Il Ticino è l’unico cantone con l’obbligo di frequenza della mensa scolastica per i bambini di 4 anni e 5 anni, i quali frequentano la scuola dell’infanzia e, l’unico paese in Europa. Un primato di cui, a mio avviso, non si dovrebbe andar fieri. Quando fu introdotto c’era un motivo valido, che però oggi non sussiste più.

«Il fatto che i bambini di quattro e cinque anni debbano essere presenti obbligatoriamente tutto il giorno è un’implementazione estrema del concordato Harmos». Lo afferma Margrit Stamm, professore emerito di scienze dell’educazione e direttore dell’istituto di ricerca “Swiss Education” con sede ad Aarau.

La situazione attuale del Ticino mi ha fatto tornare in mente un racconto che avevo sentito tanti anni fa; la storia racconta di una mamma che cucina per cena un tacchino al forno in occasione di una festa in famiglia. La figlia si accorge che al tacchino sono state tagliate la gambe e allora, curiosa chiede alla mamma come mai sono state tagliate le gambe al tacchino; e la donna, sorpresa della domanda, risponde: “non lo so, l’ho visto sempre fare dalla nonna”  e aggiunge: “chiedi a lei questa sera quando arriverà a cena da noi”. La bambina appena ha l’occasione chiede alla nonna il perché, e la nonna risponde “non lo so, l’ho visto sempre fare dalla tua bisnonna”. La fortuna vuole che la bisnonna era ancora in vita, e dopo una settimana vanno dalla bisnonna che spiega alla bambina: “hai tempi tagliava le gambe al tacchino perché il forno era piccolo, altrimenti non ci stava. Credo che sia giusto tramandarsi le generazione in generazione; avvolte però è altrettanto importante chiedersi se un abitudine sia positiva per attuale o meno.

La frequenza a tempo pieno a 4 anni non è un requisito esplicito del Concordato HarmoS, ma viene comunque imposta in Ticino per tradizione; ancora prima dell’abbassamento dell’obbligo di scolarizzazione dai 6 anni ai 4 anni previsto dal Concordato HarmoS, introdotto in Ticino nell’anno scolastico 2015/2016.

In nessun altro cantone svizzero ci sono 7 ore consecutive obbligatorie per bambini di 4 anni e 5 anni. Quello che ci “invidiano”, tuttavia,  è la possibilità data di iscrivere a 3 anni tutte queste ore senza pagare asili nido per quei genitori che scelgono o sono costretti a lavorare entrambi. Dunque le cose vanno chiamate col loro nome! Tutte queste ore non hanno niente di educativo. Per tanti è uno sfinimento star in gruppi anche numerosi con una sola insegnante. E tanto meglio per quei genitori che possono offrire di meglio.

Per i più nostalgici o perché è un secolo che l’asilo è  così, bisogna far notare che il modello italiano scuola materna era assistenziale! Tuttavia bisogna ammettere che da allora se ne sono fatti di studi sulla psicologia infantile, sull’affettività, sulle relazioni, sul legame, sulla sicurezza affettiva.

Nel 1800 e inizio 1900, specialmente in Italia, il bambino non era visto come oggi. Solo 50 anni fa le classi erano di 35 bambini! Dunque non consideriamo l’asilo del secolo scorso come modello all’avanguardia. Come si fa oggi dove la preoccupazione è di voler preconizzare sempre di più la scuola. Infatti è stato detto l’altro ieri in Gran Consiglio, che si è passati dall’obbligo scolastico dai 6 ai 4 anni e questo son ha niente di glorioso! Il bambino a quell’età impara tantissimo da solo, ma messo al giusto posto! Soprattutto non stressato se non per necessità degli adulti.

Non stiamo discutendo sull’utilità della mensa dal punto di vista educativo, ma della libertà di poter scegliere, come avviene in tutti gli altri cantoni Svizzeri. 

Infine mi chiedo quanto l’obbligo di frequenza sia costituzionale, oppure potrebbe essere lesivo delle convenzioni sui diritti dei bambini, che in Svizzera dovrebbero avere applicazione diretta.

Marko Antunovic, consigliere comunale, Locarno