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PENSIERO DEL GIORNO  “X Y pare sia andata bene. Se lascia il Tribunale penale trattamela bene. Se no ricomincio a parlare male di voi”.

Messaggio Whatsapp del giudice Mauro Ermani al procuratore generale Andrea Pagani. XY è una collaboratrice di Ermani candidata a un posto in procura.

Della recentissima storia sono pieni i giornali e i portali. L’inizio (per il pubblico) è segnato dal preavviso pesantemente negativo formulato dal Consiglio della magistratura, presieduta dal giudice Werner Walser, riguardo a cinque procuratori in carica postulanti una riconferma (per 10 anni). Destinataria dell’invio è la Commissione giustizia del Gran Consiglio (autorità di nomina).

Immagine Wiki commons (Magnus 916) – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en

Il testo finisce ipso facto alla Regione, che il giorno dopo lo pubblica con tanto di nomi e cognomi.

Prima domanda. Chi ha passato le carte? Il Consiglio o la Commissione? Io sospetterei (10 a 1) i politici. Qualcuno sta indagando?

Sia chiaro, il passo del Consiglio della magistratura è di una incisività estrema, ha conseguenze gravi e forse non ha precedenti. Ma ciò che è stato fatto lo è stato “all’unanimità”.

Seconda domanda. Di fronte a evidenti manchevolezze il Consiglio avrebbe dovuto mantenersi passivo, pro bono pacis?

Io propenderei per il no.

A questo punto, com’è assolutamente normale, all’attacco (se lo vogliamo immaginare come tale) segue un contrattacco in forze. Abbiamo sentito in TV l’avvocato Galfetti e Pronzini. Oggi è sceso in campo il Caffè. Si è mosso, anche perché toccato da vicino, il Procuratore generale. Sono apparsi messaggini, per adesso sono tre (ma poi magari saranno di più). Il lettore si informi direttamente sul domenicale.

La tesi (non nostra, ovviamente) è: il “burattinaio” (nel senso del suggeritore) dietro al Consiglio è il giudice Ermani.

La nostra personale opinione, sin qui: il Consiglio della magistratura doveva avere motivi gravi. Non si possono scrivere giudizi del genere senza avere qualcosa di solido in mano. Ma anche la “difesa” (chiamiamola così) non è priva di munizioni.

Terza domanda. Se tutto fosse andato secondo le regole – le 5 sonore “bocciature” approdate alla Commissione giustizia e nessun Uomo incappucciato che avesse violato il segreto – quali sarebbero stati gli sviluppi? “I cinque avrebbero avuto una settimana di tempo per riflettere ed eventualmente ritirare la candidatura. Nel qual caso i partiti (perché dei partiti si tratta) avrebbero dovuto rapidamente trovare dei sostituti. Ma dopo l’improvviso patatrac…” (opinione di persona informata).

Alla fin fine, che cosa avrebbe fatto il Gran Consiglio? Avrebbe confermato tutti? Oppure no, svelando – più tardi – il guasto al motore?

Quarta domanda. Visto che tutt’e quattro i principali partiti hanno “esponenti in quota” implicati nella vicenda, si muoveranno essi isolatamente, ognuno per conto proprio?

Qui la nostra opinione è netta e decisa. No. Sicuramente concorderanno una via d’uscita comune.

Terminiamo con la

Quinta domanda (domanda delle cento pistole). Come finirà questa brutta storia?

Qui confessiamo la nostra insufficienza, non siamo in grado di prevedere il futuro. Lasciamo il caso agli esperti, ai cartomanti, ai maghi e perché no… ai nostri lettori!