Sui tamponi aveva ragione la Lega (titolo originale)

Intanto la Germania ordina di testare i frontalieri ogni 48 ore: e la Svizzera che fa, dorme? Frontiere spalancate sempre e comunque?

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Lorenzo Quadri. Sul tema Ticinolive non prende posizione, ma considera il parere del dottor Weiss (che conosce personalmente) come molto autorevole.

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immagine Pixabay

E’ da settimane, per non dire mesi, che la Lega batte il chiodo, sia con la Confederazione che con il Cantone, sui test rapidi a tappeto, da svolgere in massa sugli asintomatici, per contenere la diffusione dello stramaledetto virus cinese. I test rapidi servono ad isolare chi è contagiato ma non manifesta sintomi.

Nei giorni scorsi sul Corriere del Ticino è stato pubblicato un interessante contributo sul tema del Dr. Adrian Weiss, un medico per l’appunto, il quale scrive che i tamponi rapidi di massa potrebbero portare alla fine dell’epidemia entro sei settimane”. E aggiunge che:l’esecuzione dei test rapidi su tre quarti della popolazione in ogni città ogni tre giorni potrebbe ridurre il tasso di infezione dell’88%”.

Ma né in Svizzera (in generale) né in Ticino si è mai voluto prendere in considerazione questa pista. Secondo il medico cantonale tamponi rapidi sarebbero addirittura “pericolosi”.

Sarà anche vero che sono meno precisi di quelli molecolari; nel senso che potrebbero esserci dei “falsi negativi”. Ma ciò non toglie che ogni contagiato ignaro del proprio stato che viene individuato è un rischio di focolaio in meno. I test effettuati in Austria, in Trentino e in alcune località grigionesi hanno dimostrato che circa l’uno per cento delle persone testate che non hanno sintomi erano in realtà positive al covid. I tamponi  a tappeto hanno permesso di ridurre in modo sensibile le nuove infezioni.

Il Canton Grigioni nei giorni scorsi ha annunciato che, d’accordo con l’Ufficio federale di sanità pubblica, “assumerà un ruolo da pioniere” nel sottoporre la popolazione a test rapidi di massa. Perché questo “ruolo da pioniere” non l’ha assunto il Ticino, ben più colpito del Canton Grigioni dalla pandemia da virus cinese?

Sempre nei giorni scorsi, perfino la Task force federale (che ne ha combinate peggio di Bertoldo) ha dichiarato che bisogna “testare, testare e testare” in quanto “la strategia dei test di massa è in fase di riconsiderazione”. Alla buon’ora!

E infatti dopo i Grigioni anche altri Cantoni, come Berna e Basilea Campagna, si stanno facendo avanti. E il nostro dov’è?

Sempre a proposito di tamponi. La Germania, che risulta essere uno Stato membro della fallita UE,  ha deciso che i frontalieri devono sottoporsi ad un tampone obbligatorio ogni 48 ore.

E la Svizzera? Perché non introduce il medesimo obbligo? Perché le nostre frontiere devono rimanere perennemente spalancate e senza controlli?

I 70mila e passa frontalieri al loro Paese (la Lombardia è tornata zona rossa) non possono nemmeno spostarsi da un comune all’altro; però tutti possono entrare liberamente in Ticino?

Per le varianti inglese e sudafricana del virus si blindano un’altra volta le case per anziani, impedendo le visite dei parenti, con tutte le sofferenze che questo provoca agli ospiti. Ma le frontiere rimangono spalancate?

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale e municipale di Lugano, Lega dei Ticinesi