È la domanda che si pone l’avv. Rosa Cappa, già procuratrice federale, che oggi si lancia in politica quale candidata PLR al Consiglio comunale di Lugano. Non tocca a noi rispondere e non lo faremo. Può essere un tema di riflessione.

Nell’intervista, impegnativa, si toccano alcuni dei punti di fondamentale interesse per la Città: il futuro della piazza finanziaria, il Polo sportivo, l’aeroporto. E non mancano considerazioni sulla magistratura, si parla anche della “telenovela” (termine mio) dei procuratori.

Vale la pena di conoscere il pensiero della candidata. Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria Lei è luganese d’adozione. Come vede Lugano, questa piccola città di provincia, socialmente, culturalmente, economicamente, politicamente?

Rosa Cappa Non definirei Lugano una piccola città, tutto è relativo. Io sono arrivata a Lugano in provenienza da Delémont..

Scherzi a parte, socialmente vedo Lugano come un conglomerato poliedrico, che unisce le caratteristiche di una piccola città a quelle di una città di medie dimensioni: vi convivono varie nazionalità, una grande multiculturalità e persone più e meno abbienti. La varietà è una ricchezza ma è fondamentale contenere il divario sociale. Dal profilo della sicurezza pubblica, ad esempio, è provato che la povertà ha la tendenza a concentrarsi in alcune zone e questo autoisolamento può portare alla creazione di sacche di disagio sociale pericolose. È fondamentale in questo senso prendersi cura dei quartieri a rischio, garantendo la stessa qualità dei servizi e lo stesso decoro urbano che di cui gode il centro città.

Dal punto di vista economico, penso che il futuro di Lugano dipenda da quanto si saprà coniugare il suo enorme potenziale di attrattività economica internazionale con la sua identità di somma di antichi quartieri, pregiato strumento di perpetuazione delle tradizioni. Facile a dirsi, meno facile a farsi.

Politicamente vedo Lugano come una città che vive tra antichi retaggi e palpitanti tensioni verso il nuovo. Seguirei le seconde.

Ci parli della sua esperienza quale procuratrice federale.

Ho lavorato prima a Berna e poi a Lugano su casi internazionali di crimine organizzato, di corruzione e di riciclaggio di denaro. Ho collaborato ad indagini comuni con Ministeri pubblici di tutto il mondo, (ad esempio con le Direzioni distrettuali antimafia italiane), e con istituzioni europee (come l’OLAF, Ufficio europeo per la lotta anti-frode) e americane. Ciò che mi resta di quell’esperienza è il forte senso di utilità sociale che la caratterizza e l’aver appreso che non esiste un problema così complesso che non si possa scomporre, semplificare e risolvere.

Chi l’ha convinta a candidarsi al Consiglio comunale? Trova interessante la vita della sezione?

La spinta è venuta dalla mia esperienza nella sezione PLR di Breganzona. Trovo che l’onestà di intenti di chi milita nelle sezioni di quartiere sia una caratteristica preziosa, che andrebbe conservata ed applicata alla politica fino ai livelli più alti.

Per molti anni, e fino al 2013, il PLR è stato il partito di maggioranza relativa a Lugano. Lei ha un ricordo di quei tempi?

Sì, ricordo la lungimirante propensione alla progettualità, ma anche una gestione non sufficientemente ponderata delle finanze cittadine. La prima non necessariamente presuppone la seconda.

La lista PLR per il municipio conta parecchi – molti dicono troppi – avvocati. È un atout vincente? O (malignità) una palla al piede?

Noi avvocati siamo tanti in generale, non solo in politica. Comunque, non sottovaluterei la capacità di analizzare le questioni e di argomentare in maniera logica e documentata le proprie tesi, qualità che si sviluppa facendo questo mestiere e che può essere di utilità nel governo della città, se accompagnata da una sana onestà intellettuale.

Lei è avvocato e candidata politica. Ci racconti con sue parole la tormentata vicenda dei “procuratori bocciati”. Chi ha vinto? Chi ha perso? Chi ha sbagliato? La magistratura ne ha subìto un danno?

