Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il testo non impegna il portale.

Troviamo il titolo scelto un po’ pretenzioso e non del tutto realistico. Si pensi alla costante e impenitente faziosità di certi media, e non solo privati.

L’azione “di commando” di Patti chiari era stata verosimilmente concepita contro il Mattino della domenica e il suo direttore Lorenzo Quadri, il giornalista che in assoluto dà più fastidio ai cultori del Pensiero unico.

Non poteva mancare un cenno sfumato a Marcello Foa, che non è un correttore di bozze in redazione bensì il presidente della RAI. 

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Il ruolo di un giornalista

Ogni giornalista sa che alla base della propria professione c’è la verifica dei fatti di cui si viene a conoscenza. Non basta recepire un evento riferito da una fonte qualsiasi e riportarlo a mo’ di copia e incolla ai lettori per poter dire di essere giornalisti e pubblicare di conseguenza un giornale. Un giornalista serio deve saper valutare la qualità delle proprie fonti, e in ogni caso verificare e controllare sempre ogni notizia. Chiunque non agisca così è nel migliore dei casi uno sprovveduto, nel peggiore una persona in malafede.

L’esperimento di Patti chiari

La fake news appositamente confezionata dalla redazione di “Patti chiari” per verificare con che facilità i media avrebbero abboccato ne è l’ultima dimostrazione; l’azione svolta alcuni anni fa proprio da syndicom con la campagna “braccia nere”, che comunque perseguiva anche altre finalità, un antecedente diretto. Non c’era evidentemente l’intento di danneggiare qualcuno in particolare. Allora ci cascarono in molti, oggi solo un paio di testate (Il Mattino della Domenica e TicinoLibero, oltre all’Amministrazione federale delle dogane), ma non c’è da rallegrarsi: questi esperimenti ci mostrano la via su cui si sta incamminando il giornalismo e il livello di certi uffici stampa, una strada su cui purtroppo non è certamente la qualità ad essere prioritaria.

Il codice deontologico

In ogni caso, purché errori possono sempre essere commessi da chiunque, comportamento etico e codice deontologico impongono una pubblica ammenda, con rettifica e scuse ai propri lettori. Come appunto fece il direttore del Corriere del Ticino Fabio Pontiggia un paio di anni fa, quando il quotidiano pubblicò con grande evidenza una notizia poi rivelatasi completamente falsa e inventata. Il dovere di ricercare e dire sempre la verità è infatti il primo punto della dichiarazione dei diritti e dei doveri che ogni giornalista svizzero firma prima di poter accedere al registro professionale.

Un fatto molto grave che necessita una rettifica

Quanto espresso dal caporedattore de Il Mattino della Domenica, come abbiamo potuto sentire durante la trasmissione di Patti Chiari, che “una cosa che può essere verosimile senza garanzia la si può anche mettere”, ossia pubblicare, è un fatto molto grave su cui, per la tutela di tutta la categoria professionale, non si po’ soprassedere.

Un caso lampante come questo necessita di una pubblica ammenda poiché, oltre a far perdere di credibilità i media in generale, si corre il rischio di compromettere definitivamente la nostra democrazia: i cittadini e le cittadine possono esprimere un voto consapevole e ponderato solo se sono informati in modo accurato e basato sui fatti. E le fake news, diffuse per superficialità, incompetenza o addirittura malafede, fanno inevitabilmente il gioco di chi vuole sabotare il meccanismo democratico.

Syndicom invita pertanto tutti i media che sono involontariamente incappati in questa falsa notizia al dovere di rettifica, facendo pubblica ammenda e scusandosi con i propri lettori.

Syndicom ribadisce la necessità di migliorare le condizioni di lavoro nelle redazioni
I giornalisti devono anzitutto possedere la formazione, anche deontologica, per saper distinguere una notizia vera da una falsa, e poi avere il tempo per effettuare tutte le verifiche necessarie senza essere sottoposti alla pressione della velocità, dei clic e dei like a tutti i costi. Purtroppo spesso non è così, come possono testimoniare molti redattori anche di testate autorevoli e prestigiose. Gli editori infatti, che da 16 anni ostacolano l’implementazione di un Contratto Collettivo di Lavoro per la categoria, sembrano poco sensibili al problema: da anni confrontati al calo degli introiti pubblicitari, hanno sovraccaricato ruoli e competenze degli operatori dei media, che non hanno più il tempo e i mezzi per poter svolgere il loro lavoro con la dovuta accuratezza.

La qualità del giornalismo è una necessità. Ma, se la maggioranza dei politici del nostro paese continuerà a non considerarla un’urgenza, il nostro sistema democratico verrà seriamente messo a rischio. Perché i giornalisti sono per la democrazia come i medici per il paziente.

Comitato Press e media elettronici di syndicom Ticino