Irina Slavina era stata accusata di intrattenere relazioni con Mikhail Khodorkovsky, esponente dell’oligarchia anti Putiniana. Perquisita e sequestrata, si è data fuoco davanti alla sede della polizia. é morta in Prontosoccorso per le ustioni subite. 

Irina Slavina era direttrice di Koza.Press. le forze di sicurezza russe le avevano perquisito la casa in cerca di prove di suoi legami con Open Russia, una fondazione creata dall’oligarca Mikhail Khodorkovsky, anti Putiniano convinto, ex magnate petrolifero che si trasferì a Londra, dopo aver scontato una pena di nove anni, per la sua opposizione al governo, condanna che gli oppositori di Putin considerarono pilotata, come riportava anche il media russo The Insider.

Irina Slavina aveva 47 anni

E proprio a The Insider Irina aveva raccontato: “Prima che iniziasse la perquisizione mi è era stato offerto di consegnare volontariamente opuscoli e volantini di Open Russia (appunto l’organizzazione fondata da Mikhail Khodorkovsky, esponente dell’oligarchia anti-Putin, con sede a Londra) “ma” aveva protestato la Slavina “è chiaro che non potevo in alcun modo aiutare l’indagine, dato che non ho nulla a che fare con Open Russia”

A Irina, dunque, la polizia aveva confiscato i computer e i cellulari di tutta la famiglia, compresi quelli del marito e della figlia compresi.

“Cercavano brochure, volantini e ricevute di Open Russia, magari pure un’icona con la faccia di Khodorkovsky”, aveva scritto Slavina protestando contro le misure subite, “non ho nulla di tutto questo, ma hanno portato via tutto quello che hanno trovato: tutte le memorie esterne, il mio computer portatile, quello di mia figlia, telefoni – non solo il mio ma anche quello di mio marito – e un mucchio di blocchi note che avevo utilizzato durante le conferenze stampa. Sono rimasta senza mezzi di produzione”.

Slavina aveva coperto le proteste in corso a Nizhny Novgorod.  

“Si sostiene che Open Russia finanzi le proteste a Nizhny Novgorod contro lo sviluppo predatorio e peggiorativo di una delle aree verdi più iconiche della città, il parco Svizzero. Si afferma che Open Russia finanzia queste proteste di massa, mentre la gente va del tutto volontariamente e ogni martedì si trova in una “catena umana” vicino al parco. Ma io, come giornalista, non posso ignorare questi eventi e ne ho scritto”.

Irina aveva anche confessato di aver partecipato due volte alla catena, perché “quello che sta succedendo” aveva detto “non può che riguardare me come residente di Nizhny Novgorod e come cittadina”. 

Così, il 2 ottobre, Irina ha compiuto l’estremo gesto di togliersi la vita dandosi al rogo. Quarantasette anni, direttrice di Koza Press, si è appiccata fuoco davanti alla sede della polizia per protestare contro il sopruso subito.

Ad alcuni la terribile fine di Irina ricorda quella di Jan Palach, datosi fuoco in piazza San Venceslao a Praga, protestante contro il regime sovietico, ma c’è da chiedersi se Putin sia Lenin o Stalin o, piuttosto, lo Zar Alessandro o Nicola, anche se, in fondo, Lenin stesso considerò lo scrittore per eccellenza della Russia zarista, Lev Tolstoj, il precursore del socialismo leninista, quasi una continuità impossibilitata a spezzarsi.