Con la sconfitta di Trump alle elezioni di novembre contro Biden, pochissimi repubblicani hanno effettivamente creduto che fosse la volontà del popolo. Il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, ha mandato avanti per settimane le dichiarazioni di elezioni rubate, lasciando fuori controllo i senatori repubblicani che volevano contestare la certificazione dei risultati.

Non sorprende che più di 100 parlamentari avrebbero sostenuto lo sforzo per bloccare la certificazione, anche se il vice presidente Mike Pence, che fino a prima che esplodesse il caos era stato fedele a Trump, ha scritto una lettera ai membri del Congresso in cui ha dichiarato di non avere l’autorità per rifiutare i voti elettorali. “È mio ponderato giudizio che il mio giuramento di sostenere e difendere la Costituzione mi impedisce di rivendicare l’autorità unilaterale per determinare quali voti elettorali dovrebbero essere conteggiati e quali no”, ha scritto Pence mentre Trump affermava a migliaia di sostenitori riuniti alla Casa Bianca che Pence avrebbe potuto ribaltarli a volerlo. “Se Mike Pence fa la cosa giusta, vinciamo le elezioni”, ha detto Trump fomentando la folla.

Non molto tempo dopo la comunicazione di Pence, persone inferocite hanno invaso il Campidoglio, hanno sopraffatto la polizia e interrotto il procedimento in corso. Difficile guardare quelle scene, ma non c’era niente di sorprendente. Donald Trump, facendo l’opposto di quanto gli era stato detto erroneamente e con insistenza dal suo vice, ha messo in moto gli eventi che hanno scatenato l’assalto. Era inevitabile che alcuni americani prendessero molto sul serio la parola del loro presidente.

Trump aveva detto ai suoi sostenitori di marciare dalla Casa Bianca lungo in National Mall fino al Campidoglio per “salvare la nostra democrazia”. “Andate al Congresso pacificamente e patriotticamente”, ma in seguito le barricate esterne erano cadute e la folla ha fatto irruzione in Campidoglio. Alla folla  era infatti stato ripetuto più volte che la loro nazione era in gioco e che i socialisti manipolati dalla Cina stavano prendendo il sopravvento, che avrebbero dovuto combattere più duramente.

I manifestanti si estendevano per tutta la zona di Capitol Hill ed era un misto di famiglie, uomini e donne, giovani e anziani. Solo uno su dieci indossava una tuta mimetica e quella che era iniziata come una manifestazione a sostegno si è trasformata rapidamente in caos. Tra i supporter che hanno preso parte all’irruzione, vi erano teorici della cospirazione legati a QAnon e ai Proud Boys, due movimenti di estrema destra mai condannati da Trump.

Un contestatore 32enne identificato come Jake Angeli è conosciuto dai seguaci come lo sciamano di QAnon, è una delle figure più bizzarre e riconoscibili nelle immagini di ieri. Vagava a torso nudo per le sale del Campidoglio con in mano una bandiera americana e un copricapo di pelliccia con corna. Il suo account di Facebook è pieno di post che evocano teorie del complotto, i cui i seguaci credono che esistano pedofili adoratori di Satana che si sono infiltrati nelle più alte sfere del governo americano.

Un’insurrezione alimentata da gruppi di cospirazione, estremisti e movimenti marginali. Una donna veterana dell’aviazione militare americana che cercava di sfondare insieme ad altri una porta sbarrata è stata uccisa all’interno del Campidoglio da agenti di polizia armati, mentre altre tre persone sono decedute per emergenze mediche durante l’assedio, secondo quanto riferito dal capo della polizia di Washington DC, Robert Contee.

I repubblicani che avevano annunciato di respingere gli elettori sfidando la vittoria di Biden, provano oggi vergogna temono per la loro reputazione, come dichiarato da alcuni durante il cerimoniale di certificazione dei voti ripreso durante la notte.

Dopo quattro anni di sostegno, diversi esponenti repubblicani si sono allontanati da Trump condannando le sue azioni di incitamento. “Gli elettori, i tribunali e gli Stati hanno tutti parlato. Se li annullassimo tutti, danneggeremmo per sempre la nostra repubblica. Se queste elezioni venissero ribaltate da semplici accuse da parte dei perdenti, la nostra democrazia entrerebbe in una spirale mortale. Non vedremmo mai più l’intera nazione accettare un’elezione. Sarebbe ingiusto e sbagliato privare gli elettori americani e annullare i tribunali e gli stati su questa base sottile. E non pretendo che un voto del genere sia un innocuo gesto di protesta mentre mi affido agli altri per fare la cosa giusta”, ha detto il senatore McConnel.

Funzionari dell’amministrazione hanno iniziato con forza ad invocare lo spettro del 25° emendamento, temendo che possa intraprendere ulteriori azioni che provocano violenze nei restanti giorni di carica.  Una misura che può adottare soltanto il vice presidente, o con la maggioranza del gabinetto di governo, o con un organo istituito dal Congresso. L’emendamento consente di rimuovere il presidente dall’incarico prima della scadenza del suo mandato in quanto non in grado di adempiere ai poteri e ai doveri del suo ufficio.

Alcuni rappresentanti vogliono presentare articoli di impeachment invitando la Camera a indagare se i legislatori “hanno violato il loro giuramento di difendere la Costituzione”.

L’intera eredità di Trump sembra essere spazzata via. Importanti assistenti che hanno a lungo tollerato e placato i ripetuti attacchi di Trump contro le istituzioni democratiche, ora pensano alle dimissioni.

Mick Mulvaney, ex membro di gabinetto ha annunciato oggi di essersi dimesso dal suo incarico di inviato speciale degli Stati Uniti, affermando che Trump non è la stessa persona di otto mesi fa. Anche il consigliere Robert C. O’Brien e il vice consigliere Matthew Pottinger insieme al vice capo dello staff Chris Liddell stanno pensando di dimettersi per il profondo disagio. Le loro dimissioni potrebbero innescare una cascata di altre importanti dimissioni.

Rudy Giuliani, l’avvocato che ha guidato il lungo tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni, ha twittato questa mattina che rifiuta e condanna la violenza. Lo stesso che ieri durante una manifestazione aveva chiesto un “trial by combat” prima che le persone presenti al suo evento prendessero parte all’assalto.

I leader mondiali si sono lamentati delle scene riprodotte in tutto il mondo. Il primo ministro britannico Boris Johnson l’ha definito “vergognoso”. Il primo ministro canadese Justin Trudeau pensa che le istituzioni democratiche americane siano forti, e spera che presto tutto tornerà alla “normalità”.

Infuriato per i tradimenti, Trump è ora più isolato che mai e i forti rimproveri che ha ricevuto da persone all’interno del suo stesso partito potrebbero segnalare la fine della sua presa sul potere. Non è ancora tornato sui social network poiché sono stati sospesi tutti i suoi account per alcune ore per aver postato frasi giudicate pericolose di diffondere violenza. Ha fatto sapere con riluttanza, di aver promesso una transizione “ordinata”.