Buon Natale, nel nome della Tradizione e della Sacralità del Natale

Festa in origine del dio Mitra presso gli antichi romani e del Sole che risorge presso le popolazioni celtiche, il Natale diviene, con l’avvento del Cristianesimo e la scoperta, da parte di Sant’Elena – imperatrice e madre di Costantino (e, tra l’altro patrona degli archeologi)- della Grotta di Betlemme nella quale nacque Gesù Cristo, il Dies Natalis per eccellenza, il genetliaco di Dio fattosi Uomo, nato da una Vergine concepita, a sua volta, senza peccato originale.

Il Natale non è soltanto la combinazione felicemente riuscita della festività dell’incarnazione del Dio con la celebrazione del Solstizio d’Inverno, bensì un sincretismo perfetto di sacralità sia maschile (il Dio – Gesù) che femminile (Maria).

E’ infatti il cattolicesimo romano che, con il culto di Maria, sancisce l’importanza della Donna nella Religione. Con il Giubileo indetto nell’Anno Santo 1300 (lo stesso nel quale Dante “intraprende” il proprio viaggio spirituale nell’aldilà scrivendo la Commedia), inizia a fiorire il culto mariano, sancito “in anteprima” dall’Alighieri con la splendida preghiera dell’invocazione alla Vergine da parte di San Bernardo di Chiaravalle nel canto XXXIII del Paradiso:

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore. 

I Padri fondatori della civiltà seppero pregare e comprendere la Tradizione.

Veniamo al punto: oggigiorno, tolta per un attimo la tradizione “moderna” (e pur bella e affascinante e giustamente imprescindibile) del Natale – Coca Cola, Babbo Natale, regali e scintillii – cosa rimane? Il Presepe, ovviamente.

Ma se la Sacra Famiglia che compone il Presepe, viene intesa come un gruppo di profughi in sosta, e non più come Maria prescelta da Dio, che dà alla luce il Figlio dello Spirito Santo col suo sposo Giuseppe, ecco che si attua la desacralizzazione del sacro.

L‘accoglienza che le locande, tutte piene, non tributano ai due sposi in viaggio, non può essere strumentalizzata a mera lettura politica.

Poiché, altrimenti, il rischio è quello di desacralizzare anche la figura di Maria (come intesa dai protestanti, che non ne riconoscono tuttora la funzione di mediatrice divina), e, di conseguenza, togliere la Donna dalla sfera del divino, abolendo uno dei più grandi traguardi raggiunti dall’antropologia religiosa.

La probabile correlazione al suddetto rischio e che, desacralizzando la figura della Madonna, tutrice delle donne e prescelta tra esse, si legittimi, in qualche modo, la violenza sulle donne.

La violenza imperante di questo secolo – omicidi, femminicidi, violenza contro il prossimo – è data (anche) dall’imperante laicismo intollerante e dissacrante nei confronti della tradizione e della religione, la quale invece poneva un paradigma cui rifarsi, il Divino, per l’appunto, per essere migliori.

Chantal Fantuzzi