“No all’iniziativa contro gli Accordi bilaterali: distruggere non è la soluzione”

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Si è tenuta ieri in corso Elvezia 16 la conferenza stampa del “fronte del No”: in pratica tutti meno UDC e Lega. Non abbiamo potuto partecipare ma riproduciamo qui il testo integrale del comunicato ufficiale.

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L’iniziativa in votazione il 27 settembre farà cadere tutti gli accordi bilaterali con conseguenze negative per la Svizzera e per il Ticino: senza un piano B, indipendentemente dagli scenari, la certezza è che non staremo meglio di prima. Malgrado gli effetti collaterali, la soluzione non può essere quella proposta dall’iniziativa che andrebbe a privarci del principale mercato di riferimento e a danneggiare settori strategici per il nostro Paese come quello della sanità, della ricerca e della formazione.

Con l’accettazione dell’iniziativa, salterà l’intero pacchetto degli Accordi bilaterali I; la clausola ghigliottina, espressa chiaramente nel testo degli Accordi, non lascia spazio a interpretazioni. Come già chiaramente sperimentato nel 2014, in seguito al voto sull’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” del 9 febbraio, una trattativa con l’UE sulla cessazione della libera circolazione delle persone non ha possibilità di riuscita. Questo isolerebbe il nostro Paese dal suo principale mercato di riferimento, proprio nel momento in cui stiamo affrontando la peggior crisi economica degli ultimi decenni.

Creare ulteriore incertezza in questo momento è irresponsabile. Anche l’economia svizzera, al pari di tutto il mondo, sta soffrendo a causa della pandemia da coronavirus. A differenza di nazioni come USA e Cina, la Svizzera ha un mercato interno limitato e guadagna due franchi su cinque attraverso il commercio estero. In tempi così incerti a livello mondiale, sono quindi indispensabili relazioni stabili con il più importante mercato di vendita per le esportazioni svizzere. Proprio dagli scambi con l’Europa dipende la sopravvivenza di migliaia di posti di lavoro.

Privarci del nostro principale partner economico crea problemi nei più svariati ambiti: limitare la libertà di circolazione significa, per esempio, aumentare i controlli e di riflesso creare lunghe colonne alle dogane. Significa creare difficoltà alle aziende, ai cittadini e a importanti settori come quelli della sanità e della ricerca. Senza l’apporto di personale straniero, le nostre strutture sanitarie non sarebbero riuscite a garantire le necessarie cure durante il picco di coronavirus. Lo stesso vale anche in ambito di ricerca e innovazione: la cooperazione internazionale è fondamentale e permette alla Svizzera di partecipare a progetti finanziati dall’Europa e di rimanere costantemente ai vertici delle classifiche mondiali in questi ambiti. Senza una rete di scambi, anche le nostre università – fiore all’occhiello del nostro sistema formativo – risulterebbero scarsamente attrattive e non potrebbero mantenere il livello qualitativo e di prestigio attuale.

Gli iniziativisti, come se non bastasse, non propongono alcun piano B per consolidare in maniera alternativa i vantaggi che molti accordi oggi garantiscono. La mancanza di un piano B farà sprofondare la Svizzera in un periodo di totale incertezza. È vero che siamo confrontati con delle sfide per cui occorre trovare rapidamente delle soluzioni, ma la risposta a questi problemi non può essere quella prevista dall’iniziativa. Una cosa è certa: in caso di accettazione non staremo meglio, neppure in Ticino!

Comitato per il No all’iniziativa “per una limitazione dell’immigrazione”

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Il 27 settembre si avvicina a grandi passi, tra pochi giorni il materiale di voto giungerà nelle case.

Un NO sul piano federale è dato come molto probabile mentre un SÌ ticinese è considerato possibile (o addirittura probabile, ed è questo il nostro giudizio).

La valenza legale appartiene ovviamente al voto nazionale. Ma il voto ticinese avrà soprattutto un grande peso politico. La eventuale sconfessione dei partiti “borghesi” (lasciamo da parte i rossoverdi, che in questo discorso non entrano) avrebbe un esito – anche psicologico – da non sottovalutare.

Il testo che avete letto sopra non concede il minimo spazio al dubbio e (a nostro avviso) risulta quasi esagerato nella sua “spietatezza”. Ora non ci resta che attendere.