Donald Trump ha reagito con rabbia contro la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di respingere all’unanimità la causa priva di fondamento presentata dal Procuratore generale del Texas Ken Paxton, per ribaltare la volontà degli elettori. Venerdì, i nove giudici della più alta corte federale disciplinata dalla Costituzione americana, hanno respinto con un breve ordine scritto in una sola pagina, il tentativo di eliminare i conteggi dei voti in quattro Stati dove Trump ha perso: Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.

Quest’ultimo stratagemma con il quale si cercava di invalidare una procedura della democrazia american chiedendo di posticipare il termine per la certificazione elettorale  in modo di avere tempo per indagare sulle presunte irregolarità di voto, era sostenuta da Trump, da 18 Stati a guida repubblicana e da 126 membri repubblicani della Camera dei rappresentanti.

Citando l’articolo III della Costituzione, la Corte Suprema ha archiviato la causa per mancanza di legittimazione: “Lo Stato del Texas non ha nessun diritto legale di contestare il modo in cui un altro Stato svolge le proprie elezioni”. Una decisione che assegna un colpo fatale e umilia Donald Trump nei suoi tentativi di buttare fuori milioni di voti in quattro Stati.

Non poteva essere altrimenti, perché se la richiesta del Texas non fosse stata respinta, i giudici avrebbero causato un precedente e compromesso qualsiasi nozione di neutralità.

“La Corte Suprema ci ha davvero deluso. Niente saggezza, niente coraggio!”, ha twittato Trump dopo il verdetto. “Questo è un grave e vergognoso errore giudiziario. Il popolo degli Stati Uniti è stato ingannato e il nostro Paese è caduto in disgrazia”, ha scritto ore dopo, attaccando in modo agitato la Corte Suprema per aver respinto un tentativo infondato.

Trump ha sempre sperato che in caso di elezione contestata si sarebbe finito davanti la Corte Suprema, dove ha nominato tre giudici durante il suo mandato per assicurarsi una maggioranza conservatrice: 6 su 3. “Se la Corte Suprema mostra grande saggezza e coraggio, il popolo americano vincerà forse il caso più importante della storia e il nostro processo elettorale sarà nuovamente rispettato!”, aveva dichiarato poche ore prima del provvedimento emesso dal tribunale al vertice giurisdizionale. Ma proprio perché la Corte Suprema è conservatrice, non dovrebbe sorprendere per la decisione che è stata presa. I giudici che sono stati nominati dai presidenti repubblicani, professano proprio l’adesione alla Costituzione e al testo preciso degli statuti federali con la fama di indipendenza e autorevolezza. “Il segno distintivo della giurisprudenza conservatrice è il rispetto della legge consolidata”, afferma l’ex giudice repubblicano Michael McConnell.

Sono quattro i punti che hanno portato i giudici a decidere in questo modo: 1) il Texas non ha un interesse dal punto di vista giudiziario per il modo in cui un altro Stato conduce le sue elezioni; 2) il Texas ha cercato erroneamente di scavalcare i tribunali inferiori federali o statali in appello, inquadrando la causa come fosse un caso in cui la Corte Suprema abbia la giurisdizione originale (28 U.S. Code § 1251) decidendo cioè in prima e unica istanza; 3) i principi del federalismo impongono che gli Stati decidano da soli come condurre le loro elezioni; 4) i governatori avevano già certificato i voti, rendendo la sfida tardiva.

Trump rimane comunque determinato a non concedere la vittoria e vuole proseguire la sua battaglia malgrado le numerose sconfitte dei suoi avvocati. Vuole un consulente speciale che indaghi sulle sue accuse di frode elettorale e svolga un’indagine sulle accuse mosse contro il figlio del suo rivale, Hunter Biden. Il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr, fedele alleato di Trump, è l’unica persona che può nominare, come da regolamenti del Dipartimento di Giustizia, un consulente speciale per indagare in modo indipendente sulle questioni, ma lo stesso Barr ha annunciato all’inizio del mese di non aver trovato alcuna prova di frodi elettorali diffuse sostenute da Trump.

Nonostante il messaggio molto chiaro della Corte Suprema, Trump oggi si è scagliato contro il procuratore generale chiedendo il suo licenziamento. Stando a quanto sostiene, Barr era a conoscenza di un’indagine federale sul figlio di Biden già prima delle elezioni e non ha fatto alcunché.