Forse si capisce o forse no. Ma vi assicuro che all’epoca l’intervistato e l’intervistatore la pensavano all’incirca allo stesso modo.

Avvenimenti dell’epoca. Perdita per il PLR del seggio in Consiglio di Stato e dimissioni del presidente Gianora.

* * *

15 dicembre 2011

Il centro-destra faccia autocritica e un esame di coscienza!

Nella prima parte dell’intervista Fabio Pontiggia, vicedirettore del Corriere del Ticino e dal 1° gennaio condirettore, si era espresso sull’elezione del Consiglio federale che si sarebbe svolta il giorno dopo.

In questa seconda parte, sempre intervistato da Francesco De Maria, Fabio Pontiggia dà le sue opinioni sulla “questione liberale”.

Foto Ticinolive

Francesco De Maria: Walter Gianora ha “regnato” l’espace d’un matin. Che cosa resterà di lui nella storia del PLRT?

Fabio Pontiggia: Nella storia del PLRT resterà la perdita del secondo seggio in Consiglio di Stato e quindi del ruolo guida nel Governo cantonale. Per un presidente liberale radicale questo è uno smacco storico pesantissimo, anche se le vere responsabilità risalgono alla precedente presidenza, che aveva preparato il terreno al disastro. Gianora non ha saputo guidare e orientare il partito in modo tale da evitare questo esito. E sembra anche di vedere che non vi sia piena consapevolezza di quanto sia rilevante questa svolta.

FDM: Gendotti sta scalando la presidenza all’insegna dell’anti-leghismo più intransigente. Vuole sconfiggere la “Santa Alleanza”: Lega, UDC, Idealiberale, PPD orientato a destra. Cosa può proporre in alternativa?

FP: Gendotti è sufficientemente abile per sapere che un’opzione esplicitamente dichiarata come l’alleanza di sinistra sarebbe il colpo di grazia ad un PLRT ferito in modo serio. L’ex consigliere di Stato coltiva un suo particolare metodo populista: con le emozioni, che puntano al cuore e all’orgoglio dei militanti, cerca di strappare un consenso interno allargato su una linea politica profilata di centro-sinistra. Gioca molto sul ricatto sentimentale: se sei un vero liberale devi sostenere il partito anche quando fa queste scelte; se non lo sostieni, sei un traditore. D’altra parte non può non sapere che né in Governo, né in Gran Consiglio un’eventuale alleanza di sinistra non avrebbe la maggioranza. Questo lo costringe a presentarsi come possibile presidente di tutti i liberali radicali, sopra e sottocenerini, anche se è di parte ed è stato uno dei prim’attori nella stagione dei rancori e delle cattiverie.

FDM: Oggi la “Santa Alleanza” è più forte di Gendotti e dei suoi radicali agganciati al PS?

FP: Non vedo alleanze, men che meno sante. Un’alleanza è data da una forte convergenza su un certo numero di punti programmatici con obiettivi comuni. Cosa unisce Lega, UDC, Idealiberale, PPD, liberali in libera uscita? La cassa malati unica e pubblica? Il rigore finanziario? La tredicesima AVS? La campagna “balairatt”? I Bilaterali? La politica degli stranieri? La politica culturale? In realtà siamo di fronte a uno sbriciolamento che la probabile recessione economica e i conti pubblici deficitari accentueranno.

FDM: Sergio Morisoli ha perso le elezioni cantonali e federali. Per quale motivo?

FP: Sergio Morisoli ha sbagliato ad etichettarsi come leghista e udc. Che un liberale convinto delle sue idee esca da un PLRT che contro di lui ha usato e tollerato metodi profondamente illiberali, è comprensibile e per molti versi anche coraggioso. Che poi faccia propri temi e proposte decisamente non liberali (pensiamo solo alla cassa malati pubblica) e soprattutto accetti di fatto metodi altrettanto illiberali (come quelli della Lega e del suo capo: al raduno in Valle di Blenio furono invocati i campi di lavoro col filo spinato) non è comprensibile. La maglietta verde è palesemente una forzatura. Il prezzo da pagare in termini di autorevolezza è alto. Per questo Morisoli ha raggranellato molti voti di qua e di là, ma non in misura sufficiente per andare a Berna.

FDM: Chi poteva essere il candidato a destra vincente per gli Stati?

FP: Il candidato vincente del centro-destra è stato Filippo Lombardi. Può piacere o non piacere, ma è così.

FDM: Stupisce l’inerzia palesata dalla destra liberale in un frangente dove i radicali hanno preso una chiara decisione e la stanno attuando. Quest’area politica, importante nel passato e vissuta con passione, è divenuta un guscio vuoto?

FP: Penso che un po’ d’autocritica o un esame di coscienza non farebbero male al centro-destra: non basta criticare gli altri e non porta nulla definirli impresentabili. Non vedo un guscio vuoto: vedo un grande vuoto (di idee) senza guscio.

FDM: Comprende il distacco dalla politica dell’ex consigliera di Stato Marina Masoni?

FP: Non ritengo che Marina Masoni si sia staccata completamente dalla politica: si era detta pronta a fare la sua parte per la candidatura del PLRT al Consiglio federale, ha rifiutato di passare all’UDC per differenze sostanziali di linea politica (e questa è comunque una scelta politica), si è impegnata nel comitato dell’iniziativa antiburqa. Fare politica non vuol dire necessariamente e sempre battersi per occupare una carica istituzionale. Non spetta a me approvare o disapprovare. Le scelte individuali dei politici che hanno dato molto al Paese e che anche in circostanze avverse hanno dato prova di coerenza e signorilità vanno in ogni caso rispettate. Poi sta alla sensibilità di ognuno valorizzarle nel nuovo contesto, anche perché non mi sembra che, nell’area di centro-destra, vi sia sovrabbondanza di politici con idee, visioni, progetti, competenze, coraggio.

FDM: Idealiberale vuole essere la “casa di tutti i liberali”. Quanto pesa nella politica cantonale?

FP: Visto quanto successo nel PLRT, non ha un peso trascurabile. Che possa diventare la casa di tutti i liberali mi sembra però difficile. Oggi in Ticino c’è una diaspora liberale: il liberalismo moderato, classico, è sparpagliato in diversi alloggi di fortuna, nella sua casa di famiglia c’è un clima teso e rancoroso, quasi di ripudio, Idealiberale è un prefabbricato. Per costruire una nuova casa ci vogliono un architetto, un progetto che stia in piedi e molte risorse convergenti. Non si vede all’orizzonte niente del genere.

FDM: Lei è un eccellente giornalista. Riassuma lo sviluppo essenziale della nostra politica, dal 2006 al 2011.

FP: Sono un giornalista. Il partito che aveva costruito il Ticino moderno ha trasformato la dialettica interna tra visioni politiche diverse in una rissa indecente e permanente tra persone che si guardano come nemici da abbattere, con sommo disprezzo delle idee. Ha premiato metodi illiberali di lotta politica. Non ha saputo esprimere presidenti all’altezza del loro ruolo. Ha raccolto quanto ha seminato. E ora, persistendo nell’errore, rischia di consegnare il Sottoceneri, cioè il motore economico del Ticino, al leghismo e al democentrismo che hanno ben poco, per non dire nulla, di liberale. Non è uno sviluppo: è una preoccupante involuzione.

Esclusiva di Ticinolive. Riproduzione permessa citando la fonte