L’Iran ha confermato che  la notte tra mercoledì e giovedì scorso un’esplosione causata da un sospetto attacco ha danneggiato un capannone industriale dell’impianto di arricchimento dell’uranio situato a circa 30 km a nord-ovest della città di Natanz, nella provincia di Isfahan.

Dopo che Donald Trump ha ritirato l’accordo con l’Iran e altri paesi nel 2018 e reintrodotto sanzioni sull’economia iraniana, Teheran ha annunciato che stava sviluppando centrifughe avanzate in grado di arricchire l’uranio più rapidamente.

Nel sito di Natanz vengono sviluppate e prodotte le temute centrifughe IR-2m che vengono usate per ottenere la quantità e il tenore di uranio necessari per la realizzazione di una bomba atomica. La materia di base, l’uranio naturale, viene arricchita attraverso la tecnologia ben collaudata della centrifuga. L’uranio naturale trasformato in gas, viene caricato nella macchina e fatto ruotare vorticosamente a migliaia di giri al minuto. Grazie alla forza centrifuga, una certa quantità di minerale instabile rispetto alla sua massa viene estratto, isolando un uranio molto concentrato. Da qui il nome di uranio arricchito.

Al momento le centrifughe usate dagli iraniani sono di tipo IR-1, le quali richiedono molta energia per ottenere buoni risultati, e che non arricchiscono l’uranio al livello necessario per una bomba atomica. Le centrifughe di nuova generazione invece producono ottimo uranio arricchito con un uso di energia contenuto. La struttura di Natanz produce uranio a basso arricchimento dello stesso tipo utilizzato nelle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, ma con un’ulteriore elaborazione, l’uranio potrebbe potenzialmente essere convertito in combustibile per armi nucleari. Questo spiega il perché Nato e Stati Uniti vogliono che l’Iran abbia un numero limitato di centrifughe.

Molti pensano che Israele sia responsabile di questo incidente, come altre esplosioni recenti non ancora risolte. Tra queste una in un deposito di idrogeno liquido, in una struttura di ricerca missilistica e una centrale elettrica. La probabile paura degli israeliani è che l’Iran stiano riprendendo la produzione delle centrifughe IR-2m con le quali avevano realizzato delle le scorte precedenti all’accordo del 2015, non bene conservate però e probabilmente inutilizzabili. “Israele ha sempre avuto una politica a lungo termine di non consentire all’Iran di ottenere armi nucleari”, ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi, “Ma è meglio non menzionare le nostre azioni in Iran”, ha aggiunto.

Quest’ultima massiccia esplosione ha causato gravi danni che potrebbero influire notevolmente sulla capacità dell’Iran di arricchire più rapidamente una maggiore quantità di uranio, un obiettivo comune questo a Israele e Stati Uniti. Difficile vederlo come un incidente, probabilmente un atto di sabotaggio mirato a rallentare una tecnologia che viene considerata come una grave minaccia. “La spiegazione più semplice è un’esplosione all’interno dell’edificio”, hanno dichiarato alcuni analisti.

Il portavoce iraniano dell’Organizzazione per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi, ha confermato comunque che verrà sostituito l’edificio danneggiato con uno più grande e con attrezzature più avanzate.

Non è chiaro se è stato un sabotaggio interno o un attacco mirato attraverso un drone. Sembra certo però, secondo l’intelligence, che l’Iran non abbia una struttura alternativa. Pertanto la probabilità di ottenere abbastanza uranio arricchito per la prima arma nucleare iraniana, è stata ritardata di mesi o forse di anni.