Mary L. Trump, 56 anni, psicologa

Davvero dev’essere una moda, quella di sparlare dei propri famigliari, specie se questi sono di spicco: ce lo ha insegnato recentemente Harry d’Inghilterra che, assieme alla consorte Meghan, ha “invitato” Sua Maestà la nonna Elisabetta II a prendere coscienza dei “crimini” commessi dal colonialismo inglese, (peccato che tal nonna sia la guida del Commonwealth). Agisce in egual modo Mary L. Trump, figlia del fratello di Donald Trump, Fred Trump Junior. Mary ha 56 anni, una laurea in letteratura inglese, una specializzazione in psicologia, precisamente sulla della schizofrenia, patologia che ha attribuito nientemeno che allo zio, il 45esimo Presidente degli Stati Uniti, in un libro che uscirà a breve e che ha scatenato un polverone.

Too Much and Never Enough, questo il titolo del libro, ha in primo luogo scatenato polemiche per il suo ovvio e controverso contenuto: come la mia famiglia creò l’uomo più pericoloso del mondo, recita il sottotitolo di “Troppo – e mai abbastanza”: Mary individua in suo zio un patologico narcisista schizofrenico,   ne descrive l’evolversi della personalità, da agiato figlio di Fred Trump Senior, magnate nell’edilizia e nel settore immobiliare, a Presidente degli Stati Uniti d’America.

In secondo luogo, il libro, in uscita il 14 luglio negli Stati Uniti, ha offerto in anteprima 240 pagine, cosìcché tutti abbiano già potuto assaporarne il contenuto, che si preannuncia assai esplosivo.

Donde l’origine di siffatta inimicizia contro il Tycoon? Da un lato c’è l’ossimorica ipotesi della semplice e quanto mai complessa controversia familiare: Mary L. Trump è figlia di Fred Trump junior, uno dei fratelli di Trump, di otto anni maggiore di The Donald, nato nel 1938 e morto nel 1981, pilota purtroppo dedito all’alcol: i motivi di siffatta autodistruzione sarebbero da ricercare, a detta della stessa Mary, in un padre assente – Fred Trump Senior –  e autoritario (il quale sarebbe morto nel 1999) ma anche in un fratello assai poco vicino a Fred Junior, ovvero Donald Trump. Il futuro Tycoon, quando il fratello Fred morì, se ne andò al cinema anziché in ospedale e, quando più tardi il padre si ammalò di Alzaimher, arrivò addirittura a prenderlo in giro. Questi sarebbero “i peccati dello zio”, raccontanti da una riflessiva Mary L. Trump a distanza di quarant’anni (il padre lo perse a sedici anni). La tesi di Mary è la seguente: vedendo il padre insensibile e autoritario nei confronti del fratello Fred, poco dedito agli affari e poco interessato alla politica, Donald si sarebbe uniformato all’insensibilità paterna, divenendo cinico e freddo nei confronti di tutti, Fred compreso.

C’è poi la tesi, assai peccaminosa, secondo cui Donald Trump non passò mai il test della Wharton Business School della University of Pennsylvania (che lui stesso ha definito “la migliore al mondo, per geni”) ma avrebbe pagato un altro studente affinché gli facesse il test: insomma, Mary va giù pesante, nei confronti dello zio. E non è tutto: imbroglione, narcisista, complessato; Trump sarebbe, a detta della nipote, una persona estremamente fragile, che ragiona solo in base a interessi monetari, e che non ha mai dovuto contare sulle proprie forze data l’agiatezza da cui proviene; Mary riporta anche le parole della sorella Marianne, che avrebbe affermato l’ipocrisia di Trump nel frequentare Chiese “solo se c’erano telecamere”.

Poi, si passa agli scenari cinematografici, a mezza via tra il James Bond e il cinepanettone italico: Mary avrebbe fornito i documenti segreti per mettere alla berlina alcune spiacevoli vicende fiscali dello zio, e lo zio, vedendola in costume da bagno, le avrebbe detto “tettona”.

Trump, però, ha anche fratelli che gli vogliono bene, come Robert S. Trump, che aveva chiesto di bloccare l’uscita del libro della nipote per la violazione che il volume comporterebbe di alcuni patti di riservatezza anche riguardanti l’eredità del magnate e padre Fred Trump Senior. Il ptribunale ha però dato ragione a Mary che, il 14 luglio, avrà il (forse) agognato successo. Il libro è edito dalla Simon & Schuster, la stessa casa editrice che pubblicò il libro The Room Where It Happened di John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale. Una stampa amica del governo, insomma.