foto Wiki commons (Fanny Schertzer) – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.en

“Il problema di fondo dell’iniziativa è l’insicurezza del diritto che essa provoca. Scopo dichiarato è accordare la protezione giuridica ai diritti dell’uomo e dell’ambiente. Ma i diritti dell’uomo costituiscono dei princípi generali che sono messi in opera dalla Costituzione e dalle sentenze dei tribunali. I tribunali svizzeri saranno chiamati a emettere sentenze su fatti accaduti in altri Paesi, aventi leggi e consuetudini diverse dalle nostre? E come accertare i fatti senza il concorso delle autorità competenti di questi Paesi?

La protezione dell’ambiente pone il problema del diritto applicabile. Riteniamo davvero di poter imporre la legislazione svizzera allo Zambia o alla Nuova Guinea? E chi condurrà il processo in Svizzera? La comunità contadina dello Zambia eventuale vittima di possibili abusi oppure – più verosimilmente – una ONG e/o uno studio di avvocatura specializzato in cause internazionali che proporrà all’azienda elvetica (magari una PMI) un oneroso patteggiamento, che l’azienda sarà costretta ad accettare indipendentemente dalle proprie ragioni e convinzioni per evitare che il prolungarsi di una causa ne affossi la reputazione?” (dal CdT)

Pascal Couchepin, già consigliere federale

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Questa citazione mette bene in luce le conseguenze concrete di una iniziativa “benintenzionata”. Ma considerazioni razionali di questo tenore difficilmente dissuaderanno gli “animati da sacro zelo”, i quali – da “buoni” – hanno già deciso chi sono i “cattivi”.

Un politico mi ha detto: “se va male possiamo sperare nei Cantoni”. Infatti una iniziativa costituzionale necessità dell’approvazione da parte della maggioranza dei Cantoni.