È una domanda alla quale per ora è difficile rispondere. Sarà una liberazione per Pechino togliersi di mezzo il tycoon Trump e vederlo rimpiazzato da Biden?  Arduo dare una risposta secca. Per il momento i leaders cinesi sono molto cauti ed i loro commenti molto distaccati:  ovvero dicono di aver preso nota della svolta elettorale americana, ma non  si pronunciano in merito.

Foto Wiki commons (Gage Skidmore) – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.en

Anche  perché il dissidio a Washington sulle “frodi” elettorali è ancora in corso. Ciò detto, c’è molta attenzione.  In Cina, la notizia del successo del candidato democratico è diventata virale, è stata commentata secondo fonti giornalistiche per ben 730 milioni di volte su Weibo e su WeChat, i massimi social network cinesi. Visti i numeri cinesi, tutto all’ingrosso…..

Circa l’aspetto personale di Biden, risulterebbe che la gente comune  cinese ammirerebbe due cose in particolare. La prima è l’immediata visita al cimitero per un saluto sulla tomba del figlio Beau del “nuovo Presidente”, gesto che è stato visto con rispetto nella loro cultura confuciana della famiglia.

La seconda, il fatto che abbia resistito fino al successo, malgrado spesso le sue ambizioni politiche fossero frustrate dai fatti, e questo lo considerano ammirevole. Riconosciuti questi due punti, il resto lo guardano con cautela perché non è per nulla chiaro quale sarà la politica internazionale di Biden.

Per ora ha dichiarato tre cose nei suoi discorsi: il virus ha il primo posto. Se farà meglio di Trump, ed avrà fortuna col vaccino (e pare essere proprio così) potrà iniziare col piede giusto. È certo che le altre due priorità saranno al vertice delle sue politiche, cioè clima e proliferazione nucleare, ma sapere quale sarà il suo atteggiamento verso la Cina è per ora in  “mente dei”.

Ciò che emerge dalle sue dichiarazioni è che si occuperà in primis della Russia, definita una minaccia. Pare che Putin non si sia accodato al coro di quelli che hanno espresso le congratulazioni per l’elezione. Nella lista quindi, dopo la Russia, Cina poi Cina ed ancora Cina.

Il paese è stato definito “un avversario”, durante la campagna elettorale ha etichettato il “nuovo imperatore” cinese Xi Jinping “a thug”, un teppista, un mezzo criminale ed ha promesso che “userà ogni energia per affrontare il tema delle violazioni dei diritti umani”, ivi incluse – ed inter alia – le detenzioni di massa ed i lavori forzati nelle regioni occidentali della Cina (lo Xinjiang), il noto problema degli uiguri.

Questo non stempera la tensione fra i due paesi come sottolinea un ex ammiraglio cinese, Yang Yi “le relazioni cino-americane si trovano ad un punto molto pericoloso” (fonte New York Times).

Tentiamo a questo punto qualche ipotesi su come le relazioni fra i due paesi potrebbero svilupparsi con Biden come Presidente Usa.

Sicuramente rispetto alla conflittualità di Trump verso l’Europa, Biden tornerà a ricreare un rapporto armonico con la UE, le alleanze atlantiche, anche se significherà alimentare le tendenze verso un decoupling Cina-Occidente, cioè nelle tecnologie ostracismo verso la Cina, unità con Washington.

La UE, in particolare la Germania, considerano la Cina un “avversario sistemico” e quindi potrebbe formarsi un’alleanza UE-Usa per confrontare il crescente potere economico e militare di Pechino.

Biden continuerà a spingere Pechino verso un ribilanciamento degli scambi, magari non usando la leva delle tariffe che, in fondo, danneggiano anche l’economia americana (prodotti più cari).

In sostanza, Biden non userà il linguaggio aspro, confrontativo di Trump, ma, secondo gli analisti americani, non sarà più morbido nei confronti cinesi.

Xi e Biden si conoscono, si contano undici incontri fra di loro, ma non in modo profondo.

Per ora l’unica nota distensiva ci viene da un ristorantino di “noodles”, spaghetti cinesi in salsa nera di soia, dove tempo fa pranzò Biden.

Le sue fotografie sono appese all’esterno con un messaggio “spero che (Biden) sarà un po’ buono con noi cinesi..”

Vittorio Volpi