Costruzione del Muro – 13 agosto 1961 – Pixabay

Sulla caduta del Muro di Berlino servirebbe una seria riflessione. Meno celebrazione e più analisi politica. Spesso si dimentica che l’armata rossa dette il più grande contributo alla sconfitta dell’armata tedesca senza il/la quale la storia sicuramente sarebbe stata diversa. Ciò non giustifica alcunché, ma permette, semmai, di meglio comprendere lo spirito del tempo. Fatta questa telegrafica ma doverosa premessa sarebbe pure opportuno riflettere sul “nostro Mondo Libero” non solo come lo si vende nella propaganda mediatica martellante globalizzata ma, e soprattutto, nella sua realtà concreta.

Sembrerebbe quasi simmetrico che all’universalità proclamata dei “diritti umani” (primato dichiarato ad alta voce in contrapposizione alle miserie dell’oltrecortina) corrisponda, invece e purtroppo, la “globalizzazione dei sistemi inumani” determinati dal paradigma mercantile del… progresso. Un presente tuttavia prigioniero delle sue stentoree promesse che non riesce più giustificare la distruzione che – nella vita reale – determina. La cosiddetta onda verde è lì per ricordarcelo. La contraddizione sta nel rapporto ormai insostenibile tra gli scopi enunciati e gli esiti devastanti della propria azione. Il problema è che, nella storia progressista, un treno ne nasconda un altro e così ci si ritrova regolarmente a fare i conti con le conseguenze che non s’immaginavano.

Il capitalismo contemporaneo non si arricchisce come l’artigiano o il contadino della “mitica letteratura liberale” in proporzione al lavoro che fa, ma in ragione del lavoro gratuito degli altri, ai quali viene negata tutta la gioia del benessere. Trovo perfino che ci sia del sadismo ripeterci ogni giorno, ad esempio, che i cosiddetti super manager guadagnino trecento, quattrocento volte più di un normale salariato. Insomma non ne capisco lo scopo: che cosa si vuole ottenere? Un istintivo rancore? Una ingiustificabile rassegnazione?

Lì probabilmente si annida la perfida colpevolizzazione di chi non può raggiungere lo standard della ricchezza tracotante, tipica di coloro che credono di avere il compito di imporre ai propri simili come devono vivere. L’illusione, che liberismo economico, quello politico, così come la libera circolazione di merci, dei capitali, delle persone e la cosiddetta “libertà”… dei consumi (… relativa al proprio reddito) possano convivere senza confliggere, è la stessa che ci sollecita ad accettare un sistema che non serve ai bisogni degli uomini, se non quella di renderli perennemente sudditi. Ho letto da qualche parte che un ministro tedesco ebbe a dire a proposito della caduta del Muro:” Quel giorno finì la Guerra fredda ma il mondo divenne più freddo”.

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