per non parlare delle foto, quelle che sceglie sono le peggiori: bocche aperte, smorfie, sbadigli. Un odio davvero ammirevole e all’unanimità.

Se ci fosse da individuare l’uomo più odiato dalla stampa, sarebbe senz’ombra di dubbio il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Da quando è stato eletto, in quel lontano 8 novembre 2016, The Donald è stato oggetto di critiche sfrenate. Fermi tutti. Non sto dicendo che Trump sia innocente e intoccabile, tutt’altro, può – come qualunque presidente – non piacere e fare cose sbagliate, ed è sacrosanto che la stampa lo riporti. Un conto, però, è riportare un passo falso del Presidente, un altro è dedicargli, sin dal primo giorno in cui varcò la Casa Bianca, titoli di fango.

Per esempio, vediamo alcuni titoli che potete verificare anche voi, digitandoli su Google (noi non faremo il nome dei giornali specifici).

L’indomani della sua elezione, un giornale titolava “Trump ha vinto. Prendendo meno voti di Hillary”. E anche se era sottotitolato “come funziona il sistema elettorale americano”, lo show era fatto, il sasso gettato. Trump pareva già aver vinto illecitamente.

Non altrettanto illecitamente sotto l’America di Obama si armavano i bombaroli e tagliagole dell’Isis. Non importa, perché Obama resterà sempre l’uomo buono e le sue figlie, saltellanti e isteriche allor che furono bambine, in quel lontanissimo 2007, appariranno sempre ben impostate, a differenza del piccolo Barron, che nel 2016 fu definito problematico per uno sbadiglio.

Peccato davvero, per la mancanza di professionalità, una carenza che tutt’al più fa però sorridere.

In merito al primo ballo del neoeletto Presidente con la First Lady, un quotidiano online titolava “Usa, Trump e Melania ballano sulle note di My Way: ma non vanno a tempo”. Melania, campionessa di stile, algida e in bianco, secondo un altro giornale, non poteva competere con la corpulenta e massiccia Michelle, e il tal giornale insisteva pure, in un ridicolo paragone, forzatamente a favore della seconda, soggiogando l’evidenza.

Insomma, gli americani avevano votato, ma alle stampe (soprattutto quelle italiche) la realtà dei fatti non è mai andata giù.

Alla vigilia delle nuove elezioni, nulla è cambiato per la stampa, nei confronti del Presidente. I motivi per cui i giornalisti lo criticano non sono politici (tutt’altro!) ma gossippari e comportamentali. È il caso di quando, per esempio, The Donald si toglie la mascherina per parlare al microfono a un audience a ultra debita distanza, e i giornali titolano “Trump torna dall’ospedale e si toglie la mascherina” (che è l’equivalente de “Trump si è tolto la mascherina per mangiare”): spiare ogni mossa, pronti a cogliere il passo falso.

Ogni frase pronunciata da un avversario di Trump, il più eclatante è Biden, viene ripetuta dai giornali italici con altoparlanti e caratteri cubitali, come fosse Vangelo. E così ecco un noto quotidiano titolare “Rimetteremo insieme l’America distrutta da Trump!” o un altro ancora sentenziare “il primo comizio di Trump è stato un disastro” o, infine, nonostante la bilaterale disapprovazione nei confronti di Trump e Biden, titolare “dopo la disastrosa figura al dibattito, Trump…” come se soltanto il Presidente si fosse macchiato di irresponsabilità nel dibattito, a due voci.

Per non parlare di quando (suo malgrado) si è preso il Covid. Nel ricevere offese (da giornali accreditati!) ha superato persino Boris Johnson. Definito senza termini “Sprezzante e megalomane”, ha ricevuto oggi del “narciso e criminale fino all’eroismo” con tanto di auguri “buona guarigione, e si tolga di mezzo!”