La magistratura ha subito un danno nella misura in cui la sua immagine ne è uscita confusa e quindi certamente non ha vinto. Il Consiglio della magistratura svolge la funzione, fondamentale per uno Stato di diritto, di sorvegliare il Ministero pubblico. La politica – nelle vesti della Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio – organo che propone i nominativi per l’elezione dei Procuratori pubblici, ha di fatto sconfessato il lavoro del Consiglio della magistratura. Premesso che la situazione poteva essere gestita meglio a livello di comunicazione mediatica, questo “caso” ha fatto emergere un problema sistemico, e meglio l’insufficiente regolamentazione della sorveglianza del Parlamento sul Ministero pubblico e del controllo che il Procuratore generale esercita sui Procuratori pubblici. Un passo avanti nella direzione di una disciplina adeguata non potrà che migliorare l’operatività del Ministero pubblico e quindi garantire una tutela giurisdizionale più efficace.

A suo giudizio la magistratura ticinese – giudici, procuratori e altro – è sottodotata (in senso numerico)?

Sì, ma non solo.

Si dice spesso che il Ticino è un paese ad alto tasso di criminalità finanziaria. Lei lo conferma? Abbiamo tutte le capacità (magistrati, poliziotti, tecnici) per combatterla?

Il Ticino è una piazza finanziaria ed è naturale che vi si annidino attività finalizzate a sfruttare il sistema legale a fini illeciti. Si deve considerare che i reati economici noti all’autorità di perseguimento penale ammontano a circa il 15-20% di quelli realmente commessi sul territorio ticinese. Ciò significa che l’80-85% di tali reati resta sommerso perché non denunciato o non scoperto. Per questa ragione è persino difficile allestire delle analisi statistiche circa l’evoluzione di tale tipo di criminalità che, per la maggior parte, rimane quindi nell’oscurità. Di qui la sua particolare insidiosità.

Come vede oggi Lugano il cliente italiano che, dopo essere passato in banca, se ne andava a passeggiare in via Nassa occhieggiando le costose vetrine?

Il cliente straniero la vede come un posto in cui, invece che portare denaro (nel migliore dei casi) evaso al fisco, porta il suo denaro perché ritiene che sia gestito meglio che altrove. La piazza finanziaria ticinese deve ripartire dalle competenze professionali maturate negli anni, e tornare ad essere attrattiva grazie alla stabilità politica, sociale, finanziaria ed economica della Svizzera.

Lei è in grado di stimare la perdita subìta dalla piazza finanziaria luganese a causa della caduta del segreto bancario?

Il ridimensionamento della piazza finanziaria ticinese è la conseguenza della crisi dei subprime di fine 2006 e del cambio di rotta della politica fiscale mondiale. Secondo le stime dell’Associazione bancaria ticinese, dal 2007 ad oggi siamo passati da 75 a 42 istituti bancari e da 275 a 184 sportelli. Inoltre, a fine 2017 gli addetti delle banche in Ticino erano 5’658. In dieci anni sono andati persi oltre 2’000 impieghi. Le banche custodiscono quasi 20 miliardi di franchi di risparmi, tale ammontare a inizio secolo era di 12.8 miliardi.

Detto questo, il settore finanziario ticinese continua a rivestire una grande importanza nel quadro dell’economia cantonale, con un apporto di ca. 9.0% del valore aggiunto, in coda soltanto ad altri due settori (ossia il settore pubblico e il commercio all’ingrosso) e la gestione patrimoniale assicura il 56% ca. del valore di produzione lordo dell’intero settore finanziario cantonale. Di conseguenza, secondo me è necessario accelerare la ripresa della piazza finanziaria che, nonostante la caduta del segreto bancario, si sta osservando negli ultimi anni e fondandola sulle differenze monetarie e fiscali rispetto ai paesi di provenienza dei capitali e sfruttando i nuovi prodotti finanziari e la possibilità, che il Ticino offre, di investire su una piazza internazionale. Infine, è essenziale concentrarsi sulla gestione patrimoniale piuttosto che sui depositi di liquidità e mirare all’accesso della Svizzera al mercato dell’Unione europea.

Il tema è di viva attualità e non possiamo ignorarlo. Per il Polo sportivo c’è un progetto approvato dal municipio. Oltre alle minacce (politiche) dell’MPS ci sono esponenti di rilievo del PLR che suscitano dubbi, manifestano opposizione, propongono alternative. PSE sì o PSE no? Lei da che parte sta?

