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Lo ha scritto Jared Diamond, un libro dal titolo “Crisi. Come rinascono le nazioni”;  più che libro è un librone, ma la sintesi è molto semplice.

Il Diamond ha analizzato alcuni episodi storici mettendo in evidenza quali fossero le sfide e come siano state affrontate per avere successo. Ne esce un quadro interessante con delle conclusioni utili sia sul piano personale sia per i paesi che bene si armonizzano con la crisi pandemica che stiamo vivendo.

Lo studioso conclude che per superare una crisi occorre innanzitutto fare un’autoanalisi approfondita del problema, della crisi da affrontare e capire bene dove ci si trovi. Dopodiché è indispensabile sapersi adattare ai cambiamenti. Un po’ come diceva Keynes: “quando i tempi cambiano, io cambio il mio modo di pensare….”

Ho letto con gusto il capitolo “Le origini del Giappone Moderno”, tema sul quale negli anni ho letto, studiato  e scritto molto. La lettura mi  ha aiutato a capire meglio la saggezza dei leaders giapponesi verso la metà del 19simo secolo allorché furono confrontati con le minacce di colonizzazione delle potenze coloniali occidentali.

Il  tutto accadde nel 1853. L’arcipelago del Sol Levante viveva isolato nell’oceano a distanze minime di 200km dagli estremi lembi dell’Asia continentale. Era per di più chiuso al mondo.
Gli “shogun” Tokugama nei primi decenni del 1600 avevano espulso gli stranieri e messo “il paese in catene” (Sakoku). I giapponesi avevano sì ospitato per qualche decennio i portoghesi ed i gesuiti (il secolo cristiano)  che erano con loro, ma mai nella storia avevano subito l’onta dell’occupazione straniera. Ci avevano provato i mongoli del Kublai Kan (1274-1281), ma vennero respinti dai tifoni che divennero nella iconografia giapponese i “kamikaze” (il vento divino).
Le navi naufragarono di fronte alle isole giapponesi ed i giapponesi furono salvi.  I venti divini li avevano protetti.

Quando si affacciarono le cannoniere del comodoro Perry (1853) sulle coste giapponesi per i governanti locali fu uno shock. Le chiamarono le “Kurobune” (navi nere) perché alcune di esse andavano a vapore emettendo quindi fumo nero, cosa sconosciuta per loro che navigavano ancora a vela.

Poiché gli americani chiesero di aprire dei porti per far rifornimento durante le loro rotte verso la Cina (“e se non lo fate torneremo e vi bombarderemo”), le richieste divennero un tormentone per lo shogun, ma soprattutto per i signori feudali che si divisero in favorevoli e contrari, con assassini e violenze indicibili.

Dopo lotte, battaglie ed omicidi, prevalse una soluzione basata sul buon senso. “Se li combattiamo ci fanno a pezzi. Dobbiamo quindi “abbozzare” (autoanalisi) ed imparare la tecnologia “adattandoci”  all’Occidente” , in sintesi, “ tecnologia occidentale e spirito giapponese “. E così fecero. Tant’è che in qualche decennio il Giappone diventò il primo paese moderno non europeo e purtroppo, anche lui in seguito, potenza coloniale.

Nel 1905 la flotta navale nipponica travolse e distrusse la flotta russa nello stretto di Tsushima. In soli 50 anni aveva metabolizzato il progresso occidentale diventando una potenza militare e navale alla pari con gli altri.

Per ricollegare le tesi di Diamond al tema della crisi economica post-Covid che stiamo vivendo,  lo scrittore sostiene che nei momenti di grave crisi, è importante fare autoanalisi e decidere seriamente come adattarci ai cambiamenti intervenuti. In sostanza  che cosa dobbiamo e possiamo fare per il bene dei cittadini.

La congiuntura ci dà una grossa mano: la BCE ha messo a disposizione 3 mila miliardi di euro liquidi per i paesi UE che però – dati gli ingenti capitali spesi per uscire dalla cisi – aumenteranno il proprio debito pubblico stimato per la fine dell’anno in corso, ad esempio per l’Italia al 160%, la Francia al 126%…. Una soglia molto pericolosa; immaginiamoci se ci dovesse essere un “double hit” (una seconda ondata di pandemia…).

Dalla UE ci saranno inoltre tanti miliardi disponibili come “grants” (a fondo perso) o prestiti agevolati che dovrebbero essere investiti oculatamente! La crisi ci ha reso evidente la magnitudine dei problemi strutturali, come ad esempio in Italia, una burocrazia inetta, una crisi della giustizia, i rischi delle infrastrutture. La crisi è quindi anche un’opportunità, un’occasione per aggiornare, modernizzare i paesi UE; Italia in testa.

Ma c’è un purtroppo, un caveat:  come ha scritto Francis Paul Fukuyama “Economia e politica sono insieme”, non ne basta una sola.

E, proprio per la politica, il momento è particolarmente triste: UK, Italia e Spagna sono malmesse e se non si metteranno al governo persone competenti, il rischio di un disastro è molto probabile.

Distribuire soldi a pioggia ad esempio, usare i fondi per ridurre l’IVA e tutti i provvedimenti insensati ai fini elettorali o per pensieri ideologici, equivarrebbe a toccare i fili dell’alta tensione, ovvero, a sprecare risorse.

Da segnalare che anche la Grecia fa meglio dell’Italia;  segno che non è più un problema quello sempre sbandierato, Nord-Sud (Johnson a Nord è pessimo), ma solo della qualità della politica.

Speriamo che quanto ci dicono Diamond e Fukuyama venga ascoltato.

Vittorio Volpi