Oggi il pensiero del giorno l’abbiamo preso dall’amico Fulvio, che ha “postato” una bella riflessione.

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PELLI  È apparsa sul Corriere del Ticino di venerdì scorso una lettera al direttore con un titolo più che mai azzeccato: “Magistrati: tremendo imbarazzo. L’ha scritta il deputato al Gran Consiglio Fabio Schnellmann cogliendo il centro del bersaglio. Scrive: “Secondo il mio personale parere non deve più essere il Parlamento a effettuare questo esercizio, né tanto meno i candidati devono essere ancorati ad un partito”.

Una verità semplice: se elegge il Gran Consiglio inevitabilmente lo farà perseguendo obiettivi politici, perché non è evidentemente in grado di farlo per competenza di giudizio autonoma. Gli si è affiancata una commissione di esperti, ma spesso nel passato non l’ha ascoltata. Ora non ha ascoltato nemmeno il Consiglio della magistratura, che per legge era tenuto a preavvisare la prosecuzione del mandato dei magistrati in carica per addirittura dieci anni.

Ho vissuto in prima persona periodi in cui la proposta dei magistrati era sostanzialmente di spettanza dei partiti. I procuratori erano cinque, i giudici istruttori quattro, la criminalità importante: i nomi dei magistrati erano prestigiosi e si sono svolti processi memorabili. Forse non era giusto che decidessero i partiti e oggi non appare più opportuno. Ma la differenza fra allora ed oggi è che i partiti di allora, tutti, davano retta alle loro commissioni di esperti e quando un magistrato non si dimostrava all’altezza di un compito oggettivamente difficile e non adatto a tutti, veniva anche rimosso, come la Storia insegna.

Speriamo che la Commissione gran consigliare incaricata di rivedere le regole di nomina e conferma dei procuratori pubblici si ponga quale prima domanda se lei stessa e il Gran Consiglio sono gli organi adattati a valutare, proporre e decidere chi può essere un buon magistrato. Sarebbe atto di notevole statura politica riconoscere la propria incompetenza, come con modestia e saggezza ha fatto il deputato luganese.

Fulvio Pelli

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Fabio Schnellmann ha ragione? Certo, ma sa perfettamente di auspicare l’impossibile. Dunque ha anche un po’ torto.

Per la nomina dei magistrati ci sono tre vie.

— Eletti dal Gran Consiglio. Non va bene perché sono eletti dalla partitocrazia.

— Elezione popolare. Non va bene perché i poveretti sarebbero costretti a fare campagna elettorale.

— Rimane la designazione ad opera di una Commissione di esperti indipendenti. Andrebbe bene? No, perché la Commissione sarebbe (automaticamente) lottizzata. L’esperto indipendente PLR accanto all’esperto indipendente PPD (senza la “C”), all’esperto indipendente PS, all’esperto indipendente Lega.

In verità – opinione mia personale (che non conta) – l’indipendenza della magistratura non è una cosa reale. È piuttosto un modo di dire, un pensiero tranquillizzante. Accontentiamoci!