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Il disastro provocato dalla pandemia da stramaledetto virus cinese (o piuttosto: dalle chiusure decise dai politicanti) sul mercato del lavoro comincia a palesarsi. Ovviamente è solo la punta dell’iceberg. La SECO indica, ad esempio, che a fine dicembre del 2020 le persone iscritte agli uffici di collocamento erano il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E sappiamo bene che il numero reale dei senza lavoro è di parecchio superiore a quello delle persone iscritte agli URC.

Nel frattempo però il numero di fallimenti di aziende in Ticino risulta essere diminuito. La società di informazioni economiche Bisnode D&B ha indicato che nel nostro Cantone nel 2020 i fallimenti aziendali sono stati il 23% in meno rispetto al 2019. Certamente questo non accade perché l’economia sta meglio. Succede perché aziende che comunque sarebbero fallite anche senza il coronavirus, vengono artificialmente mantenute in vita tramite aiuti pubblici.

Questo a sua volta significa due cose:
– gli aiuti pubblici vengono dati anche a società già “decotte”, e quindi ci sono degli sprechi
– quanto i sussidi federali finiranno, i fallimenti arriveranno a valanga, con tutte le conseguenze del caso sulla disoccupazione, ma anche sull’assistenza. C’è da sperare che il Cantone, ed anche i comuni, ne siano consapevoli, dal momento che si troveranno non solo a dover elargire le prestazioni, ma anche a gestire l’ondata di nuove domande.

La gestione della pandemia da parte del Consiglio federale è, in generale, un susseguirsi di flop. Vaccini in ritardo ed in quantitativi ridicoli (altri paesi hanno già vaccinato oltre il 10% della popolazione); niente tamponi rapidi a tappeto che potrebbero contenere massicciamente l’epidemia (lo dicono autorevoli pareri medici); ristoranti, bar, musei, palestre, cinema e teatri chiusi inutilmente senza che ciò abbia fatto scendere i contagi; per contro, le frontiere rimangono spalancate e senza controlli quando, secondo le ultime informazioni, il tasso Rt della Lombardia è dell’1.27. Nei prossimi giorni si prospettano ulteriori chiusure di attività economiche. Il Consigliere federale PS Alain Berset le ha annunciate; e, come al solito, gli esponenti del cosiddetto “centro” PLR-PPD, ormai ridotto a ruota di scorta della sinistra, si accoderanno.

E’ chiaro che i settori arbitrariamente costretti ad andare in lockdown andranno indennizzati. Al proposito alcune semplici decisioni di principio possono essere prese subito:

1) Ridurre drasticamente gli aiuti all’estero

2) Azzerare il contributo di continuo 1,3 miliardi all’UE

3) Servirsi degli utili della Banca Nazionale

4) Tagliare in modo massiccio la spesa per l’asilo e per i migranti economici.

5) Per quel che riguarda il Ticino: bloccare i ristorni ed utilizzarli per le necessità del paese.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi

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La critica di Lorenzo Quadri è fondata, in particolar modo quella ch’egli rivolge ai partiti “borghesi”, che procedono a rimorchio del PS. Ma il finale (che è, diciamolo  pure, il solito) appare debole e velleitario. Quadri sa perfettamente che nulla di quanto scrive (con una possibile eccezione per il punto 3) sarà mai accettato dalla maggioranza delle forze politiche. A meno di una rivoluzione copernicana.

Questo continuo invocare cose praticamente impossibili alla fine suona un po’ vano.