2020

Una scoperta storica  potrebbe rivoluzionare il modo in cui guariamo il luminoso pianeta Venere. Un gruppo di scienziati dell’MIT, Università di Cardiff e Università di Cambridge hanno firmato una ricerca pubblicata su Nature Astronomy che rivela la presenza in massicce concentrazioni di una sostanza chiamata fosfina tra le nubi di Venere. La sostanza è stata individuata in una regione di nubi compresa tra i 53 e i 62 km dalla superficie grazie ai telescopi James Clerk Maxwell e ALMA.

Venere è decisamente uno dei pianeti meno ospitali del pianeta solare. La sua atmosfera è estremamente calda, ricca di anidride carbonica e di nubi di acido solforico. La superficie è ricoperta da vulcani e la temperatura media arriva ai 471 gradi Celsius. La sua atmosfera tuttavia risulta un po’ meno inospitale. Gli strati in cui è stata individuata la fosfina ha una temperatura compresa tra i 30 e gli 80 gradi Celsius.

La fosfina (PH3), che è un gas incolore ed infiammabile, sulla Terra è in genere prodotta con due processi: quello industriale, soprattutto nell’ambito antiparassitario, e da alcuni microorganismi che vivono in assenza di ossigeno. Una volta che viene creata la fosfina entra in contatto con sostanze come ossigeno ed idrogeno degradandosi e infine sparendo. A meno che non venga nuovamente ricreata dovrebbe dunque sparire nel giro di poco tempo. Finora è stata osservata anche nelle atmosfere incandescenti di Giove e Saturno ma mai su un pianeta roccioso come Venere.

Per capire come la fosfina venga generata gli scienziati del team hanno indagato ogni processo chimico conosciuto che potrebbe dare origine alla fosfina su Venere ma per ora non hanno ancora trovato una spiegazione ragionevole. Tuttavia la cautela è d’obbligo. “Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie” diceva lo scienziato e divulgatore Carl Sagan e anche gli autori dello studio sono dello stesso avviso: “Ci teniamo a sottolineare che anche se le tracce di fosfina saranno confermate, il loro rilievo non rappresenta una prova solida della presenza di vita, ma soltanto di processi chimici non spiegati. Per comprendere meglio quali processi fotochimici e/o geologici siano alla base della produzione di PH3 o per determinare se c’è vita nelle nuvole di Venere, studi significativi basati sulla modellizzazione e sulle sperimentazioni saranno importanti”.

In ogni caso data la natura estremamente acida dell’atmosfera venusiana, se la vita ci fosse davvero, sarebbe molto diversa da quella che conosciamo.