Una fuga di notizie sembra aver rivelato la vere dimensioni della tragedia sanitaria che ha avuto luogo in Iran a causa del coronavirus. Sebbene il paese abbia dichiarato che fino al 20 luglio ci sono stati 278’827 contagiati e 14’405 morti i numeri reali sarebbero molto più drammatici. Secondo quanto dichiarato dalla BBC in persiano, in realtà in Iran hanno perso la vita a causa del Covid-19 42mila persone, mentre i contagiati sono stati oltre i 400mila. Inoltre il primo caso risalirebbe al 22 gennaio anziché a fine febbraio come dichiarato dai canali ufficiali.

I dati reali sarebbero stati inviati all’emittente televisiva da una fonte anonima, supportati da documenti ufficiali. Documenti dettagliato che contengono nomi, età, sesso, sintomi ma anche data di ricovero e condizioni di salute di tutti i pazienti. La BBC non è in grado di verificare come la fonte sia venuta in possesso dei documenti ma tra i nomi figurano anche alcuni di cui anche l’emittente britannica era a conoscenza.

L’Iran ha sofferto molto la crisi della pandemia, è stato uno dei paesi in assoluto più colpiti e ora potrebbe dover affrontare una seconda ondata. Già all’inizio della pandemia alcuni esperti avevano espresso i propri dubbi sulla veridicità dei dati ufficiali forniti dall’Iran e le recenti rivelazioni sembrano confermare queste ipotesi. La città più colpita rimane la capitale Teheran con circa 8mila persone decedute.

L’Iran non è di certo l’unico stato ad aver sottostimato le proprie vittime, ma in genere questo è dovuta alla difficoltà di fare i test. Nel caso dell’Iran tuttavia ci sono forti indizi a favore dell’idea che i dati reali siano stati insabbiati deliberatamente. Stando a quanto riporta il Post, un reportage del New York Times aveva raccontato di operatori sanitari e giornalisti a cui era stato proibito parlare del virus prima del 21 febbraio ovvero il giorno delle elezioni parlamentari,  nonostante il fatto che i primi casi si sarebbero verificati addirittura in dicembre. Oltre ai motivi politici ci sono anche quelli economici. Il paese, già in forte crisi, non ha praticamente imposto limiti alle attività commerciali, palestre e moschee dal mese di aprile, nonostante il progressivo aumento dei contagi.