Le Chiese Medioevali ci parlano: la loro orientazione astronomica ci svelano credo, etnia, devozione. 

Il Professor Adriano Gaspani, astrofisico di fama internazionale, già membro dello staff dell’Osservatorio Astronomico di Brera (Milano),  afferente all’I.N.A.F. (Istituto Nazionale di Astrofisica – Roma), e della S.I.A. (Società Italiana di Archeoastronomia) fa dono, ancora una volta, a Ticinolive, della sua straordinaria sapienza. Il Professor Gaspani, che su incarico della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano ha misurato l’asse di orientazione del Duomo scoprendo cose straordinarie e impensabili, racconta come, applicando l’astrofisica all’archeologia, emerga un’estrema precisione e un’intrinseca perfezione da parte degli architetti medioevali che progettarono l’edificio sacro. “Unendo” spiega “il terreno la celeste”.

Professore, oggi parliamo di Chiese e di Astronomia…

Una delle principali caratteristiche delle chiese medioevali dall’alto medioevo sino all’illuminismo è l’orientamento astronomico.

Ovvero?

Ci sono regole alle quali gli architetti costruttori dovevano attenersi; regole che hanno avuto qualche variazione locale, a seconda delle popolazioni e del periodo storico.

Quante “opzioni” c’erano, per un architetto medioevale?

Circa una decina. Le più frequenti erano orientazione dell’asse della navata della chiesa verso il punto di sorgere del sole all’equinozio di primavera o di autunno, l’orientazione verso il punto di sorgere dell’astro diurno nei giorni dei solstizi, alla mattina di Pasqua, all’Annunciazione (mattina del 25 marzo), oppure orientazione al sorgere del sole nel giorno dedicato al Santo della Chiesa.

Quale la più “seguita”?

Ora, la Chiesa di Roma, sin dalle Costituzioni Apostoliche, ha sempre richiesto che l’asse della navata della Chiesa fosse orientato esattamente verso l’est astronomico, dove il sole sorge agli equinozi. La monofora centrale dell’abside, quindi, dev’essere aperta in modo che all’alba degli equinozi di primavera e di autunno il sole entri in essa e arrivi sull’altare all’alba.

Il Professor Adriano Gaspani. Astrofisico.

Com’è architettonicamente strutturata la chiesa romana?

Premesso che le chiese cristiane cattoliche romane sono una derivazione delle basiliche romane antiche, era uso dotarle di una abside di forma semicircolare con tre aperture; una sull’asse, una nord est e una sud est. Ora, dalla monofora nord est entra il sole all’alba nel solstizio d’estate, da quella a sud est il sole nel solstizio d’inverno, da quella al centro il sole all’alba degli equinozi.  Ci sono alcune però eccezioni, come nelle chiese dei monasteri cistercensi oppure quelle costruite dall’ordine degli Umiliati, nelle quali l’abside è piatto. Le chiese cistercensi, per regola dovevano essere molto buie e non hanno le monofore laterali, ma generalmente solo quella centrale.

Perché non si è seguita solo questa regola?

Perché a un certo punto della Storia d’Europa, arrivarono sul nostro territorio popolazioni di ceppo germanico, come i Longobardi e i Franchi le quali portano con loro un bagaglio culturale molto diverso da quello tipico dell’impero romano. I Longobardi, dopo la conversione al Cristianesimo praticarono il cristianesimo ariano il quale prevedeva l’orientazione delle navate delle chiese verso il punto di sorgere del sole al solstizio d’estate, che era per le usanze nordiche il giorno più favorevole dell’anno.

Nel momento in cui i longobardi si convertirono dall’arianesimo al cattolicesimo romana, però, anche le loro chiese vennero costruite con l’abside allineato in maniera equinoziale secondo i dettami della chiesa di Roma.

Altre divergenze?

Abbiamo il criterio ibernico. Se l’architetto era un monaco irlandese, come San Colombano, fondatore del monastero di Bobbio, la chiese da loro fondate erano allineate con l’asse della navata diretto verso il punto di sorgere del sole nei giorni corrispondente alle antiche festività pagane celtiche irlandesi cristianizzate dai monaci irlandesi le cui date vennero stabilite in maniera fissa nel calendario giuliano (in origine le date delle feste tradizionali irlandesi erano stabilite sulla base delle date di prima visibilità di alcune stelle luminose) all’inizio di novembre (Samhain) e di maggio (Beltaine).