Quello che definirei “il polo della discordia” sembra essere oggetto di una guerra di religione. Dal quadro che ci viene presentato, sembra che ci sia da un lato chi comprende l’importanza dello sport per i giovani, specie nell’era Covid, (sostenitori dell’attuale progetto PSE) e dall’altro lato chi si arrocca su posizioni reazionarie e rifiuta progetti salvifici per la città (scettici verso l’attuale progetto PSE). La realtà a mio avviso è un’altra: il Polo sportivo e degli eventi è un’infrastruttura imprescindibile per una città come Lugano e gli annessi commerciali non fanno che aumentarne il valore. Tuttavia, non possono essere tralasciati elementi connaturati all’attuale progetto, quali l’aumento previsto del moltiplicatore comunale di 4-5 punti percentuali (a fronte dei 2’000 abitanti già persi da Lugano negli ultimi due anni), il rischio economico a carico del Comune degli sfitti degli immobili commerciali e abitativi (a fronte dell’attuale tasso di sfitti a Lugano di oltre il 2.5% (nel 2015 era dello 0,8%) ben superiore al tasso di sfitto strutturale ritenuto sano dell’1%), gli investimenti previsti per ca. 1 miliardo di franchi che ipotecheranno le decisioni del legislativo cittadino su futuri investimenti per i prossimi 15 – 18 anni, i 13 milioni di franchi di oneri finanziari annuali supplementari rispetto ad oggi per i prossimi 25 anni, oltre ai 3.7 milioni di franchi per spese di gestione e manutenzione dell’area.

In questo scenario, io sto dalla parte di chi si chiede perché la votazione sull’attuale progetto di PSE debba avvenire necessariamente nell’imminenza delle prossime elezioni comunali con il risultato di polarizzare (è proprio il caso di dirlo) il dibattito elettorale su un tema che è troppo importante per essere trattato in regime di urgenza. Il futuro di Lugano non può essere appeso ad un out-out.

L’altra grave questione è l’aeroporto, che ha toccato il suo punto più basso al momento della “liquidazione ordinata” di LASA (no che non è stata la pandemia). Adesso si tenta un timido rilancio su basi ragionevolmente modeste. Si cercano i privati… ma fioccano le polemiche e le contestazioni. Vorrei la sua opinione sugli obiettivi, sulla sostenibilità dell’impresa… e sul concorso!

La mia opinione è che il partenariato pubblico-privato ha un senso solo se il suo principale obiettivo è il beneficio della città (il sostantivo “politica” deriva dall’aggettivo greco πολιτικός, a sua volta derivato dal sostantivo πόλις = città).

Ci sono alcune cose che vanno tenute d’occhio della procedura in corso per l’assegnazione del progetto che dovrebbe fare dell’aeroporto, grazie ad una struttura sostenibile, un vettore di sviluppo e di innovazione per il territorio. Il Municipio ha costituto un gruppo di lavoro formato da tecnici e politici, che ha redatto un rapporto depositato il 25 gennaio 2021 e firmato anche dal Municipale Michele Foletti. Secondo i tecnici nominati dal Municipio, la cordata Amici dell’aeroporto ha presentato un progetto estremamente chiaro, pragmatico e concreto, sostenibile e durevole anche sotto il profilo ambientale e paesaggistico considerato che i progetti immobiliari sono asserviti esclusivamente al consolidamento e allo sviluppo dell’azienda aeroportuale; il business plan è definito realistico e bilanciato. La cordata Marending-Artioli & Partners, invece, sarebbe debole sotto il profilo dell’assetto contrattuale e societario e avrebbe una componente immobiliare preponderante rispetto a quella aviatoria e della gestione aeroportuale.

In presenza di così chiare indicazioni, quale ragione potrebbe portare il Municipio di Lugano a scegliere la cordata sfavorita dal gruppo di tecnici nominato dallo stesso Municipio? Certamente non la politica, intesa nel senso autentico di amministrazione della cosa pubblica a beneficio della città.

Quale liberale – oggi o nei prossimi 5 anni – potrebbe prendere il posto del sindaco Giudici? Nota bene. È ammessa anche la risposta “nessuno”.

Secondo me ce n’è più d’uno o d’una all’altezza del compito, compreso chi sicuramente non l’assumerà perché nel frattempo si è ritirato dalla gara.

L’on. Natalia Ferrara sarebbe stata la miglior scelta per la presidenza del partito?

Sarebbe stata la scelta più progressista. Il Presidente eletto ha comunque delle qualità. Lasciamolo lavorare e fra quattro anni lo giudicheremo in base ai fatti.

Esclusiva di Ticinolive