20091101 - ROMA - CRO : CARCERI: SUICIDIO BLEFARI, IMPICCATA IERI SERA CON LENZUOLA. Un interno del carcere di Rebibbia, a Roma, in un'immagine d'archivio. La neo brigatista Diana Blefari Melazzi, condannata all'ergastolo per l'omicidio del giuslavorista Marco Biagi, si e' impiccata ieri sera, attorno alle 22:30, utilizzando lenzuola tagliate e annodate. La donna - secondo quanto si e' appreso - era in cella da sola, detenuta nel reparto isolamento del carcere Rebibbia femminile. Ad accorgersi quasi subito dell'accaduto sono stati gli agenti di polizia penitenziaria che - si e' inoltre appreso - avrebbero sciolto con difficolta' i nodi delle lenzuola con cui la neo brigatista si e' impiccata in cella e avrebbero provato a rianimarla senza pero' riuscirvi. ANSA / ALESSANDRO DI MEO / ARCHIVIO / PAL
La Virginia abolisce la pena di morte

Due progetti di legge mirati per l’abolizione della pena di morte e sostenuti dai democratici, sono stati approvati ieri nello Stato della Virginia da entrambe le Camere.

Il Senato ha approvato, con una votazione di 22 a 16, con la senatrice repubblicana Jill Vogel che si è unita ai democratici, un disegno di legge della Camera che vieta le esecuzioni stabilendo l’ergastolo come pena massima. Alla Camera è passato un disegno di legge identico proposto dal Senato, con una votazione di 57 contro 43, con il voto favorevole del deputato repubblicano Jill Holtzman.

La legislazione abrogativa ora passa alla firma del governatore democratico Ralph Northam. Gli attuali 15 tipi di omicidio punibili con la morte o con l’ergastolo senza condizionale, diventeranno omicidi aggravati punibili con l’ergastolo.

La Virginia, ufficialmente Commonwealth of Virginia, diventa formalmente il primo Stato del Sud ad abolire la pena di morte. Una drammatica svolta dopo aver giustiziato più persone di qualsiasi altro stato americano (circa 1’400) dalla prima esecuzione avvenuta nel 1608, quando la colonia Jamestown, primo insediamento inglese stabile in America, giustiziò una spia spagnola.

La spinta alla cancellazione della pena di morte, con l’Assemblea generale a maggioranza democratica, è stata sostenuta dal fatto che la pena è stata applicata in modo sproporzionato alle persone di colore e ai malati di mente.

Il direttore di Virginians for Alternatives to the Death Penalty, un’organizzazione di cittadini dedicata ad educare il pubblico sulle alternative alla pena di morte, ha dichiarato in una intervista televisiva, di attribuire il merito al movimento Black Lives Matter e alle proteste per George Floyd lo scorso anno per aver acceso nuovi riflettori sulle disparità razziali che pervadono il sistema di giustizia penale degli Stati Uniti.

In una dichiarazione scritta, il leader della maggioranza democratica al Senato, Richard L. Saslaw, e il presidente della Camera Eileen Filler-Corn, hanno fatto notare che oltre ad aver giustiziato molte persone nel corso della sua lunga storia, il Commonwealth, come molti altri Stati americani, si è avvicinato troppo all’esecuzione di una persona innocente. “È ora di fermare questa macchina della morte”, riporta la dichiarazione.

Secondo il senatore democratico Scott A. Surovell, che ha sponsorizzato il disegno di legge al Senato, le misure approvate riportano lo Stato alle sue radici storiche come luogo in cui sono stati creati il diritto al processo con giuria, il diritto di interrogare gli accusatori e altri elementi del moderno sistema di giustizia penale.

I repubblicani hanno espresso preoccupazione, affermando che la rimozione della massima pena non porterebbe giustizia alle vittime e ai loro familiari che hanno sofferto in particolare per alcuni crimini così atroci commessi da autori meritevoli di essere giustiziati. “Se c’è una parola per descrivere quello che è successo alle vittime, è solo crudeltà. Una crudeltà inimmaginabile su una scala difficile da processare”, ha affermato il senatore repubblicano Jason Miyares.

William M. Stanley Jr., senatore repubblicano nemico di lunga data della pena di morte, ha cercato durante la sessione parlamentare di tentare di modificare il disegno di legge presentato dalla Camera, introducendo la garanzia che chiunque fosse condannato per “omicidio aggravato” non avesse mai il diritto a qualsiasi forma di scarcerazione anticipata. Ma il tentativo non è andato a buon fine. Fermo restando la condizionale, un giudice, tranne nel caso di omicidio di un agente di polizia in servizio, ha tuttavia la facoltà di condannare qualcuno ad una condanna inferiore all’ergastolo. Questo però raramente accade.

Molti altri repubblicani avrebbero votato a favore dell’abrogazione della pena di morte, se avessero avuto la certezza che le persone condannate per crimini atroci non fossero mai in futuro rilasciate.

Il Pubblico Ministero Michael P. Mullin, ha ammesso di aver probabilmente commesso degli errori nel perseguire migliaia di casi penali, affermando di non poter tollerare l’idea che una persona innocente possa essere messa a morte. “Non desidero più essere dalla parte della vendetta”, ha detto Mullin, “Una sete di sangue seconda a nessuno Stato in questo nostro Paese”, ha aggiunto esortando i colleghi ad approvare il disegno di legge, “Non si può rimuovere l’errore umano da questo sistema”.

La pena di morte è illegale nel vicino distretto federale di Washington DC e nel Maryland, che l’hanno abolita nel 2013. La Virginia diventa il 23° stato americano a vietarla, dopo l’abolizione da parte del Colorado avvenuta lo scorso anno. In un certo senso, la pena capitale sta morendo spontaneamente grazie alla crescente riluttanza dei pubblici ministeri a richiederla e delle giurie ad applicarla. Nessuna giuria in Virginia ha emesso una condanna a morte dal 2011 e lo Stato non ha giustiziato nessuno dal 2017 dopo aver messo a morte due persone.

Nel 2016 i repubblicani, che poi hanno guidato la legislatura con Donald Trump, durante una scarsità di farmaci per iniezione letale, hanno approvato un disegno di legge per rendere la sedia elettrica il metodo di esecuzione predefinito della Virginia qualora i farmaci non fossero stati disponibili, resistendo alla tendenza nazionale verso l’abolizione.