Dalla libertà alla coercizione grazie ad un virus. Messaggio dall’Italia

In questi mesi di sospensione di alcune elementari libertà per garantire la sicurezza a causa della diffusione incontrollata del virus Corona (Corano?) mi sono accorto che passare da uno Stato liberale ad uno autoritario può avvenire in un attimo e senza neanche bisogno di un colpo di stato.

Non avrei mai creduto che imprenditori e lavoratori del settore privato accettassero di buon grado e senza battere ciglio di perdere il lavoro per una decisione unilaterale del governo con la complicità dell’opposizione politica.

Pensavo ingenuamente che l’economia fosse il motore del mondo, invece ho scoperto che il motore apparentemente inarrestabile è la paura, ovvero il senso di colpa.

Il pensare di avere una colpa ci spinge ad arrenderci a qualunque punizione, a porgere i polsi per essere ammanettati, ad accettare gli arresti domiciliari, ad indossare maschere molto più fastidiose del velo islamico. Sentirsi in colpa per ospitare a nostra insaputa nel nostro corpo un clandestino di cognome Corona e di razza virus.

All’inizio pensavamo che fosse un problema cinese, poi improvvisamente è diventato un problema italiano e mondiale. D’altro canto la paura è in tutto il mondo, come lo sono gli Stati e le religioni.

Anche nel mondo animale c’è la paura, ma gli animali non sono così fifoni come gli uomini. L’uomo conduce una vita innaturale, non segue il proprio istinto, cioè non ascolta i bisogni del proprio corpo, anzi spesso li ignora.

Ma perché li ignora? E’ a causa dei condizionamenti mentali che ognuno di noi riceve da genitori e dalla società in generale. Questi condizionamenti ci inducono generalmente a reprimerci, cioè a ignorare i bisogni del nostro corpo, che sono tutti indispensabili alla nostra vita, alla nostra salute fisica e psichica. Per cui alla fine si comporta in modo più irrazionale di qualsiasi animale o pianta.

Paolo Mario Buttiglieri, sociologo e giornalista

direttore del Centro Culturale Uqbar
Fiorenzuola d’Arda (PC)