Il sanguinario capo clan Antonio Di Martino, 40 anni, conosciuto come “’O lione”, boss della camorra, ricercato dal 2018, è stato catturato a Gragnano (il capoluogo famoso per la produzione di pasta, in particolare i maccheroni), sui monti Lattari (dove i Bizantini vinsero la guerra greco-gotica).  

Il boss Antonio Di Martino era ricercato dal 2018 per estorsione aggravata dal metodo mafioso; latitante, aveva sempre potuto contare sull’appoggio di alcuni fedelissimi del clan egemone nei boschi dei Lattari, dove i malviventi coltivavano vaste piantagioni illegali di marijuana.

Descritto nelle inchieste della Dda di Napoli come un capo clan sanguinario, spregiudicato, pronto a tutto pur di imporre il proprio potere nei territori di Gragnano e Pimonte, era a capo della famiglia, assieme al fratello Fabio, nelle estorsioni e nello spaccio.

Il parco regionale dei monti Lattari. Qui è stato catturato il boss. Qui il bizantino Narsete vinse il goto Teia

Alleatosi con la potente cosca dei D’Alessandro di Scanzano, gestiva infatti un’ampia attività di spaccio, aveva sposato la figlia del boss Paolo Carolei ed a sua volta è figlio del capoclan di Gragnano, Leonardo.

Latitante da due anni, il pregiudicato è stato catturato stanotte sui monti Lattari dagli investigatori della squadra mobile di Napoli e del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia, che lo hanno bloccato in fuga.

Inserito nella lista dei latitanti più pericolosi, Antonio Di Martino era già sfuggito alla cattura il 5 dicembre 2018 nella maxi operazione della polizia chiamata Olimpo, che aveva invece catturato 4 clan di camorra dell’area stabiese.

Il clan Di Martino è ritenuto tra i più influenti nel traffico di droga, soprattutto nella coltivazione di canapa indiana e nella produzione di marijuana.