dal portale www.pietroichino.it

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(fdm) Una domanda sorge spontanea. Se “la democrazia presuppone un minimo di realtà condivisa”, come poteva il presidente Trump affrontare il suo avversario in una elezione democratica? Sembra una competizione contro natura.

Oggi 12 gennaio tutto appare chiaro: la falsità delle accuse di manipolazione, la violenza di Trump, la bassezza dell’America che lo sostiene (metà del Paese!). Noi, che abbiamo (forse) più anni del professor Ichino, pur non sognandoci di essere negazionisti-complottisti, diciamo: il nero può non essere tutto nero… e il bianco forse non è così bianco!

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immagine pixist.com

Negazionismo e complottismo allignano anche su questa sponda dell’Atlantico; e costituiscono anche qui un problema politico-istituzionale di difficile soluzione: la democrazia presuppone un minimo di realtà condivisa.

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 535, 11 gennaio 2021 – In argomento v. anche il primo editoriale telegrafico di oggi: Due Americhe prive di una realtà condivisa.

Nell’ottobre scorso ho condiviso per una settimana una stanza di ospedale con un simpatico cittadino tedesco. In un primo tempo, parlando di lavoro e di famiglia, lo ho sentito in tutto e per tutto come appartenente al mio stesso mondo. Quando però abbiamo incominciato a parlare di politica, il discorso è cambiato del tutto. Non più un dialogo, bensì un suo lungo monologo su un mondo di cui mi offriva una visione precisa, coerente, ma completamente diversa rispetto a quello che considero il mio.

Un mondo, il suo, nel quale il primo problema non è l’epidemia da Covid-19, ma una cupola mondiale composta da grandi banchieri che sta perseguendo la dominazione planetaria attraverso la globalizzazione; la stessa pandemia è strumento di questo disegno; la vaccinazione universale mira alla dominazione diretta della cupola sulla mente di ognuno di noi. L’unico grande politico che si oppone a questo disegno è Trump: ecco perché l’intero establishment mondiale fa il possibile per toglierlo di mezzo. A ottobre stavano già falsificando le schede del voto espresso per posta, in modo da assicurare la vittoria di Biden. La discussione su questi temi non era possibile, perché nel suo sistema ogni mio argomento contrario si trasformava in una conferma della sua visione: è quella che alcuni studiosi chiamano l’“epistemologia deformata” (warped epistemology) del complottismo, in cui ogni possibile evidenza contrastante viene ribaltata in una apparenza falsa, costruita ad arte per ingannarci.

A mettermi in allarme, qualche tempo dopo, è stato sentirmi riproporre pari pari il discorso dell’amico tedesco dal barbiere, poi da un agente di polizia che conosco da tempo: entrambi, ora, profondamente convinti che la denuncia da parte di Trump di grandi brogli ai suoi danni sia fondata. La realtà è che negazionismo e complottismo allignano prepotentemente anche dalla parte di qua dell’Atlantico. E costituiscono anche qui un problema politico-istituzionale di difficile soluzione: perché non può esserci dialettica democratica se non in riferimento a un minimo di realtà condivisa tra le parti politiche contrapposte.

professor Pietro Ichino

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