“I numeri non mentono”, così si è espresso il Segretario di stato Brad Raffensperger, il repubblicano che sovrintende il processo elettorale della Georgia, affermando nuovamente la vittoria di Joe Biden nello stato che prende il nome dal re Giorgio II di Gran Bretagna. “Come altri repubblicani, sono deluso. Il nostro candidato non ha vinto i voti elettorali in Georgia. In qualità di Segretario di stato, credo che i numeri che abbiamo presentato oggi siano corretti”, ha aggiunto Raffensperger, spiegando che non c’erano prove di brogli o frodi diffuse e ribadendo che il nuovo sistema di voto cartaceo della Georgia ha funzionato accuratamente.

Dopo aver completato il primo storico riconteggio con la verifica manuale di circa 5 milioni di voti, Biden è stato confermato vincitore dei 16 voti al collegio elettorale: 49,51% Biden, 49,24% Trump e 1,25% al candidato liberale Jo Jorgensen, secondo quanto riportato nel sito governativo della Georgia. “Il primo audit della Georgia ha confermato con successo il vincitore delle elezioni scelto, e dovrebbe dare agli elettori maggiore fiducia nei risultati”, ha dichiarato Ben Adida, direttore esecutivo di VotingWorks, l’organizzazione per il voto.

Trump aveva continuato a formulare accuse di frode elettorale, con particolare riferimento alla Georgia, prima che il risultato fosse di nuovo confermato. Dopo il riconteggio, la consulente senior della campagna elettorale di Trump ha affermato che la Georgia ha ricontato le schede elettorali illegali. L’audit ha avvicinato Trump a Biden di circa 1’300 voti, ma “è stato un errore umano e non una frode”, ha detto il repubblicano Gabriel Sterling, responsabile dell’implementazione del sistema di voto in Georgia.

Gli alleati di Trump hanno subito battute d’arresto legali in Georgia, Arizona e Pennsylvania. Il giudice del tribunale della Georgia, che ha respinto archiviando il tentativo dei repubblicani di bloccare la certificazione dei risultati prevista per oggi, è stato nominato da Trump lo scorso anno.

Trump ha aperto un nuovo fronte per cercare di ribaltare il risultato delle elezioni, attaccando a tutto campo i risultati del Michigan con l’intenzione di inserirsi nel processo di certificazione del voto che avverrà il 23 novembre. Il leader della maggioranza al Senato Mike Shirkey e il presidente della Camera Lee Chatfield, entrambi repubblicani, visiteranno la Casa Bianca su richiesta di Trump per sentire cosa ha da dire loro prima del consiglio di lunedì prossimo. Biden ha un vantaggio di quasi 160 mila voti in Michigan. Per avere successo, Trump dovrebbe superare i considerevoli ostacoli legali e influenzare le certificazioni in almeno tre Stati per ribaltare il voto.

Biden ha vinto con un margine di 306 su 232 voti del collegio elettorale. Quasi 6 milioni di voti di vantaggio su un totale di oltre 153 milioni di persone che si sono recate alle urne: 51% Biden contro 47.2% Trump. Uno Stato certifica la lista di elettori repubblicani o democratici in base a quale candidato vince il voto popolare. Il processo per ufficializzare la vittoria avrà inizio nelle prossime settimane. Gli elettori difatti si riuniranno il 14 dicembre per selezionare formalmente il presidente e inviare il risultato al Congresso il 6 gennaio per il conteggio. Il 20 gennaio termina il mandato presidenziale e inizia quello successivo.

Trump ha promesso di perseguire ogni opzione legale possibile per contestare, con le donazioni degli elettori repubblicani, i risultati in Georgia anche dopo l’audit che ha riconfermato la sconfitta. Anche se i tribunali respingono le accuse, il presidente Trump sta cercando di persuadere i repubblicani fedeli a manipolare il sistema elettorale.

Il senatore repubblicano Mitt Rommey, ha dichiarato che gli sforzi di Trump “per sovvertire la volontà del popolo”, le affermazioni inconsistenti e il tentativo di intimidire i funzionari locali “sono tra le peggiori azioni presidenziali immaginabili”. L’avvocato di Trump Rudolph Giuliani ha invece detto: “Non possiamo permettere a questi criminali – perché è quello che sono – di rubare un’elezione al popolo americano”. I big del Partito Repubblicano hanno preso le distanze, e ora è fondamentale evitare una spaccatura interna.

Non c’è mai stato niente di simile nelle 58 cerimonie precedenti nella storia statunitense. Le circostanze della 59° inaugurazione si stanno svolgendo nel bel mezzo di una pandemia.