La Santa Sede ha pubblicato due giorni fa l’atteso Rapporto McCarrick che ha gettato luce sugli atti di violenza e di abusi perpetuati su giovani uomini e seminaristi minorenni dall’oggi 90enne Theodore McCarrick.

Il rapporto è lungo 461 pagine ed è frutto del meticoloso studio di documenti che provengono dagli archivi della Santa Sede, della nunziatura di Washington e delle diocesi statunitensi coinvolte.  Comprende inoltre oltre 90 interviste dirette a vittime e testimoni, durate da 1 a 30 ore. Le denunce erano arrivate sin dagli anni 90 ma furono regolarmente cestinate ed ignorate in quanto anonime. Nel 2000 McCarrick si era rivolto al segretario di Giovanni Paolo II contestando le accuse che gli venivano rivolte: “Nei settanta anni della mia vita, non ho mai avuto rapporti sessuali con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio, chierico o laico, né ho mai abusato di un’altra persona o l’ho trattata con mancanza di rispetto”. Parole a cui l’allora Papa Wojtyla  aveva creduto, tanto che  sempre nel 2000 McCarrick era salito nella gerarchia diventando prima arcivescovo di Washington e poi, un anno dopo, cardinale.

Nel Rapporto si ammette che la Santa Sede aveva preso decisioni basandosi su informazioni parziali e incomplete e l’uomo non è stato infatti processato fino al 2017 quando in Vaticano erano giunte accuse circostanziate di abusi su minori. A quel punto Papa Francesco cacciò McCarrick dal collegio del cardinali e infine prese la decisione di spretarlo.

Nel momento in cui McCarrick fu nominato arcivescovo di Washington c’erano già numerosi elementi a parlare a suo sfavore. In particolare quattro accuse, tutte riguardanti attività sessuali di McCarrick con altri preti o con minorenni. Inoltre, “si sapeva che McCarrick avesse condiviso il letto con seminaristi adulti nella casa al mare sulla costa del New Jersey” si legge nel rapporto. Ci fu inoltre l’avvertimento da parte del cardinale di New York O’Connor, che scrisse al nunzio invitandolo a rivedere l’assegnazione a McCarrick del prestigioso incarico di Washington. Nonostante questo Wojtyla lo nominò lo stesso, facendosi convincere dalle parole di McCarrick, suo conoscente dal 1976.

Nel 2005 le accuse riemergono e monsignor Viganò suggerisce un processo canonico per verificarne l’autenticità. Ne emerse che “gli addebiti di cattiva condotta con adulti si riferivano a fatti avvenuti negli anni ‘80; e non vi erano indicazioni di alcuna cattiva condotta recente”. Infine McCarrick era stato ammonito con delle raccomandazioni, cosa che tuttavia non ha in nessun modo influito sulle sue attività e viaggi. Un esame più serio della faccenda avvenne soltanto di recente, sotto il Pontificato di Francesco.

In una lettera che accompagna il rapporto, il cardinale Pietro Parolin che ha sottolineato: “Dalla lettura del documento emergerà che tutte le procedure, compresa quella della nomina dei vescovi, dipendono dall’impegno e dall’onestà delle persone interessate. Nessuna procedura, anche la più avanzata, è esente da errori, perché coinvolge le coscienze e le decisioni di uomini e donne” Ha poi aggiunto: “Il Rapporto  avrà degli effetti anche in questo: nel rendere tutti coloro che sono coinvolti in tali scelte più consapevoli del peso delle proprie decisioni o delle omissioni. Sono pagine che ci spingono a una profonda riflessione e a chiederci che cosa possiamo fare di più in futuro, imparando dalle dolorose esperienze del passato”.