Straordinario! E l’orientazione nel giorno del Santo, di cui ha accennato?

Quella la trovi specialmente negli oratori di campagna, orientati sul giorno di sorgere del sole del giorno del Santo cui è dedicata la chiesa.

Come fate, Voi astronomi, a risalire empiricamente e a capire l’orientazione della Chiesa?

Il problema non è mettere in evidenza queste orientazioni, ma stabilire come queste orientazioni astronomiche siano state correttamente tracciate sul terreno dagli architetti medioevali. Il fatto che le chiese debbano essere orientate in determinate direzioni è scritto e documentato: le chiese cattoliche romane hanno le regole stabilite, le altre, altre regole di orientazione. Il problema è cercare di capire il metodo pratico che hanno usato per orientarle, per tracciare sul terreno la direzione astronomica corretta. Non avevano gli strumenti moderni, pensa che la bussola viene usata solo dal XVI secolo.

Cosa occorre fare, dunque?

Misurare l’angolo di orientazione rispetto al nord astronomico (non quello indicato dalla bussola), risalire a quali direzioni astronomiche sono state materializzate sul terreno, in rapporto alle usanze tipiche della popolazione che ha costruito la chiesa e soprattutto cercare di ricostruire i criteri operativi utilizzati. Se l’orientazione è nota, come hanno fatto, è da scoprire.

Quindi che metodi avevano?

Dunque, l’architetto medioevale deve tracciare sul terreno una linea, lungo cui verrà costruita la navata della chiesa. Se deve tracciarne una linea allineata verso il sorgere del sole all’equinozio di primavera, può farlo in due modi: nel primo, si reca lì alla mattina del 21 marzo indicato dal suo almanacco, e quando sorge il sole, determina l’asse da tracciare materializzandolo con due pali infissi nel terreno. Nel suddetto modo, però, esiste il problema dello sfasamento progressivo del calendario giuliano rispetto al computo solare vero, circa 8 millesimi di giorno agni anno. Questo implica che le date degli equinozi e dei solstizi segnate sugli almanacchi, dopo un certo tempo non corrispondano più alle date vere degli eventi solari. Ad esempio nell’anno 1000 esisteva una discrepanza di circa una settimana. Ad esempio se il tracciamento della linea equinoziale avveniva osservando il punto di sorgere del sole il 21 marzo del calendario, si commetteva un errore: il passaggio del sole all’equatore celeste (equinozio) in quell’anno non avveniva il 21 marzo ma per la deriva del calendario giuliano era già avvenuto alcuni giorni prima, ovvero verso il 13 marzo. Pertanto in questo modo l’architetto traspone un errore nell’orientazione della chiesa, che è attualmente misurabile. Se io, da astronomo, so che ho a che fare con una chiesa, orientata in questo modo, il cui asse non è esatto, ma è un po’ più a nord della linea equinoziale vera, deduco che l’architetto l’ha allineata, cercando di catturare, a vista, la direzione del sorgere del sole all’equinozio di primavera. Se invece è diretto un po’ più a sud, allora l’architetto ha operato al 23 settembre, cioè all’equinozio di autunno segnato sull’almanacco. In ogni caso, seguendo questo primo modo, ovvero l’orientazione a vista, l’architetto poteva tracciarlo praticamente solo due volte all’anno, all’equinozio di primavera o di autunno indicato dal suo almanacco.

E il secondo modo qual è?

Quello secondo cui l’architetto traccia per terra alcune costruzioni geometriche, come il decagono regolare orientato utilizzando il percorso giornaliero dell’ombra di uno gnomone verticale proiettata dal sole: in questo modo il tracciamento sul terreno era pressochè esatto. Quindi nell’anno 1000 in questo caso l’asse era molto più accurato.

Chi è stato il primo ad utilizzare il decagono regolare?

