La ferita piu’ profonda in Italia è sicuramente la chiusura d teatri, cinema e mostre durante questa pandemia. Vere e proprie palestre per la mente, come le palestre del corpo, come i ristoranti del gusto, anch’essi chiusi con un disagio sociale ed economico profondo quanto la differenza tra solitudine ed isolamento sociale. Una ferita che si spera sanabile a breve nel reale tanto che in Italia da Marzo 2021 si stanno programmando molte mostre.

Una mostra sicuramente interessante per evocare un ritorno al futuro partendo dalla storia dei territori in Italia è quella che si svolgera’ nei prossimi mesi a Rovigo. Dal 13 Marzo 2021 al 4 Luglio 2021 verra’ allestita infatti a Palazzo ducale “I teatri storici del polesine: quando gigli, la callas e pavarotti…” grazie all’interessamento di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune  di Rovigo e l’Accademia dei Concordi e che ha come Media partner Il Gazzettino, Il Resto del Carlino, La Voce di Rovigo, Rovigo Oggi.

Il Teatro sociale di Badia Polesine

Una mostra che sara’ curata delle storiche dell’arte Maria Ida Biggi ed Alessia Vedova, su progetto di Sergio Campagnolo, che mostrera’ cio’ che realmente un teatro è per il suo territorio: la sua storia sociale tra architettura e documenti storici.

Teatri del Polesine dal punto di vista architettonico insomma, ma anche seguendo le celebrita’ che ne hanno segnato la storia e che ne sono stati protagonisti: Beniamino Gigli, per esempio, ne La Gioconda di Ponchielli o Renata Tebaldi nel Mefistofele di Arrigo Boito, o Maria Callas nel ruolo di Aida o Luciano Pavarotti nel Rigoletto. Personaggi e Divi amati dal pubblico che ne hanno fatto la storia.

Esempi di futuro partendo dalla memoria storica per i teatri storici italiani attraverso i personaggi che ne sono stati protagonisti? Chissa’. Ma il Teatro vive di passioni sicuramente condivise tra artisti e spettatori.

E poi ci sono i teatri, tutti gli altri, sparsi nel territorio del Polesine, circa una cinquantina, che ora non sono piu’ attivi ma di cui si dà notizia nella mostra con immagini e documenti. Teatri “sociali” perché appunto all’inizio sorti per iniziativa privata di una societa’ di persone facoltose presenti sul territorio ma che divennero spirito di un sentire comune. Quasi ad evocare quel lusso sconsiderato per la bellezza del teatro di cui anche oggi si avrebbe un disperato bisogno per ritrovare un po’ ovunque in Italia ma anche nel resto del mondo, un’idea inclusiva del teatro che deve essere accessibile a tutto il suo territorio, libero.

E ecco quindi, che in questa mostra, si compie una piccola magia: se di questi teatri si ha solo memoria storica oramai ecco che la mostra fa pero’ un vero e proprio focus sui sette Teatri Storici del polesine recentemente restaurati grazie alla Fondazione e sei dei quali sono attivi e sono stati recentemente restaurati. ovvero il Sociale di Rovigo, il Teatro Comunale ed il Teatro Ferrini ad Adria, e quelli di Badia Polesine, Loreo e Lendinara ha i risvolti dell’opportunita’, grazie anche al concorso con Fondazione Cassa di Risparmio delle province di Padova e Rovigo che sta seguendo anche il restauro del settimo, il Teatro liberty di Castelmassa per riprendere le attivita’ culturali presentandosi al possibile pubblico.

Un patrimonio unico, un “teatro attivo” nel teatro ritrovato. Teatri come “presenza artistica” dei territori attraverso la proprio attività con piccole e grandi celebrita’ da conoscere e riconoscere, che ne hanno segnato la storia fatta di debutti e di attivita’ artistiche ma che soprattutto hanno permesso alle persone di vivere momenti memorabili frequentando i teatri. Perché i teatri, devono essere aperti e frequentati per esistere e vivere e devono per forza essere inclusivi.

Attimi di vita teatrale, tutti documentati e messi in mostra attraverso affiches originali e libretti d’opera (spesso autografati) “foto dedicate dai grandi interpreti, diversi e importanti filmati, scenografie, costumi”.

Concludendo, una mostra ricca di storia e di storie tutte italiane, che si svolgera’ in presenza, presso Palazzo Roncale e nel vicino Palazzo Roverella, totalmente visitabile dal vivo ma sfruttando la tecnologia, affiancata anche da una sezione sulla architettura dei teatri in questione, visti dal fotografo Giovanni Hänninen con la parte video curata da Alberto Amoretti e l’esposizione “Arte e Musica” di Paolo Bolpagni.

Un vero e proprio “ritorno al futuro”, lo sara’ anche per altri teatri storici italiani? Sara’ un nuovo mood per la vicina Italia partire dal proprio passato per rilanciare i teatri storici e di tradizione dopo la chiusura?

Cristina T. Chiochia