Pompei continua a stupire ed i suoi strati, depositatisi dopo la tremenda eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che pose fine a un mondo, hanno restituito un reperto unico, fino ad ora mai rinvenuto in Italia, scampato (ma per puro caso) al saccheggio dei tombaroli, sempre operativi in scavi clandestini.

Lo scavo archeologico era stato avviato nel 2017 seguendo il Protocollo d’intesa sottoscritto poi nel 2019, finalizzato proprio al contrasto delle attività illecite dei tombaroli.

La località del “dono fortuito” è la villa suburbana in località Civita Giuliana, a nord di Pompei, oltre le mura della città antica; precisamente, il carro è stato rinvenuto nel porticato antistante alla stalla: nel 2018 la terra vesuviana aveva restituito i resti di tre cavalli. Gli stessi del carro?  Impossibile dirlo, ma di sicuro animali d’affezione poiché gli Antichi romani non mangiavano la carne di cavallo se non in casi estremi come durante la ritirata di una legione.

E così, il Parco Archeologico e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata annunciano l’ultima scoperta: un carro da parata, probabilmente nuziale, e a far presumere ciò sono i tondelli – ancora perfettamente intatti – che mostrano scene d’amore ed erotiche.

Riemerso.

Il grande carro cerimoniale è a quattro ruote, preserva i suoi elementi in ferro, le decorazioni in bronzo e stagno – a soggetto erotico – ed i resti lignei mineralizzati.

Il reperto trova confronti con alcuni veicoli per il trasporto, come quello della casa del Menandro o i due carri rinvenuti a Villa Arianna negli anni passati, ma questa volta, assicurano gli esperti, la rarità è d’eccezione: si tratta probabilmente del Pilentum, impiegato per parate e processioni, il carro a cui le Vestali – uniche donne – potevano avere accesso diretto con scorta personale, carro che forse, proprio in virtù delle splendide decorazioni a tema pastorale (satiri e ninfe che fanno all’amore), potrebbe essere stato usato durante un matrimonio, per accompagnare la sposa nella sua nuova casa.

scena erotica tra satiro e ninfa

E quel matrimonio, o quella parata, se mai si celebrò, avvenne nell’agosto del 79 d.C., poche ore prima che ceneri e lapilli sommergessero il piccolo grande lussurioso mondo della mondanità mediterranea?

E quella fanciulla maritata da qualche ora appena, vide dunque spegnersi sul suo nuovo giorno quella notte eterna di fiamme?

Probabilmente non lo sapremo mai, ma il passato, soprattutto in quest’anno, dove la pandemia ci costringe all’isolamento e all’introspezione, continua, irruente, a riemergere e, che lo vogliamo o no, dobbiamo accettare la nostra storia e voltarci, continuamente, indietro. Proprio per non perderci.