Ospitare e formare in sicurezza studenti provenienti da oltre 50 Paesi è una sfida inedita, al tempo del Covid-19. Ecco come l’università con sede a Sorengo la affronterà, seguendo e potenziando le indicazioni del DECS

La diffusione del coronavirus, nel mondo, corre a diverse velocità: una sfida non semplice da affrontare, in particolare per il settore della formazione universitaria che, ogni anno, ma soprattutto in Ticino e in questo 2020, si caratterizza per la presenza di un elevato numero di studenti internazionali.

Una challenge ancora più ardua per chi, come la Franklin University Switzerland di Sorengo, li ospita all’interno di un campus, con ambienti privati ma anche condivisi.

Dopo oltre 50 anni di attività sul territorio, l’ateneo ha infatti deciso di non rinnegare la sua identità, e di affrontare il nuovo anno accademico sempre con l’impostazione didattica di matrice americana, garantita non solo dall’osservanza delle normative igienico-sanitarie imposte dal Cantone, ma anche dall’ausilio di tecnologie e metodologie organizzative avanzate.

L’utilizzo obbligatorio dell’app SwissCovid faciliterà (per lo staff, i docenti e gli studenti) il tracciamento di contatti interno alla struttura, e gli insegnamenti verranno portati avanti mediante un modello ibrido che combinerà la fruizione delle lezioni in digitale – con un’esperienza potenziata dall’istallazione di nuove videocamere, microfoni e piattaforme di interazione con i docenti – e la presenza in aula, che sarà sempre pianificata mediante il software di simulazione della qualità dell’aria ideato in Svizzera, denominato SIMARIA.

Tale configurazione, che verrà già testata attivamente durante il mese di agosto, agevolerà, tramite un meccanismo di rotazione, la distribuzione di studenti e docenti negli spazi chiusi e la possibilità, quindi, di mantenere, al loro interno, le corrette distanze sociali, identificate in un minimo di 2 metri, e sempre con obbligo di mascherina.

Sebbene molti degli iscritti arriveranno dall’area Schengen e dalla Svizzera, l’università si è equipaggiata per gestire anche gli arrivi dalle aree a rischio, secondo le indicazioni del DECS. Gli studenti in arrivo da queste ultime, infatti, dovranno svolgere un periodo di quarantena all’interno di un edificio del campus completamente dedicato, e riceveranno i pasti del servizio mensa, così come assistenza e test sanitari, direttamente nei loro appartamenti e nelle camere, attraverso l’ausilio di piattaforme online.

Un vero e proprio piano di prevenzione e gestione delle emergenze articolato e completo, insomma, adatto alle specifiche esigenze della FUS.