NOTA. Ci siamo ricordati di questo articolo da noi pubblicato il 17 giugno 2020. Lo riproponiamo in data odierna poiché pensiamo che possa risultare di attualità.

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“Fuori i nomi!”, di fronte alla notizia di un misfatto la gente reagisce così. Bisognerebbe dunque rivelarli, ma non si può. O meglio: si può sempre meno. La sete di sapere (spesso morbosa) del pubblico si scontra con esigenze di privacy sempre più alte e non viene placata.

Di questo e di molto altro si parla nel volume “La cronaca giudiziaria ticinese”, scritto da un avvocato, Davide Cerutti, e da un giornalista specializzato, Francesco Leporie presentato ieri in conferenza stampa all’USI (dovete farvi aprire).

La qualità della cronaca giudiziaria, il lavoro del giornalista e il suo rapporto con avvocati, giudici e procuratori, il ruolo dirompente (non esageriamo affatto) di portali e social, fulminei, pettegoli e talvolta imparabili. Tre casi recenti vengono approfonditi: il delitto di Muralto, la “coppia perversa” del Bellinzonese e il pestaggio di Giumaglio. Come si è comportata l’autorità giudiziaria? I giornali, la radioTV, i portali, i social? Si sono verificate situazioni paradossali? C’è stata disparità di trattamento?

Noi leggeremo con calma il libro e poi faremo il nostro articolo.

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Ieri all’Università della Svizzera italiana, l’avvocato Davide Cerutti e il giornalista Francesco Lepori hanno presentato il libro “La cronaca giudiziaria ticinese”, edito dalla Helbing Lichtenhahn Verlag di Basilea.

Partendo dalle due diverse prospettive – quella giuridica e quella giornalistica – il volume cerca di tracciare il quadro attuale della cronaca giudiziaria in Ticino. Il “cuore” del lavoro, preceduto da un capitolo introduttivo e seguito da tre contributi di esperti in materia, è lo studio allestito sulla scorta del monitoraggio di quanto pubblicato nel 2019. Analisi che evidenzia innanzitutto preoccupanti e crescenti carenze qualitative: sia formali (come l’uso scorretto della terminologia giuridica), sia contenutistici (dalle imprecisioni di minore portata fino alle vere e proprie fake news).

Il dato è imputabile a più fattori. Tra questi la crisi dell’editoria, che ha contribuito a ridurre, nelle redazioni, il numero di giornalisti specializzati. Oggi tutti devono sapersi occupare di tutto. E in fretta.

Lo sviluppo dei siti di informazione e dei social network ha infatti progressivamente velocizzato i ritmi di pubblicazione delle notizie. L’immediatezza della cronaca è senz’altro un valore aggiunto, che però (valgano gli esempi elencati nel libro) ha aumentato al contempo il rischio di errori.

A complicare ulteriormente la situazione sono i vincoli imposti dal sistema normativo odierno. Una serie di misure volute a tutela delle parti coinvolte nei procedimenti penali, ma talvolta di dubbia efficacia e spesso tali da rendere molto difficoltoso (se non quasi impossibile) il lavoro sul campo. Per non parlare delle incongruenze che vengono a crearsi con i dettagli riportati online dalle reti sociali o dai media esteri.

Davide Cerutti

Nel 2019, proprio un caso ticinese – il cosiddetto “giallo di Muralto” – è sfociato in una mozione che chiede di allentare i paletti imposti dall’art. 74 del Codice di procedura penale svizzero (CPP). Il Consiglio degli Stati l’ha approvata, il Nazionale no. Il rapporto tra politica e giustizia è, più in generale, un altro dei temi affrontati nello studio, da cui emerge una doppia dinamica: l’uso strumentale che la politica fa della giustizia per ottenere visibilità sulla stampa, e viceversa l’uso che la giustizia fa della stampa per ottenere dalla politica ciò che rivendica (a cominciare dal potenziamento delle risorse).

Francesco Lepori

Non meno complessa, poi, la relazione tra media e autorità giudiziarie. Complessa, poiché dettata da esigenze contrapposte: il diritto all’informazione e il dovere di riservatezza, la rapidità della cronaca e i tempi lunghi imposti dalle inchieste. In Ticino procura e polizia comunicano di più rispetto a quanto succede nel resto della Svizzera. Il problema sta nei contenuti, perché solo una stretta minoranza delle note diffuse riguarda incarti importanti. Cosa che accade anche quando si potrebbe e dovrebbe mettere al corrente l’opinione pubblica di determinate indagini in corso.

La ricerca condotta approfondisce questi e altri aspetti. Per ulteriori dettagli è possibile rivolgersi direttamente a Davide Cerutti (079/857.05.58, davide.cerutti@usi.ch) o a Francesco Lepori (079/331.19.24, francesco.lepori@rsi.ch).

Gli autori

Davide Cerutti è avvocato presso Walder Wyss SA (Lugano/Losanna), nonché docente nell’Univesità di Losanna (introduzione al diritto e metodologia giuridica) e nell’Università della Svizzera italiana (comunicazione giudiziaria e comunicazione istituzionale). Già professore sostituto nell’Università di Losanna, presiede il Comitato etico dell’Università della Svizzera italiana.

Francesco Lepori lavora a “il Quotidiano” della RSI, dove riveste i ruoli di capo edizione e di responsabile della cronaca giudiziaria. Nel 2016, con il collega Luca Fasani ha pubblicato il libro “BSI fuori rotta” (Edizioni Casagrande), sulla Banca della Svizzera Italiana e lo scandalo del Fondo sovrano malaysiano 1MDB. Nel 2018 “Il Ticino dei colletti sporchi” (Armando Dadò Editore), dedicato ai reati finanziari in ambito bancario.