Per Trump oggi è il giorno della difesa, con la quale dovrà tentare di uscire indenne dal processo per Impeachment, secondo in vita sua e primo nel suo esser duplice, nella storia degli Stati Uniti.

“Al rogo, Trump!” – Sarà dura, per Trump, passare indenne dall’attacco dei suoi avversari. Il deputato democratico Joe Neguse rilancia l’accusa: “Vi chiediamo umilmente di condannare Donald Trump per il crimine di cui è colpevole in modo schiacciante, perchè se non lo facciamo, se facciamo finta che non sia successo o, peggio, se lo lasciamo senza risposta, chi può dire che non accadrà ancora?” e gli fa eco  il deputato democratico Jamie Raskin, del Maryland il quale è capo dell’accusa nel processo di impeachment, che incalza  Donald Trump con domande in pieno stile Inquisizione: “Perché non tentò di fermare i suoi sostenitori nell’attacco al Congresso non appena lo venne a sapere? Perché attese almeno due ore per mandare aiuti al Capitol? Perché non condannò la violenta insurrezione il 6 gennaio?” Poi, sempre Raskin, fa appello al vittimismo e con parole accurate, sulla falsa riga dell’umiltà del collega Neguse, ricalca: “miei cari colleghi, c’è un leader politico in questa stanza convinto che, se il Senato permetterà a Donald Trump di tornare un giorno nell’Oval Office, egli smetterà di incitare alla violenza? Sareste pronti a scommetterci sulle vite di altri agenti di polizia? Sul futuro della vostra democrazia?” Nelle parole di Jamie Raskin, dunque, si fa leva sulla “paura” che Trump “ripeta” le proprie azioni, e non, invece, sull’azione punitiva mossa contro il Tycoon.

Il paradosso – Il Senato voterà probabilmente domani per la difesa o per l’accusa di Trump, il quale è condannato per “incitamento all’insurrezione” dopo la presa di Capitol Hill. La condanna, secondo cui Trump avrebbe “incitato” i manifestanti a suo favore a compiere violenze, appare paradossale se confrontata a, invece, al all’assenza totale di condanne riguardo i vandalismi compiuti invece dagli attivisti dei Black Lives Matter.

Col fiato sospeso – Raskin attende i 17 voti repubblicani necessari per ottenere la maggioranza dei due terzi nella condanna di Trump. Gioca però a favore di Trump il fatto che plurimi senatori siano intenzionati a confermare la loro convinzione che il processo di impeachment contro un ex presidente sia incostituzionale (sarà, infatti, il primo caso della storia), mentre vira a sfavore del Tycoon il fatto che questa tesi sia stata respinta martedì per un soffio, con 56 voti contro 44: il processo per impeachment, così, si terrà, ma rimangono quei 44 senatori fedeli al Tycoon.

Trump ieratico – Trump, dal canto suo, si presenta tranquillo e deciso a prevalere sulle accuse mossegli contro: avvistato mentre gioca a golf in Florida, lascia che i suoi difensori preparino la difesa, in nome della giustizia.  

Il diritto alla difesa – Si, perché una difesa ci sarà, come previsto dalla legge, e, come anticipano i media statunitensi, i difensori del Presidente uscente degli Stati Uniti diranno che le vere ragioni del processo sono da trovare nell’odio politico da parte dei democratici, e che l’ex Presidente non ha mai invocato apertamente la violenza, né, tantomeno, è responsabile delle azioni dei suoi presunti sostenitori.

Lo scorso processo – Come riporta la Cnn, tre senatori che, nello scorso processo per Impeachment erano dalla dalla parte avversaria di The Donald, hanno incontrato ieri sera la difesa di Trump. Nello scorso processo, ciascuna parte aveva fino a 24 ore su tre giorni per le argomentazioni, mentre quest’anno le ore assegnate sono 16 e i manager, sino ad ora, ne hanno usate soltanto una decina.

Mentre nello scorso impeachment Raskin aveva convocato testimoni, è improbabile che lo stesso accada questa volta: entro sabato o domenica si avrà il verdetto di grazia o di condanna per un uomo che ha comunque cambiato, anche se solo per quattro anni, la storia mondiale. Un po’ come Giovanna d’Arco, che alla domanda se fosse in grazia di Dio, per la quale una risposta affermativa avrebbe comportato l’accusa di tracotanza, mentre una risposta negativa avrebbe comportato l’ammissione di essere una peccatrice, Giovanna prontamente rispose: “se non ci sono, che Dio mi ci metta, ma se ci sono, che Dio mi ci mantenga”.