di Franco Cavallero

Lo confesso: sono assai legato su Facebook a questo gruppo rievocativo. Dispiace anche a me il veder ridotta la città dove vivo a uno stato di cose in cui si ricordano bellezze antiche e nel frattempo si biasimano scelte moderne indotte perlopiù a canoni di funzionalità e fattibilità finanziarie. Ma non potendo far nulla di alternativo, cerco almeno di darmi una spiegazione. Posso dire di aver assistito a questa trasformazione incredibile dagli Anni ’50 del secolo scorso: nessun altro centro del Cantone ha vissuto tanto.

In questa bella immagine Wiki commons la funicolare per la stazione (1909 circa) – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.it

La spiegazione che trovo è di due tipi. Da un lato Lugano ha ben fatto sua una sorta di idolatria finanziaria, attribuendo all’impero dei soldi il potere di creare ogni bene, che oggi è scricchiolante. Purtuttavia, se ciò è criticabile, non mi sembra sufficiente all’aver determinato uno sfacelo storico-architettonico come quello che abbiamo vissuto, con interi quartieri sventrati e non degnamente sostituiti. Lasciamo perdere il Sassello, che ebbe giustificazione igienico-sociale. Ma che ne dite degli scempi di Piazza Dante, di Contrada di Verla e di Piazza Cioccaro, imbruttite e alterate rispetto a quanto vidi e conobbi da ragazzo?

Purtroppo temo che ad avere la parte preponderante in questi imbruttimenti sia stata la colata a picco dei canoni estetici. Non si sa più cosa sia il bello e che cosa lo differenzi dal brutto. E per quanto concerne l’esempio più “luminoso”, pensiamo al castello di Trevano, fatto saltare con la dinamite. Per creare una scuola, si disse. Ma a scuola non è normale coltivare in primis l’estetica e i valori elevati?