2020

Il Presidente Macron ha parlato mercoledi sera “alla Nazione” annunciando il Coprifuoco in otto grandi metropoli, inclusa evidentemente la Regione parigina “Ile-de-France”. Mi auguro che questa misura permetta di riprendere il controllo sul virus COVID 19, anche se ho seri dubbi, al punto in cui siamo arrivati.

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La Francia come è ben noto è uno dei paesi europei (con la Spagna) con il maggior numero di contagi giornalieri, anche se bisogna un po’ relativizzare visto l’altissimo numero di tamponi effettuati. I cittadini francesi colpevolizzano spesso di non essere virtuosi come altri popoli europei nel rispetto delle regole vigenti: questo non é necessariamente vero.

Strutturalmente il Nord Europa, la Germania, la Svizzera ecc. hanno una gestione molto più oculata del sud Europa, anche della Francia nell’ambito della gestione della pandemia, ma nell’ambito del comportamento individuale le cose sono più complesse. Per esempio, se i Ticinesi sono stati tutto sommati molto accorti, come lo testimoniano le risposte ai microsondaggi del Corriere del Ticino, non si puo’ dire necessariamente lo stesso per la Svizzera interna.

Pensiamo per esempio alle varie manifestazioni contro le restrizioni sanitarie che si svolgono in Germania. Tutto sommato gli abitanti della regione Ile de France (alla quale appartiene appunto Parigi) seguono le regole. Anche nei boschi della periferia sud di Parigi, quasi sempre i passeggiatori sono equipaggiati di mascherina, gel idro alcoolico ecc.

Cosa non ha funzionato allora e perché si é arrivati a questa pericolosa seconda ondata? Per incominciare la gestione della crisi da parte delle autorità é stata approssimativa fin da febbraio, in cui le autorità mentivano senza pudore: si pensi prima di tutto alle dichiarazioni secondo cui “le mascherine non servono a nulla”, per coprire il fatto che sotto la presidenza Hollande si era deciso di smaltire tutti
gli stock e il ministro della sanità aveva un ruolo nel governo di allora.

In primavera, il sito giornalistico Mediapart ha appunto messo in luce leggerezze da parte del Governo, ma anche coperture di responsabilità. Purtroppo, mentire riguardo ai pericoli sanitari é un vecchio riflesso dell’ élite francese: si pensi al sangue contaminato ai tempi del governo Fabius durante il primo settennato di Hollande, o la famosa nuvola di Chernobyl il cui effetto si sarebbe fermato sul Reno alla frontiera franco-tedesca.

In questo autunno di seconda ondata Covid 19, di nuovo si sono commessi errori significativi. Nella regione parigina, i bus, la metropolitana sono al collasso sia nei borghi agiati della Banlieue Sud, tipo Palaiseau, sia nel diciottesimo e nel diciannovesimo “arrondissement”. I bus della mattina presto sono affollati di bravissimi lavoratori essenzialemente di origine extraeuropea che vanno diligentemente al lavoro con tutte le precauzioni, ma non sono soli.

I bus pullulano anche di poveracci senza nessuna voglia di vivere, senzatetto drogati fino al midollo e subdoli spacciatori; il conducente si trincera nell’abitacolo, lascia entrare chiunque (ovviamente senza pagare) e non c’é nessun controllore né addetto alla sicurezza.

Immaginerete che i numerosi tossici spesso non portano alcuna mascherina; qualcuno si, magari attorcigliata con naso e bocca ben in vista. Ora l’agenzia RATP del trasporto locale parigino si assume una grande responsabilità tollerando questo degrado. Madame Valérie Pécresse presidente della regione “Ile de France” incoraggia addirittura la gente a fare maggior uso del trasporto pubblico: vorrei sapere quando ha preso la metro o l’RER (treno locale, tipo TILO) per l’ultima volta. L’agenzia RATP è sotto il controllo della regione appunto.

Sebbene io sia sconvolto dagli assembramenti nel trasporto pubblico, é chiaro chenon tutto é imputabile alla gestione pubblica della crisi. L’Ile de France e in particolare Parigi e le località limitrofe (“Petite ceinture”) sono veramente sovraffollate. Detto per inciso la sovrappopolazione si misura dai pedoni, dai ciclisti, da monopattini e da cani fuori controllo da parte dei loro proprietari.

Malgrado alcune timide restrizioni, si puo’ dire finora, nell’insieme, la Francia aveva deciso di “lasciare circolare” il virus. Questa politica non é di per se quella sbagliata, perché la vita deve continuare, è importante trovare dei protocolli che permettano di muoversi, lavorare andare al ristorante anche nel contesto attuale se si vuole evitare scompensi economici e psichici come durante il “lock down” di primavera.

La maggior parte delle università per esempio la mia, che fino all’estate gestiva tutto a distanza, sono in una dinamica di apertura, un po’ in controtendenza con i media che diffondono notizie di sempre più contagi. Anche se le direttive possono cambiare da un giorno all’altro, per il momento le attività educative, economiche, sociali, sportive vengono portate avanti.

Come dicevo, “lasciare circolare” il virus non é necessariamente sbagliato, ma ci devono essere delle misure accompagnatorie importanti, per esempio la misurazione della febbre all’entrata di grandi magazzini, cinema, teatri, ristoranti, bar, luoghi pubblici ecc. Bisognerebbe inoltre ridurre drasticamente
il numero di utenti in ogni singolo vagone della metro, su ogni singolo autobus, aumentando le corse e incoraggiando fortemente (pur senza obbligo) il telelavoro. In Germania quest’estate, ogni volta che andavo in un bar venivano registrate le mie generalità, come pure al Lido a Lugano; in Francia purtroppo nulla di tutto questo.

Una volta stabilite delle regole simili in ogni stato europeo, sono del parere che con il virus si debba a poco a poco convivere, con prudenza, ma senza angosce. Non si puo’ sospendere la vita fino al 2022. Anzi vorrei che lo spazio Schengen adotti misure comuni lasciando circolare i suoi cittadini da uno stato all’altro. Nella situazione attuale, é complicatissimo attraversare una frontiera: per esempio, se per andare in Italia mi basta un tampone negativo prima di partire (con ore di code all’accesso laboratorio), l’accesso in Svizzera mi é praticamente precluso, visto che non posso permettermi di rimanere bloccato in quarantena per dieci giorni.

prof. Francesco Russo