Non lo possiamo conoscere, perché questo metodo è antichissimo e lo si trova descritto nei testi vedici: viene dall’India e la sua prima citazione documentale risale al 1600 a.C. perché serviva per orientare gli altari vedici. L’unica differenza tra oriente e occidente è che nel primo si utilizzava uno gnomone standard lungo 12 piedi, invece in occidente si usava un bastone un po’ più lungo o un po’ corto a seconda delle necessità, che serviva il raggio del sole.

In che modo?

Esistono varie versioni di questo metodo, una delle quali viene accuratamente descritta da Gerbert d’Aurillac (papa Silvestro II) nella sua opera “Geometria Gerberti” che fu il testo fondamentale utilizzato dagli architetti medioevali.  Ci si reca sul luogo dove la chiesa deve essere costruita, al mattino, si pianta lo gnomone verticalmente per terra e si segna la posizione dove cade l’estremo dell’ombra proiettata dal sole, poi con una corda fissata al piede dello gnomone e lunga quanto quell’ombra si tracciava un cerchio centrato nello gnomone. Al pomeriggio quando l’ombra dello gnomone andava a toccare il cerchio, si segnava il nuovo punto sul cerchio.  Tracciando la linea che congiunge i due punti, quello del mattino e quello del pomeriggio, si determina l’asse est-ovest astronomico (linea equinoziale), la perpendicolare che passa per il piede dello gnomone indica la direzione nord-sud astronomica. A quel punto puoi tracciare e orientare le figure geometriche più opportune per ottenere l’orientazione richiesta. Gli irlandesi, per esempio, per ottenere le loro direzioni di orientazione utilizzano l’ottagono centrato nello gnomone costruito intersecando due quadrati ruotati di 45° l’uno rispetto all’altro.

Venivano sempre perfette?

Permesso che la perfezione non esiste, i risultati che venivano ottenuti erano comunque affette da un piccolo errore. Dopo stabilita la corretta direzione astronomica, esisteva il problema dell’andamento del profilo dell’orizzonte visibile dal luogo dove doveva sorgere la chiesa. Se ad esempio la costruzione geometrica determinava la corretta linea equinoziale astronomica, ma il sole sarebbe sorto in quel punto solamente se l’orizzonte fosse stato piatto, come avviane al mare. Nel caso delle chiese poste in ambiente montano, l’altezza dell’orizzonte visibile provoca un ritardo nell’apparizione del disco solare e, alle nostre latitudini, un conseguente spostamento del punto di apparizione del disco solare, verso sud. Per far si che la luce del sole si proiettasse sull’altare all’alba venivano quindi opportunamente spostate le monofore dell’abside in modo da intercettare correttamente i raggi solari.

Poi iniziavano a costruire?

Poi c’era il problema della fondazione cioè di quando posare la prima pietra dell’edificio. Bisognava porta in opera col cielo astrologicamente favorevole, e qui abbiamo sette o otto canoni legati alla posizione della luna nel cielo, documentati nei testi medioevali, che prevedevano che fossero rispettate prima di porre la prima pietra. La luna, ad esempio, non doveva essere in certe costellazioni, e doveva invece essere in altre.  Ad esempio, la luna doveva essere posta nel Sagittario, Acquario, Leone, Toro, e Cancro. Assolutamente no nello Scorpione, nei Pesci e nel Capricorno. E non doveva essere in congiunzione con Saturno.

Abbiamo testimonianze di questi calcoli?

Certamente, in moltissimi casi. Il Duomo di Milano ne è un esempio. L’arcivescovo Antonio da Saluzzo (cultore esoterico) al tempo dei Visconti, fece iniziare i lavori nel maggio 1386: nel febbraio dello stesso anno, 3 religiosi eseguirono la procedura di orientazione, ma nel settembre dello stesso anno, l’arcivescovo impose di distruggere tutto quanto costruito sino ad allora.

Incredibile! Come mai?

Antonio da Saluzzo esigeva che si aspettasse il 1387 e si ripartisse da capo. Il 1386, infatti era stato un anno astrologicamente sfavorevole per la costruzione di una grande cattedrale e secondo le credenze del tempo tutto quanto costruito in quell’anno non sarebbe durato.

Il Duomo di Milano ha l’orientazione a Roma?

Certamente, Gian Galeazzo chiese l’indulgenza al Papa per raccogliere i fondi per costruire questa grandioso edificio sacro.

