Il giornalista e oppositore russo Alexey Navalny occupa da qualche settimana le prime pagine di tutti i giornali del mondo a causa del grave avvelenamento da novichok che gli ha fatto rischiare la vita. Trasferito in un ospedale in Germania è rimasto in coma per giorni ma il 15 settembre ha fatto sapere che sta bene attraverso un post su Instagram: “Ancora non riesco a fare praticamente nulla ma ieri ho respirato per tutto il giorno da solo, senza alcun aiuto esterno” ha scritto sapere l’uomo.

Il Cremlino rimane il sospettato numero uno contro cui la Germania punta il dito e chiede spiegazioni. La neurotossina con cui Navalny è stato avvelenato è un’esclusiva dell’esercito russo e presumibilmente è stata utilizzata più volte dal Cremlino per cercare di eliminare i suoi avversari. L’ultima volta sarebbe avvenuto due anni fa con l’avvelenamento dell’ex spia Sergey Skripal e sua figlia. Molti leader europei chiedono a Mosca trasparenza e indagini approfondite mentre la Germania minaccia nuove sanzioni e vorrebbe interrompere la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 che dovrebbe portare il gas russo in Germania.

Mosca respinge tutte le accuse. Il direttore dei servizi segreti esterni della Russia Sergey Naryshkin afferma che tutte le riserve di novichok sono state eliminate anni fa con tutti gli altri gas bellici e sostiene che sia “un dato di fatto che nel momento in cui Navalny ha lasciato il territorio russo non c’erano tossine nel suo organismo”.

Non sono dello stesso avviso i collaboratori di Navalny che proprio nelle scorse ore hanno detto che il leader dell’opposizione sarebbe stato avvelenato per mezzo di una bottiglietta d’acqua bevuta nella sua camere d’hotel in Siberia. Il laboratorio tedesco avrebbe condotto le proprie analisi proprio sulla bottiglia e avrebbe trovato tracce di novichok. Il portavoce del governo tedesco Steffen Seiber ha sottolineato che l’esito della analisi è stato confermato anche dai laboratori svedesi e francesi e che le analisi sono avvenute in modo indipendente.