Aveva gettato dal quinto piano della loro abitazione la moglie 24enne, per poiché la sospettava di adulterio, nel luglio del 2017 a Bellinzona.

L’uomo, eritreo di oggi 39 anni, aveva invece sostenuto che la donna si era suicidata. In tribunale aveva sempre parlato tigrino, una lingua della sua terra d’origine e c’era stata sempre la necessità di un interprete, il quale, nell’ultima udienza, aveva anche tradotto una bestemmia, causando l’indignazione del giudice, che aveva sospeso l’udienza.

Per il presunto omicida il procuratore pubblico Moreno Capella aveva chiesto 18 anni di carcere, oltre all’espulsione dalla Svizzera, scontata la pena.

Alla fine, la condanna da parte del giudice Marco Villa, è arrivata: una condanna a 16 anni di carcere e l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni per aver assassinato la moglie.

La Corte delle Assise Criminali ha infatti respinto la difesa dell’imputato sostenendo che, l’uomo, geloso per il sospetto di una relazione illecita, spinse la donna giù dal balcone dopo un litigio. Il giudice, vista anche la mancanza di premeditazione, ha così ridotto di due anni la pena proposta dal procuratore pubblico (che era di 18 anni) per l’imputato. Non si sa se il condannato farà ricorso.