Il DECS di Bertoli (ab)usa l’agenda scolastica ufficiale per indottrinamento di sinistra e istigazione al non rispetto delle istituzioni (titolo originale)

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo, senza manifestare il minimo stupore. Bertoli è sempre stato “ideologico”, è la sua debolezza (ma soprattutto la sua forza). Di carattere è un tenace, come dice un suo compagno di partito, e sarà certamente così visto che, nonostante le varie sconfitte incassate, è sempre al suo posto.

Quando nel 2011 il PLR perse il seggio in Consiglio di Stato (con, nell’ordine, Vitta e Morisoli), per il DECS le possibilità non erano mille. O lo prendeva Sadis (possibile), o lo prendeva Beltraminelli (la scuola cattolica? suvvia…) o lo prendeva un leghista (la scuola populista? suvvia…). Bertoli vinse senza colpo ferire.

Oggi Bertoli ha redatto, stampato e distribuito la sua agenda. Io non ce l’ho ma Paolo Pamini me ne ha parlato. Domani (forse) la comprerò.

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A prima vista, l’agenda scolastica ufficiale 2020/21 elaborata dal Decs di Manuele Bertoli con l’aiuto dei funzionari del DSS sembra un manuale di lotta alla Che Guevara, una “magna carta” del pensiero unico, pagata con i soldi dei contribuenti e imposta a tutti gli allievi giovani in tutto il Cantone. Grafica e contenuti veicolano dei messaggi che fanno credere ai giovani che ci siano tanti diritti dei bambini senza obblighi e che chi vuole cambiare le cose non deve capirle e affrontarle con i mezzi democratici e culturali, ma che basti alzare i pugni, scendere in piazza e gridare contro i “politici che si comportano come bambini”.

Mentre i docenti e genitori faticano giorno dopo giorno per accrescere nei ragazzi la conoscenza, l’autocoscienza, la responsabilità, il rispetto e la capacità di giudicare il mondo partendo da esperienze positive e costruttive, DECS e DSS li istigano alla rabbia e alla protesta facile, idealizzando delle figure giovanili che sono diventate o sono state strumentalizzate da esperti di relazione pubbliche (vedesi Greta) per diventare degli eroi della piazza. Con i suoi messaggi plateali, il DECS con aiuto del DSS attraverso l’agenda scolastica ufficiale banalizza delle questioni importanti come la salvaguardia del territorio e dell’ordine, il rispetto reciproco, la civiltà, il commercio, il benessere, la democrazia e la responsabilità. Invece di aiutare i giovani a capire questi principi e ad apprezzare la bellezza del mondo e della nostra democrazia, il Decs e DSS li riempiono di posizioni ideologiche come quella del clima o del gender (come nel caso della giovane citata nell-agenda che “non si riconosce in un genere”).

Come d’abitudine, l’agenda scolastica è stata distribuita in tutte le scuole medie del Cantone e dall’anno scorso anche agli allievi delle quinte elementari degli istituti comunali, delle scuole speciali così come al primo anno delle scuole medie superiori. Proprio per questo motivo, è decisamente azzardata la scelta del Decs di esporre delle ragazzine e dei ragazzini tanto giovani a contenuti comunicativi così unilateralmente ideologizzati, che non sono ancora completamente in grado di processare compiutamente.

Se il DECS avesse realmente voluto promuovere la riflessione critica in materia ambientale da parte delle e dei giovani ticinesi, anziché limitarsi a chiedere loro cosa potrebbero fare per il clima, avrebbe potuto fornire loro materiali critici. Per esempio relativi al lavoro minorile nelle miniere in Africa per la produzione delle batterie dei loro telefonini. Oppure il consumo energetico causato dai Social da loro tanto amati. Oppure il grande tema dell’immigrazione, fenomeno che sta subendo il nostro paese, che provoca inevitabilmente cementificazione, inquinamento e traffico, oltre che una riduzione delle opportunità di lavoro per le future generazioni.

UDC Ticino

Piero Marchesi
Paolo Pamini