Tra arrivismo sfrenato fino alla rinuncia degli ideali, caduta e rinascita spirituale

Fresco di stampa, il romanzo dello scrittore della Svizzera italiana Alberto Gianinazzi, dal titolo “2000 Watt” ed editato dalla Aletti, è un affresco grottesco della società odierna, di cui, con ironia e sguardo lucido, vengono mostrate le numerose falle. Una pungente e sarcastica critica a questi nostri anni sempre più caratterizzati dall’ossessione del successo sul lavoro, dal miraggio del denaro, dalla spietata competizione con i propri simili, in un concentrato di vicende narrative amare e divertenti insieme, estremizzate nelle conseguenze e narrate con un linguaggio snello, pulito e chiaro che rende la lettura agevole, e nitido il quadro che si va man mano formando. Nei contenuti, il romanzo opera un’originale rivisitazione in chiave moderna dell’antico motto mors tua vita mea (morte tua, vita mia) oppure dell’hobbesiano homo homini lupus (uomo, lupo dell’uomo), rapportandola alle peculiarità della contemporaneità.

Personaggio principale del racconto è Nicola Beltramina, un amministratore di certificati verdi CO2, che, dopo aver duramente scalato la strada del successo professionale, sacrificando la sua vita privata, si trova ad assistere impotente al suo improvviso declino professionale. Un grottesco rovesciamento del destino, una perfida beffa, che arriva proprio quando il protagonista credeva di avercela fatta a raggiungere i ranghi gerarchici più alti e che per questo è ancora più difficile da accettare. Da qui, sprofonderà in una depressione amara e nichilistica, che lo porterà a rinnegare tutti i valori in cui ha sempre creduto, a toccare il punto più basso della scala sociale, per poi riemergerne più consapevole e maturo. Farà spazio a nuovi valori, come l’amicizia e l’amore, che daranno un significato più profondo alla sua vita e gli permetteranno di vivere una dimensione umana più autentica. È una maturazione profonda, la sua, a tal punto che gli consentirà di fronteggiare vittoriosamente gli spettri del passato, quando torneranno a lusingarlo, per riportalo nel loro mondo sterile e asettico.

La bella penna di Alberto Gianinazzi ci consegna un inesorabile ritratto dell’uomo in carriera, nei giorni nostri, aprendo però uno spiraglio di speranza che nasce da una profonda crisi (intesa, nel suo significato originale di derivazione greca, non solo come peggioramento ma come possibilità di un cambiamento in positivo). Il racconto asciutto scorre veloce e si apre, di tanto in tanto, a riflessioni sulla vita, che per questo risultano ancora più intense e suggestive. Come in questo passo introspettivo: «Mi sono staccato dai tentacoli della piovra, che io stesso nutrivo. Me ne sono andato ferito ed amareggiato. Per anni mi ero esaltato nel paese dei balocchi, cercando il nirvana del successo, ma era una chimera. Nessuno mi ha asciugato il sudore sulla strada dei falliti. Oggi non faccio parte del cimitero dei delusi, degli stroncati. Al massimo, mi ritrovo solo come un imbecille a contemplare il fondo del bicchiere, sprofondando nella nostalgia e leggendo bislacche profezie, ma ciò non mi uccide».

«La nostra è una società molto complessa, basata sull’individualismo, il profitto e l’efficienza, piena di contraddizioni e ingiustizie – ha dichiarato Gianinazzi, nato a Lugano nel 1958, in terra svizzera, dove ha lavorato per quarant’anni nel campo assicurativo facendo tappa anche all’estero e ha collaborato come redattore al giornale settimanale La Pagina Italiana di Zurigo -. I giri di vita si susseguono in un carosello anonimo. La pressione sull’individuo è una tragica costante, che per alcuni si trasforma in una vera tragedia, quando ci si identifica col proprio lavoro, investendovi incondizionatamente anima e corpo. La scalata sociale è uno specchio per le allodole e quando non si è pronti ad accettarne i cambiamenti (e pochi lo sono), si può cadere “dalle stelle alle stalle”. E ciò può fare veramente male».

È un ritorno alla grande in libreria, con un libro che si presta a più livelli di lettura, da quello dei fatti tout court seguendo la trama; all’analisi dei valori simbolici e delle riflessioni sollecitate dal testo. L’opera è pubblicata nella collana “I Diamanti” della casa editrice Aletti, raccolta che nasce col beneplacito del maestro Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo, e che prevede importanti firme del mondo letterario in qualità di testimonial d’eccezione degli autori presentati nella collana (da Alfredo Rapetti Mogol, autore di grandi successi, a Francesco Gazzè, autore dei testi delle canzoni del fratello Max, a Cosimo Damiano Damato, il già citato Quasimodo junior, il candidato al Nobel Hafez Haidar, traduttore di Gibran, ed infine il poeta Giuseppe Aletti).

Un bel traguardo per Gianinazzi che, per le sue opere letterarie, di racconti e poesie, ha già conquistato numerosi riconoscimenti (tutti gli approfondimenti sullo scrittore, passioni e opere, sono disponibili sul sito personale dell’autore www.algiana.ch) e che ci consegna questo libro dal carattere consolatorio.

Una lettura che evidenzia come, dai capricci del destino, possa nascere un cambiamento e sia possibile attraversare la tempesta diventando persone migliori. Proprio il libro adatto in questo periodo dominato dall’emergenza coronavirus, in cui l’umanità attende una nuova rinascita.