“Il tema centrale rimane però quello di una valutazione politica, non solo della prestigiosa presidenza, quanto piuttosto delle conseguenze. Ora, che un ticinese quarantacinquenne acceda ad una funzione così importante è certamente motivo d’auguri e, perché no, complimenti. Politicamente, però, con rispetto e senza ipocrisie, il quadro cambia. Credo che sul piano nazionale il suo mix di empatia comunicativa e di destra «sociale» (un Toni Brunner del meridione elvetico, in un certo senso) non cambierà il corso complessivo dell’UDC. I partiti svizzeri, tutti, sono anzitutto somme di sezioni cantonali. Figuriamoci se in realtà come Zurigo, Argovia o San Gallo un nuovo leader nazionale venuto da sud, per efficace che dovesse essere, possa cambiare in profondità toni e modi.” (…) (dal CdT odierno)

on. Natalia Ferrara, deputata PLR

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Marco Chiesa è allo zenit e al centro della scena ed è normale che tutti parlino di lui. Anche Natalia, che è una donna à-la-page, non vuol essere da meno. 

A dire il vero non si vede la necessità di “cambiare in profondità” l’UDC. Anzi, secondo noi Chiesa non ci pensa affatto e non lo farà. Certo, il suo stile è misurato e pacato, talvolta quasi “curiale”, e ad esso egli deve una parte del suo successo. Ma il “corso complessivo” (i concetti fondanti) non lo toccherà, poiché ci crede, eccome.

Noi pensiamo che il presidente ticinese sarà ben accolto dai confederati di lingua tedesca (che talvolta chiamiamo affettuosamente “züchìn”). Si fideranno di lui.