Violento e non integrato?! Venga accompagnato subito fuori dalla Svizzera! (titolo originale)

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo, non senza esprimere un’opinione nettamente negativa. Il condannato espii la sua pena in Svizzera; poi sarà espulso. È praticamente impossibile ottenere la garanzia che la pena venga espiata nel suo paese d’origine.

I costi? Paghiamo milioni per tutti, pagheremo anche per lui.

Per finire, non si vede quali siano le possibilità del governo cantonale di agire.

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La scorsa settimana uno straniero di origine siriana è andato a processo per ripetuti maltrattamenti alla moglie e ai figli ed è stato condannato a una pena di otto anni di carcere e a 15 anni di espulsione dalla Svizzera.

Per lui si aprono ora le porte del carcere per un periodo piuttosto lungo prima di essere allontanato dal territorio elvetico. Pur riconoscendo la congrua pena inflitta all’imputato, appare evidente come questa persona negli anni non abbia mai dimostrato la minima integrazione con il nuovo contesto sociale nel quale si trova a vivere.

È chiaro che il processo di integrazione da parte sua non è mai avvenuto, a tal punto che in aula è stato detto che questa persona “fa fatica a capire di essere in Svizzera e non in Siria”. Difficile però pensare che questo processo d’integrazione possa compiersi nei prossimi anni.

Per questo motivo, in casi come questo, appare più logica un’immediata espulsione delle persone dalla Svizzera. In caso contrario, il nostro Cantone dovrebbe sobbarcarsi i costi derivanti dalla detenzione per anni (vitto, alloggio, …), rispettivamente tutti i costi sociali. Un’operazione “a fondo perso” poiché al termine del periodo di carcerazione queste persone saranno obbligate a lasciare il nostro territorio.

Per quanto detto sopra si chiede al Consiglio di Stato di valutare in casi come questo:

– La possibilità di far scontare la pena da subito nel paese d’origine.
– Il rimborso di tutte le prestazioni sociali finora percepite.

Boris Bignasca per il gruppo LEGA dei Ticinesi