In quel terribile anno, 1945, si erano arresi tutti, mancava solo il Giappone, strenuo alleato dei Nazisti. Il nuovo presidente Statunitense Truman non disdegnò l’atomica. E l’estate si macchiò di fuoco e di sangue. 160mila i morti in totale tra Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente bombardate il 6 e il 9 agosto, con conseguente resa senza condizioni dell’ormai (troppo tardi) piegato imperatore Hirohito. E così il 2 settembre, sul far dell’autunno, si chiuse simbolicamente, con la fine della guerra, il secolo dagli storici considerato il peggiore, il ‘900. Si era macchiato dei primi campi di concentramento (nella guerra franco boera in Rhodesia, in Sud Africa) sino a quelli nazisti e a quelli fascisti, di due guerre, atrocemente moderne, di gas tossici, di bombe atomiche.

Nei giorni precedenti, sui cieli di Hiroshima, diverse nubi stratificate coprivano la città, ma quel mattino del 6 agosto il tempo era variabile.  Così, quel giorno fu scelto per il massacro. E pensare che avrebbe dovuto essere colpita Kokura, ma si decise all’ultimo di cambiare bersaglio, a causa delle nubi estremamente fitte che sovrastavano la città.

Prima della missione vera e propria, fu fatto decollare un B-29 senza armamento, che avrebbe indicato al comando la situazione del tempo sopra le città scelte per lo sgancio. Mentre stavano già volando, gli altri B-29 ricevettero la risposta affermativa per bombardare Hiroshima. 60kg di Uranio 235, U235, vennero così sganciati sulla città.

Un’ora prima del bombardamento la rete radar giapponese lanciò un allarme immediato, che venne diffuso anche attraverso trasmissioni radio in moltissime città nipponiche e fra queste anche Hiroshima: gli aerei si avvicinarono alle coste dell’arcipelago giapponese a un’altezza molto elevata, rilevando l’avvicinamento di un gran numero di velivoli americani diretti nella zona meridionale del Giappone.

L’allarme aereo, però, venne ridimensionato (il comando militare giapponese infatti aveva deciso, per risparmiare il carburante, di non far alzare in volo i propri aerei per le formazioni aeree americane di piccole dimensioni) e il normale allarme aereo non venne azionato, siccome veniva normalmente attivato solo all’approssimarsi dei bombardieri, poiché poco prima delle 08:00 la stazione radar di Hiroshima aveva stabilito che il numero di velivoli entrati nello spazio aereo giapponese era basso, probabilmente non più di tre.

Quei tre aeroplani americani erano i bombardieri EnolaGay, TheGreatArtist e un altro aereo, in seguito chiamato NecessaryEvil, cioè “male necessario” (l’unica funzione di questo aereo fu quella di documentare, attraverso una serie di fotografie, gli effetti dell’impiego dell’arma atomica).

Alle 08:14 e 45 secondi l’Enola Gay sganciò il LittleBoy sul centro di Hiroshima, il cui sensore altimetrico era tarato per effettuare lo scoppio alla quota di 600 m dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera.

Immediatamente dopo lo sgancio l’aereo fece un’inversione di 178°, prendendo velocità con una picchiata di circa 500 m e perdendo quota, allontanandosi alla massima velocità possibile data dai quattro motori a elica. L’esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con uno scoppio equivalente a sedici chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone. Circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo e tutti i cinquantuno templi della città vennero completamente distrutti dalla forza dell’esplosione. Hiroshima fu la prima città obiettivo di un attacco nucleare della storia, tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, anche Nagasaki sarebbe stata trascinata nella medesima catastrofe.

Hiroshima dopo il bombardamento