita il mattatoio, ha deciso di imporre un lockdown chiudendo scuole e asili nido nelle zona circostante e nel vicino distretto di Warendorf. In totale le persone coinvolte dalle restrizioni sono 560mila.

“Bisogna fare tutto ciò che è in nostro potere per contenere questo focolaio” ha dichiarato la cancelliera Angela Merkel, preoccupata per la situazione. Truppe militari sono state inviate per effettuare più test possibili a tutti i dipendenti del mattatoio di Tönnies. La gestione della crisi non è affatto facile. I lavoratori provengono in gran parte dall’est Europa, soprattutto dalla Romania e il politico Armin Laschet ha sottolineato che “alle persone deve essere fornito cibo, devi spiegare loro nella loro lingua madre qual è il problema”. Le difficoltà maggiori sono rappresentate dal fatto che molti di loro sono tornati a casa prima di sapere della crisi e anche dalle complicazioni che sorgono quando si devono rintracciare circa 7mila persone. Tuttavia le autorità sono agevolate dal fatto che i lavoratori non hanno molti contatti con il resto della popolazione e questo può limitare la diffusione del virus.

La diffusione della malattia tra i dipendenti ha sollevato non poche polemiche sulle condizioni di lavoro nei macelli tedeschi. In particolare quello di Tönnies è altamente industrializzato, la sua attività mira a produrre enormi quantità di carne a basso costo destinata a consumatori tedeschi e non. L’impianto è attivo incessantemente, gli spazi di lavoro sono spesso molto stretti, le garanzie che sono offerte agli operai quasi inesistenti. Il sindaco che in Germania rappresenta i lavoratori dell’industria alimentare denuncia una situazione “verognosa e disumana” e di “condizioni catastrofiche”. I lavoratori, provenienti in maggioranza dalla Polonia e dalla Romania, sono assunti da società sub-appaltatrici con salari bassi e sistemati in strutture affollate che ospitano anche 40 persone che devono condividere il bagno. Laschet ha anche messo in evidenza il fatto che Tönnies non ha offerto la giusta collaborazione alle autorità tedesche e non ha fornito in modo tempestivo i contatti dei propri dipendenti.