E lei ne ha misurato l’orientazione?

Sì, su incarico della Veneranda Fabbrica del Duomo. Le misure GPS del 2010 hanno rilevato che l’asse è fuori di 0,7 gradi rispetto alla linea equinoziale, cosa dovuta soprattutto al susseguirsi della costruzione (e soprattutto all’assestamento). La procedura di orientazione fu geometrica, quindi è perfetta, basata col decagono regolare.

Chi lo misurò?

Lo misurarono i tre religiosi, un “magister geometriae” e i suoi due aiutanti utilizzando uno gnomone lungo poco più di un metro, e non era certo semplice prendere le misure, perché a quel tempo lo spazio non era libero, c’era ancora la vecchia basilica. misuravano,  Poi, iniziarono a costruire dall’abside: si comincia sempre da lì. Lì era stato tracciato un canale d’acqua, per portare il marmo di Candoglia fino al cantiere.

Nell’Antichità e nel Medioevo, già si distinguevano i pianeti dalle stelle…

Certamente, già i Babilonesi documentano i pianeti fino a Saturno, visibili a occhio nudo. La differenza si comprese dai piccoli spostamenti progressivi sullo sfondo delle stelle: una stella brilla, il pianeta, invece, ha luce fissa. perché essendo più vicini hanno una dimensione regolare apprezzabile.

Le regole di orientazione delle basiliche, donde vengono, quindi?

Dalla nazionalità, dalla cultura, ma hanno origine etrusca: queste regole vennero utilizzate dai gromatici romani che orientavano i castra e le città secondo le regole etrusche, secondo le direzioni cardinali. Sono regole di origine molto antica, si sono propagate, adattate alla situazione. Tutti i luoghi sacri, di tutte le religioni, sono astronomicamente orientati.

Arriviamo alla metafisica. Se la terra ha insita una perfezione (geometrica) che rispecchia il cielo, questa connivenza tra astronomia e religione, può portare a credere a un Assoluto… all’Aldilà?

Una volta la scienza e la religione erano fuse, dopo l’illuminismo c’è stata la deviazione: la religione è rimasta tale, la scienza è andata per la propria strada. Entrambe cercano di capire l’universo applicando regole e strumenti diversi. La finalità ultima era sempre comprendere. Esiste il problema dell’irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali. Il fisico Eugene Wigner descrive come si presenta la questione, facciamo un esempio: Marte ha la sua traiettoria intorno al sole, fissata. Se io voglio sapere fra 10 anni dove Marte si troverà in un certo giorno nel 2030, prendo i parametri orbitali, faccio dei calcoli, calcolo le effemeridi (previsioni) e, se i miei calcoli sono giusti, troverò che Marte sarà puntuale. Se ci si pensa, in realtà l’astronomo ha manipolato dei simboli, e basta. Si tratta di un insieme di 10 simboli, di numeri, manipolati secondo una serie di regole, che non hanno niente a che vedere con la realtà. Sono simboli e regole astratte e che si maneggiano applicando alcune regole. Il risultato di tale manipolazione è l’esatta posizione del pianeta nel giorno e nell’ora stabiliti. Avrei potuto usare, oltre ai numeri indoarabi, anche la matematica vedica, la matematica maya: se i conti sono giusti, il pianeta è sempre puntuale. Il problema è che la semplice manipolazioni di un numero di simboli secondo certe regole che non ha nulla a che vedere col pianeta stesso, ma è capace di carpirne l’informazione. Perché? Nessuno lo sa. Se la teoria dell’universo oleografico (che non ti racconto sennò domattina siamo ancora qui) è valida, la realtà è solo informazione che noi percepiamo. Si modifica il campo entropico e quello informativo e Marte è, in un certo senso, obbligato a obbedire.

Il medioevo è straordinario…

Il cliché del Medioevo epoca buia è totalmente falso. Per quanto riguarda l’orientazione delle chiese medioevali, è difficile ricostruire il metodo, poiché i metodi erano tenuti segreti: per scoprirli è stato necessario il lavoro di anni, che alla fine ha portato a ricostruire regole simboliche, astrologiche, astronomiche.