Aiutava gli ultimi. Un clandestino senzatetto lo ha ucciso, accoltellandolo al collo.

2020

Don Roberto Malgesini era nato a Morbegno nel 1969. Era stato ordinato sacerdote nel 1998, vicario a Gravedona, poi a Lipomo, dal 2008 era collaboratore della comunità pastorale Beato Scalabrini. Don Malgesini non aveva una parrocchia, ma della sua sede di Como aveva fatto un rifugio per i senzatetto: dava cibo, medicine, offriva aiuto, amore e assistenza agli “ultimi”.

Don malgesini, aveva 51 anni

Si era impegnato a favore dei migranti, aiutando profughi e senzatetto, era stato anche multato dal comune di centrodestra per aver distribuito latte caldo e colazione ai senzatetto, sfidando l’ordinamento comunale. La multa era poi stata archiviata.

Aiutava i poveri, don Malgesini, abitando nel quartiere di San Rocco, all’ingresso della convalle di Como, notoriamente pieno di migranti, passatori e profughi che vagano tra il confine Svizzero (da cui sono solitamente respinti) e quello italiano (da cui, invece, non sono espulsi).

Il prete di 51 anni, così vicino ai poveri, questa mattina, alle sette, è stato accoltellato al collo, ed è stramazzato al suolo, morto.

L’omicidio del “prete degli ultimi”, che tutti ricordano come estremamente buono, ha sconvolto la comunità e la città tutta di Como.

L’omicida è un clandestino, marocchino, senzatetto, di 53 anni, con apparenti problemi psichici. Mezz’ora dopo aver assassinato il prete, si è costituito alla caserma dei carabinieri di Como, a 400 metri dal delitto, affermando di aver ucciso il prete.

I carabinieri si sono recati sulla scena del crimine, trovando tutti gli assistiti senzatetto di don Roberto attorno alla salma del prete, che giaceva in un lago di sangue. Accanto a lui, ancora il coltello insanguinato, gettato a terra, sul posto. Il vescovo della città è giunto, per benedire la salma.

La costernazione per il terribile fatto di sangue, coinvolge tutta la Lombardia, ma anche il panorama politico italiano: il governatore della Lombardia, Attilio Fontana,

Il sindaco di Como, Mario Landriscina, ha proclamato il lutto cittadino. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana parla di “Una vita dedicata agli ultimi, un esempio per tutti noi “; mentre Matteo Salvini, leader della Lega, scrive: “Una preghiera per un prete di 51 anni, che stato ucciso a coltellate da uno dei troppi immigrati clandestini che sono irregolarmente in questo Paese”. Poi, al termine di un comizio, ha aggiunto: “è stato ringraziato a coltellate”.

Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi gli dedica un pensiero “Ti chiamavano il prete degli ultimi perché agli ultimi hai dedicato la vita. Per vestirli, sfamarli, ascoltarli. Spesso rinunciavi al tuo stesso cibo per donarlo a loro. Non ci sono parole adeguate di fronte alla tragedia improvvisa di quella che resterà una morte senza giustificazione”, poi aggiunge: “Mai Don Roberto avrebbe voluto che la sua morte potesse essere occasione di strumentalizzazioni politiche su problemi che da tempo sono noti a tutti e rimasti tuttora irrisolti, riconducibili alla sfera dell’immigrazione, della psichiatria, della marginalizzazione, dell’accoglienza, della fragilità sociale e dei senzatetto, problemi che negli ultimi mesi hanno purtroppo sensibilmente interessato da vicino in modo significativo la comunità sociale comasca. Non è il momento delle polemiche”.

Il vescovo della Diocesi di Como, Oscar Cantoni, si è recato a San Rocco, quartiere comasco dove è avvenuto l’omicidio, per benedire la salma e ha espresso “profondo dolore e disorientamento per quanto accaduto”, ma anche “orgoglio verso questo nostro prete, che ha da sempre lavorato su campo fino a dare la sua vita per gli ultimi”.

E la memoria torna al terribile fatto di sangue del gennaio 1999, quando a Ponte Chiasso il parroco don Renzo Beretta venne ucciso – anch’egli – a coltellate da un immigrato al quale aveva offerto accoglienza.