I “se” di De Rosa e dei suoi compagni di merende… (titolo originale)

* * *

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il testo non impegna il portale.

La sinistra, in particolare la sinistra estrema, continua nella sua martellante campagna “chiusurista”. Un tempo, parecchi anni or sono, quando il nome “Partito comunista” era vietato, c’era il Partito del Lavoro. Alcuni miei colleghi professori ne erano membri (nulla di male).

Ma oggi si potrebbe introdurre il label: “Partito del non Lavoro”.

L’on. De Rosa al Sass Café in piena campagna elettorale contro l’on. Beltraminelli. Immortalato tra due suoi (ipotizziamo) sostenitori, non necessariamente dello stesso partito – Foto Ticinolive

* * *

È patetico il povero Gabriele [ndR: Raffaele] De Rosa che ieri ha lanciato l’ennesimo “se”. Ripetendo un ritornello ormai diventano stucchevole e ridicolo ha affermato che il governo è pronto a prendere nuove misure se “non dovessimo vedere nel breve termine un miglioramento della situazione».

Un altro “se”, come quelli che vengono ormai regolarmente ripetuti da oltre tre mesi (varrà la pena ricordare che l’inizio della seconda ondata della pandemia è stata ormai ufficialmente fissata a inizio ottobre). Un “se” che, a livello cantonale, non è mai sfociato nell’adozione di nuove e più incisive misure contro la pandemia anche se la situazione non ha subito alcun miglioramento; anzi, è costantemente peggiorata; al massimo un anticipo di un paio di giorni di quelle poche misure (di per sé pure insufficienti) che si sa verranno adottate dal Consiglio Federale.

Così è stato per l’obbligo delle mascherine, così è stato per la chiusura anticipata dei ristoranti, così è stato per la chiusura definitiva di bar, ristoranti e altri luoghi di incontro.
Mai, negli ultimi mesi, il governo cantonale ha preso un’iniziativa autonoma di una certa portata: e sì che l’evoluzione della pandemia nel Cantone lo avrebbe sicuramente giustificato.

Caro De Rosa (ma il messaggio può essere esteso a tutto l’esecutivo), è ora di passare a fatti concreti. I “se” e i “ma” non fermano il virus e la sofferenza e la morte di molti cittadini e cittadine.

Giuseppe “Pino” Sergi, MPS